Nella primavera del 1935, a 27 anni, Cesare Pavese venne arrestato per attività antifasciste, insieme all'editore Giulio Einaudi e ad altri redattori e collaboratori della rivista letteraria "La Cultura", di cui il giovane poeta era stato anche direttore. Venne in un primo tempo associato alle Nuove di Torino, successivamente trasferito al "Regina Coeli" di Roma per essere giudicato dal Tribunale Speciale. Fu condannato a tre anni di confino ai primi d'agosto e a Brancaleone Calabro, la località di destinazione, venne trasferito in manette. La lettera ironica e amara che inviò alla sorella e che qui riprendo dà conto di questo trasferimento e del difficile ambientamento. Il confino fu successivamente ridotto a un solo anno. (S.L.L.)
Una foto giovanile di Cesare Pavese |
Alla sorella Maria, Torino.
Brancaleone, 9 agosto [1935]
Cara Maria,
sono arrivato a Brancaleone domenica 4 nel pomeriggio. Tutta la ciitadinanza a spasso davanti alla stazione pareva aspettare il criminale che, munito di manette, tra due carabinieri, scendeva con passo fermo, diretto al Municipio.
Il viaggio di due giorni, con le manette e la valigia, è stato una impresa di alto turismo. Ormai il nome della famiglia è irrimediabilmente compromesso. Le stazioni di Napoli e di Roma le ho attraversate nel momento di maggior traffico e bisognava vedere come la gente faceva largo al sinistro terzetto.
A Roma, una bambina che va ai bagni, chiede al padre: «Papà, perché nelle manette non fanno passare la corrente elettrica?».
A Napoli non è mancata nemmeno la caduta sotto la croce, sotto forma di uno stramazzone - manette, valigia e tutto — preso su una scalinata del cortile delle carceri. Allora un cireneo si è occupato della valigia.
A Salerno, cambiamento di vagone con spettacolo educativo ai ragazzini di passaggio. Passato ch'era buio a Paestum, e quindi nemmeno la soddisfazione di vedere i templi greci. A Sapri, pernottamento senza la spigolatrice. Altri cambiamenti di treno, a Sant'Eufemia e a Catanzaro. Un divertimento.
Qui ho trovato una grande accoglienza. Brave persone, abituate a peggio, cercano in tutti i modi di tenermi buono e caro. Ti farà certamente piacere sentire che, siccome risulto in grado di mantenermi, il Ministero ha deciso di non passarmi sussidio di sorta. Farò il solito ricorso col solito risultato.
Qui, sono l'unico confinato. Che qui siano sporchi è una leggenda. Sono cotti dal sole. Le donne si pettinano in strada, ma viceversa tutti fanno il bagno. Ci sono molti maiali, e le anfore si portano in bilico sulla testa. Imparerò anch'io e un giorno mi guadagnerò la vita nei varietà di Torino.
La grappa non sanno cosa sia. Se me ne mandate qualche ventina di bottiglie, io penserei a berle (DICO SUL SERIO). Ho ricevuto i denari e temo forte che, se il Ministero non cambia opinione sui miei mezzi, due volte al mese ve ne chiederò altrettanti. Aspetto sempre la cassa coi libri.
Ho affittato una camera con letto per 45 L., ma tutti i giorni c'è una spesa nuova, e la luce e il catino e lo spirito e lo zucchero ecc. Mi faccio io da mangiare, cioè mangio roba fredda. È brutto metter su famiglia, senza la famiglia.
La spiaggia è sul Mar Jonio, che somiglia a tutti gli altri e vale quasi il Po.
Ho ricevuto una quantità di cartoline arretrate.
Insomma, non chiedo che libri, soldi e saluti dalle amicizie.
Ciau Cesare
P. S. LIBRI MIEI DA MANDARMI.
I due volumi delle Commedie di Molière (gialli, francesi). I due voll. Il Libro della Giungla, Il Secondo Libro della Giungla di R. Kipling (il primo ha copertina a colori coi lupi e un bambino — il secondo id. col serpente e un giovanotto). I due voll. dei Plays by Ben Jonson (rilegati oliva e oro, inglesi). Poi, tra le grammatiche, i due voll. del Rocci, Grammatica Greca e Esercizi Greci. Poi un volume Nozari (?) Il dialetto omerico. E finalmente, il Vocabolario italiano-greco, verde, rilegato. Ancora: Forme verbali greche del Pechenino.
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