15.2.13

Bette Davis. La cattiva (di Myriam Mantegazza)

La cattiveria è uno stato dello spirito e una dote naturale o il frutto di un lungo apprendistato e di una sapiente recitazione? E questa la domanda che si pone lo spettatore di fronte alle numerose, sublimi dimostrazioni di perfidia di cui Bette Davis è stata capace nella sua lunga carriera, troppo credibili per essere «finte».
Oltre che come cattiva dello schermo, l'attrice, soprannominata «la diva agra» e «la bisbetica indomata», è passata alla storia come rissosa attaccabrighe e incubo dei produttori: prova ne siano lo scontro in tribunale con la Warner nel 1936 e il clima di permanente belligeranza da lei instaurato per ottenere parti migliori.
Quanto alla sua vita privata, dopo quattro matrimoni falliti l'attrice ha detto di sé: «Ho avuto una figlia meravigliosa da uno di quei terribili matrimoni».
Dal canto suo la meravigliosa «figlioletta», Barbara Davis Sherry in Hyman, ha provveduto a pubblicare nel 1985 un'impietosa biografia della madre dal titolo My mother's keeper («La custode di mia madre»), in cui ha tracciato il quadro di una genitrice egoista, alcolizzata, isterica. In una parola: cattiva.
Con questo gesto, quanto a malvagità si è dimostrata all'altezza della madre, la quale, a completare lo scambio di carinerie, per tutta risposta non le ha lasciato neanche un centesimo di eredità.

Da Bette Davis, n. 18 della serie di volumetti “Ciackintasca”, supplemento a “Ciack”, novembre 1990, Silvio Berlusconi Editore.

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