6.12.12

Trafigura - Costa d'Avorio. Una verità tossica (Marina Forti)

Nella rubrica “terraterra” il 24 agosto 2011 “il manifesto” pubblicava l’articolo che qui “posto”. L’articolo riassume i termini di una vicenda emblematica: una multinazionale che riempie illegalmente un paese povero dell’Africa di rifiuti tossici, le conseguenze sulla salute e le proteste delle popolazioni, l’accordo della multinazionale con il governo del paese in questione per un risarcimento, in verità assai limitato, per di più mai arrivato ai danneggiati, ma incamerato da uno strano comitato di probabile emanazione governativa.
Dopo un anno e più ci sono alcune novità che tuttavia non cambiano la sostanza: un tribunale di Amsterdam ha deciso di perseguire il presidente della multinazionale Trafigura, Claude Dauphin, il presidente del paese africano, la Costa d’Avorio ha silurato un ministro, tale Adama Bitogo, accusato di aver stornato parte dei risarcimenti, ma tutto è ancora molto vischioso. Chi volesse di più può consultare in francese un documento di Amnesty International del 25 settembre 2012 (titolo in italiano Una verità tossica) al link che segue. Da lì sarà possibile consultare, se si preferisce, anche la versione inglese. (S.L.L.)

Chi ha intascato il denaro versato dal gruppo Trafigura al governo della Costa d'Avorio come risarcimento per aver scaricato centinaia di tonnellate di rifiuti tossici nei sobborghi di Abidjan? E' Amnesty International a chiederlo: la multinazionale con sede in Olanda, ha versato in tutto 260 milioni di dollari al governo ivoriano: «Ma di gran parte di quel denaro si è persa traccia, mentre migliaia di vittime non hanno ricevuto proprio nulla», afferma un comunicato dell'organizzazione internazionale per i diritti umani.
Il caso Trafigura aveva fatto scandalo, anni fa. Era cominciato nell'agosto del 2006, quando diversi sobborghi di Abidjan hanno visto arrivare camion e camion che scaricavano rifiuti su terreni in abbandono accanto alle case. Robaccia puzzolente che aveva tolto il fiato e messo in allarme gli abitanti: molti avevano accusato malesseri, centinaia di persone avevano cercato cure negli ospedali. Erano scoppiate rivolte. E' risultato che i rifiuti tossici erano arrivati dall'Olanda a bordo di una nave, la Probo Koala, affittata dalla Trafigura: circa 500 tonnellate di roba. Bisogna pur capire: in prima istanza il serissimo gruppo Trafigura aveva mandato il carico tossico a Amsterdam per uno smaltimento secondo le norme, ma poi è risultato che gli sarebbe costato circa 1.000 euro la tonnellata: moltiplocate per 500. così i dirigenti aziendali hanno giudicato più opportuno mandare il carico altrove, e scaricarlo nel primo porto che l'avesse accettato. A Abidjan una ditta locale ha accettato di smaltire il carico - scaricandolo in diversi sobborghi. Ma non aveva immaginato la reazione: centinaia di persone infuriate, con mascherine sulla faccia, hanno fatto barricate e occupato le strade, accusando la ditta importatrice di svendere la salute pubblica per avidità di soldi. Per inciso, l'export e import di rifiuti tossici è vietato da un trattato internazionale sui movimenti transfrontalieri di sostenze tossiche e nocive. Secondo le Nazioni unite, la dispersione dei rifiuti mandati da Trafigura ha causato la morte di 16 persone, e centomila hanno avuto bisogno di cure mediche. Allora lo scandalo aveva portato addirittura alla caduta del governo di unità nazionale, accusato di aver reagito con lentezza.
Nel febbraio del 2007 Trafigura ha raggiunto un accomodamento con il governo ivoriano, accettando di pagare 195 milioni di dollari per coprire i risarcimenti e il costo della bonifica. Il governo ha allora stilato una lista di 95 mila vittime con diritto a risarcimento. Il fatto è che «il processo di distribuzione dei risarcimenti non è mai stato portato a termine», spiega ora Amnesty. Nell'aprile del 2008 la multinazionale olandese ha fatto un secondo pagamenti di 20 milioni di dollari, versati sempre al governo ivoliano, come saldo e per i costi addizionali della bonifica (che però mesi dopo non era neppure cominciata).
L'anno successivo, settembre 2009, Trafigura ha dovuto affrontare un processo in Gran Bretagna, dove circa 30mila cittadini ivoriani avevano intentato una causa collettiva per il danno personale subito in seguito al dumping di rifiuti tossici: anche questo si è concluso con un accordo extragiudiziario in cui l'azienda ha pagato altri 45 milioni di dollari. Solo che poi un tribunale ivoriano ha affidato la distribuzione dei compensi a un gruppo fittizio che si è preteso rappresentante delle vittime (Coordination nationale des victimes des déchet toxiques en Côte d'Ivoire), e lo studio legale britannico che aveva rappresentato le vittime ha dovuto obbligatoriamente trasferire i fondi a quel gruppo. Ora è quello studio legale a denunciare che almeno 6.000 persone aspettano ancora il loro risarcimento - ovvero, il gruppo fittizio ha intascato milioni di dollari sottraendolo a migliaia di persone che finora non hanno ricevuto risarcimento né giustizia. Ma è responsabilità del governo ivoriano, dice Amnesty international, garantire che le vittime della Trafigura ricevano ciò che gli spetta. (M.F.)

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