16.2.13

Trasporto pubblico a Perugia. Forse è meglio licenziare (S.L.L.)

Perugia
A Fontivegge, davanti alla Coop, gli autisti dei bus urbani ex APM ora (ma fino a quando?) Umbria Mobilità si danno il cambio e trovano anche l’occasione per scambiare due chiacchiere.
Oggi due di loro ragionavano di pensionamenti imminenti (credo che dicessero del “personale di navigazione”, ma non sono sicuro). Uno dei due, cinquantino per lo meno, era fuori di sé, denunciava che la direzione dell’azienda, non procedendo al turn over, massacra i conducenti: “Gli uffici straboccano di impiegati, non sanno più dove metterli! Io il turno di 24 su 24 non lo faccio”.
Credo che mettesse il dito sulla piaga, non solo in quell'azienda, ma in quasi tutto il comparto pubblico o semipubblico, spesso legato alle amministrazioni locali. Nella crisi, infatti, l’attuale corrotto sistema politico-amministrativo tende a distinguere tra figli e figliastri; e talora lo fa usando argomenti, che a prima vista appaiono coerenti con un principio di socialità.
“Io non licenzio nessuno” – dice il dirigente - “mi limito a non sostituire quelli che vanno in pensione”. Ma la dichiarata buona intenzione si scontra con la pratica, ormai decennale, di imboscare in posti dove si fatica poco o punto i protetti dei sindaci, degli assessori e dei sedicenti manager, anch'essi politicanti. A tutti costoro si sono aggiunti – con l’andar del tempo – anche i protetti del sindacato.
In queste situazioni, purtroppo frequenti, la scelta di “non licenziare”, il limitarsi a “non assumere” diventa la conferma di un'ingiustizia che produce spreco e inefficienza.
Forse, quando si procede a tagli nei servizi pubblici, se si vuole evitare il licenziamento dei "protetti",  andrebbero introdotti criteri di mobilità interna che consentano di passare dall’imboscamento al lavoro, senza conservare privilegi. Forse anche tra i sindacati del pubblico impiego allargato alla generica tutela dei dipendenti, quale che sia la loro mansione, andrebbe sostituita una specifica attenzione ai lavoratori che più faticano, che in genere sono anche quelli che garantiscono i servizi.

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