27.2.12

Atto di fede (S.L.L.)

Son passati otto giorni dal nuovo colpo che si è abbattuto su mia madre. L’oscuro interno nemico che gli ha tolto l’uso di un braccio e di una mano e l’ha fortemente menomato nei movimenti, a un anno di distanza, ha voluto mostrare la sua presenza e potenza. Sembra che stavolta non abbia fatto danni né al cuore né al cervello: con fatica la mia coraggiosa mamma riprende la sua battaglia. Ma io ho avuto tanta paura.
Il giorno della paura, dopo i primi soccorsi, l’hanno portata in cardiologia. Mi hanno fatto entrare nel reparto, anche per dare ai medici referti e informazioni, ma stavo in un’anticamera, nell’angoscia, perché non davano notizie. L’avevo visto roteare gli occhi, perdere i sensi, per un po’ anche il respiro. Temevo che se ne andasse o che nuove menomazioni le rendessero più dura l’esistenza.
Accasciato stavo lì sulla sedia e, come mi accade, tenevo le mani giunte. Una signora di passaggio che, dalla deferenza con cui chiedeva, mi è sembrata di chiesa, mi fa: “Sta pregando?”. Le rispondo: “No, ma forse lo farò”.
Non ho avuto il tempo di farlo: un movimento nel corridoio ha richiamato la mia attenzione. Sono corso all’angolo: era proprio lei sulla lettiga. Saluto con la mano e lei mi risponde con l’unica mano valida, addirittura mandandomi un bacio.
Quando le ho raccontato la storia ha commentato: “Hai visto? Anche tu in fondo credi in Dio. A lui è bastata la sola intenzione di pregarlo e tu sei stato esaudito”. Le rispondo: “Calma. Nessun miracolo: tu la mano la muovevi da tempo, ero io che non lo sapevo. E non credo a nessun dio. Sono un uomo, fragile come gli uomini, e nel momento della paura mi attacco a tutto. Posso perfino pregare, ma non significa nulla”.

1 commento:

Falilulela ha detto...

Sono un uomo, fragile come gli uomini... posso perfino pregare, ma... Ma non credere: se non nella forza della razionalità, delle emozioni, degli ideali. Ti capisco. Saluta da parte mia la tua coraggiosa mamma e a te un abbraccio affettuoso.

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