12.6.13

Marx e Darwin. “Sono un vostro sincero ammiratore” (Aldo Natoli)


Darwin in un disegno dell'Ottocento
Da uno speciale di “Repubblica” riprendo un articolo del nostro compagno Aldo Natoli che – oltre a fare il punto sui rapporti diretti tra Marx e Darwin – sgombra il campo da alcuni equivoci accumulatisi nella storia del socialismo europeo. (S.L.L.)
Marx in una caricatura del Novecento

Che Marx sia stato un seguace convinto delle idee di Darwin, che «il socialismo marxista non sia (stato) che il complemento pratico e fecondo, nella vita sociale, della moderna rivoluzione scientifica darwiniana» e di questa perfino «una filiazione diretta», fu leggenda creata dal movimento scientista e positivista degli ultimi venticinque anni del secolo scorso e, in Italia, particolarmente da Enrico Ferri, dalla cui opera Socialismo e scienza positiva. Darwin, Spencer, Marx (1894) ho citato le frasi messe sopra fra virgolette. Certo, a dare un fondamento «scientifico» alla leggenda contribuirono non poco sia l'amico di tutta la vita, Federico Engels, sia il discepolo di questo, Karl Kautsky, ai quali, se pure in diversa misura, deve farsi risalire quell'«inquinamento» del pensiero di Marx che svolgerà un ruolo fondamentale nei marxismi successivi della Seconda e della Terza Internazionale, e che dura imperterrito fino ai nostri giorni.
Tanto dure a morire sono le risonanze lontane di quel gemellaggio fra l'opera di Darwin e quella di Marx, cui così efficacemente doveva contribuire lo stesso Engels nella sua orazione in morte dell'amico al cimitero di Highgate, quando affermò che Marx era stato «lo scopritore della legge fondamentale che regola il corso e lo sviluppo della società umana», esattamente come Darwin, che aveva scoperto «la legge di sviluppo della natura organica sul nostro pianeta». Di questa analogia, oratoriamente efficace, fu fatto disgraziatamente un uso che non doveva giovare né al pensiero di Marx, né alle scienze naturali.
Cerchiamo dunque di vedere come storicamente si collochi l’interesse di Marx per l'opera scientifica di Darwin, come pure il rapporto fra i due.
Evitiamo anzitutto di caricare di oscuri significati suggestivi la mera coincidenza della comparsa contemporanea nell'anno 1859 della Origine delle specie e della Critica dell'economia politica. Poco dopo (lettera del 12 dicembre '59) Marx veniva sollecitato da Engels alla lettura dell'opera di Darwin. Il tono è entusiasta: «stupendo ... la teleologia sgominata ... tentativo grandioso per dimostrare uno sviluppo storico nella natura».
Marx ci metterà un anno prima di decidersi a leggere Darwin, «fra l'altro». Naturalmente non gli sfugge «che il libro contiene i fondamenti storico-naturali del nostro di modo vedere» (lettera del 19 dicembre 1860). Però, nel complesso, e pur accentuando la critica al «goffo» metodo inglese, ne dà una valutazione più sobria e stringata, che precisa ulteriormente in una lettera a Lassalle del gennaio successivo (1861). E' rimasto fortemente colpito dalla scoperta di processi evolutivi nell'ambito della natura, conferma di ipotesi già in circolazione nella cultura scientifica del tempo; ipotesi che lui stesso solo qualche anno prima (1857) aveva adombrato nell'indicare una possibile analogia fra i processi di sviluppo della società e quelli fra le specie naturali: «L'anatomia dell'uomo», aveva scritto, «è una chiave per l'anatomia della scimmia». Giustamente ha notato Valentino Gerratana come in questa affermazione non si possa ravvisare alcun accenno finalistico; infatti «solo a posteriori può essere compreso lo sviluppo superiore di una precedente forma meno evoluta», negando così «ogni disegno preordinato della natura».
Il vivo interesse di Marx alla prima lettura di Darwin è dunque tanto più comprensibile in quanto egli deve avere avvertito di essersi imbattuto nella dimostrazione scientifica di precedenti sue intuizioni circa la storicità del rapporto fra l'uomo e la natura. Tuttavia Marx non giungerà mai ad esprimere un giudizio favorevole motivato nell'insieme sull'opera di Darwin.
