10.2.12

"Una coppia normale". Laura Betti parla del suo amore con Pasolini.

Del rapporto intenso e duraturo che legò Pier Paolo Pasolini e Laura Betti l'attrice e cantante diede testimonianza subito dopo l'assassinio del poeta su "Panorama". Le sue parole sono così animate dalla forza d'amore e da un odio implacabile verso il pregiudizio e l'ingiustizia che riescono a conservare la loro femminile potenza e fecondità anche a distanza di molti anni. (S.L.L.) 
Ho conosciuto Pier Paolo nel '57. Ci siamo subito fidanzati, poi sposati. Io sostenevo che sarei poi diventata il bastone della sua vecchiaia e — data la mia tendenza ai chili in più — lui sosteneva che sarei diventata la «palla» della sua vecchiaia.
Avevamo poche cose in comune: una disperata vitalità e una canzone dal titolo Amado mio che aveva cantato Rita Hayworth in Gilda. E un'altra cosa avevamo in comune: la disubbidienza.
Eravamo una coppia tipica con i regolari problemi del ruolo.
Io mi ero assunta - come tutte le donne - un compito duro, pesante, quasi impossibile. Lo facevo ridere. Non sapeva ridere quando l'ho conosciuto. Teneva le labbra sottili sbarrate, chiuse. Era un uomo braccato, respinto, schedato dalle destre e dalle sinistre come «diverso». Era un uomo assetato d'amore. Farlo ridere non era dunque facile anche perché non c'era nulla da ridere. Il nero fascismo del «nuovo fascismo» era tutt'intorno a noi, alla nostra pazza isola di sole, di colori, di sapori; un'isola resa superba dalla poesia sparsa ovunque, a piene mani.
Una coppia tipica. E se lo dico è per disubbidire a chi ha deciso che una coppia tipica non possa essere anche insolita. Lo dico per disubbidire a chiunque scheda gli omosessuali, le donne, gli handicappati stabilendo una volta per tutte che deve esistere una normalità, «quella normalità», non tre, mille normalità. Una. Approvata dall'alto, da chi sa in che modo si deve allevare l'individuo di comodo; l'individuo lobotomizzato a cui nascondere qualsiasi stimolo rivelatore di mondi cosiddetti proibiti quali, per esempio, un'unica sessualità con mille sublimi ramificazioni più o meno selvagge (e beati coloro che si guadagnano il più che comprende tutto quanto offre la vita).

da «Panorama», 8 novembre 1977

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