1.11.10

Dove sono finite le scritte oscene (Marco Belpoliti)

Non ci sono più negli ascensori e nelle toelette dei bar, quasi scomparse nei gabinetti delle università e nelle ritirate dei treni. Le scritte oscene, che un tempo riempivano i luoghi appartati, là dove era possibile scrivere senza essere visti, non ci sono più.
Questo tipo di scrittura semipubblica ha avuto nel corso degli anni una propria evoluzione: dal graffito, e dal disegno, alla scritta sempre più corretta e articolata, seguendo il crescente processo di alfabetizzazione della popolazione italiana. Scritte contro qualcuno o qualcosa, che diffamavano donne o uomini, che invocavano prestazioni sessuali, oppure le mimavano con disegni semi-infantili, sino a quando non è comparso il cellulare; allora i muri si sono coperti di numeri di telefono, e si è passati dalla richiesta all’offerta - probabilmente falsa, ma con numero vero -, in cui la «cosa» oscena è accompagnata da un numero personale, come se la possibilità di indicare quel recapito preciso, mettesse in moto una proprietà transitiva dell’oscenità. Anche se i dizionari etimologici non registrano l’origine della parola «osceno» - è ignoto secondo il DELI di Cortellazzo e Zolli edito da Zanichelli -, il termine indicherebbe ciò che sta «fuori dalla scena».
L’oscenità scritta nel luogo chiuso, protetto, si riferisce così a un’altra scena, che si è svolta, o almeno dovrebbe svolgersi, altrove. Jean Baudrillard sostiene che l’osceno appartiene all’ordine della rappresentazione e non del sesso, aggiungendo che la pornografia, per il fatto che vuole essere «sesso», e non una «rappresentazione», non è per nulla oscena. Un paradosso? Forse, ma è certo che i graffiti e le scritte nei cessi pubblici costituiscono un elemento rappresentativo, e non certo un’effettiva pratica sessuale. Ma dove sono finite le scritte oscene? Nel web, provate là dove la pornografia impazza. È come se l’energia libidica, l’aggressività e la provocazione, che sono implicite nella pratica scrittoria, attuata mediante pennarelli, biro, matite o chiavi, fosse migrata nei blog, nei siti minori, là dove l’invettiva, l’insulto e l’indecenza oggi si sfogano con forza e continuità. L’osceno è diventato dunque immateriale? No, perché, come ci avvisano gli esperti, in Internet niente si cancella con facilità; anzi, spesso persiste per sempre. Mentre nelle toelette si può passare una mano di vernice, e via.

Da "La Stampa" - 1 febbraio 2010

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