Anzitutto le sue valutazioni e i suoi richiami saranno sempre ben delimitati e circoscritti a questioni particolari. Per esempio nella nota alla IV sezione del I libro del Capitale, quando noterà ancora una analogia fra l'evoluzione della tecnologia industriale nella filatura e le osservazioni di Darwin sulla «tecnologia naturale», cioè sulla formazione degli organi vegetali e animali come strumenti di «produzione della vita». Ma ciò che qui sembra essenziale è la preoccupazione di Marx di far seguire tale analogia da un avvertimento (chissà quanto presago?) a non dedurre da essa un «materialismo astrattamente modellato sulle scienze naturali, che esclude il processo storico». Questo avvertimento, come è noto, rimase largamente sconosciuto e, comunque, inascoltato. In particolare da parte dei «goffi», anche se non tutti inglesi, progenitori del cosiddetto «darwinismo sociale».
D'altro canto, Marx non si impegnò mai (come invece farà Engels), nello studio approfondito delle scienze naturali, e nemmeno delle stesse opere di Darwin. Continuerà a leggerle, è vero; ma sarà piuttosto uno sfogo alla sua inesauribile curiosità intellettuale, mentre si andranno sempre più precisando in lui taluni elementi di critica alla interpretazione che lo stesso Darwin provava a dare dei risultati empirici delle proprie ricerche. Interessantissima è per questi due aspetti la lettera a Engels del 18 giugno 1862: «Mi diverto con Darwin», scrive, «al quale ho dato di nuovo un'occhiata». Le due notazioni dicono efficacemente la distanza alla quale Marx ha già posto il suo oggetto.
Di più, ciò che adesso particolarmente lo interessa è la pretesa di Darwin di «applicare la teoria di Malthus anche alle piante e agli animali». In realtà, dice Marx, Darwin non fa altro che trasferire al regno animale le contraddizioni della società inglese e il bellum omnium contro omnes di Hobbes. Severo giudizio sulla capacità dello stesso Darwin di dare una spiegazione razionale, cioè scientifica, delle proprie scoperte.
Fra Marx e Darwin intercorsero limitati rapporti personali; anzi, come da qualche anno è stato accertato, più limitati di quanto non sia stato tendenziosamente tramandato. Nel 1873 Marx inviò in omaggio ai Darwin la seconda edizione, allora uscita, del II volume del Capitale. La dedica autografa diceva: «Al signor Charles Darwin da parte del suo sincero ammiratore Karl Marx». Darwin rispose con un biglietto di ringraziamento cortese e sottolineò (fu solo un caso?) non solo la propria ignoranza in fatto di economia politica, ma la diversità dei campi di studio nei quali lui e il suo interlocutore erano impegnati. La corrispondenza non ebbe seguito.
Senonché dopo la morte di Engels, fra le carte di Marx fu trovata una lettera di Darwin (1880) il quale declinava, sempre cortesemente, l'offerta che gli venisse dedicata un'opera di imminente pubblicazione.  Questa lettera, senza indicazione del destinatario, è servita per molti anni ad accreditare la versione che Marx avrebbe avuto l'intenzione di dedicare a Darwin il II volume del Capitale. Solo recentemente è stato esaurientemente dimostrato che la lettera era indirizzata a Edward Aveling, compagno di Eleanor Marx, il quale effettivamente aveva chiesto a Darwin di consentire a che gli venisse dedicato un suo volumetto di volgarizzazione dell'opera darwiniana, pubblicato a cura di una associazione di liberi pensatori. Ma l'interessato non consentì, non volendo in nessun modo essere coinvolto in «attacchi contro la religione». Ciò era del tutto coerente con il suo professato agnosticismo; ma forse aiuta a comprendere meglio l'evasiva cortesia con cui aveva lasciato cadere il gesto gentile compiuto dal radicale Marx nel 1873.

“la Repubblica”, 31 gennaio 1982

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