3.2.18

Epistolari. Il carteggio Gorkij – Pasternak e la musica vitale delle contraddizioni (Vittorio Strada)

Chi volesse provare le sue forze di storico letterario affrontando l'opera di Maksim Gorkij, dovrebbe fare un sforzo massimo di sintesi e organizzare secondo congrue categorie storico-sistematiche un materiale che sembra - inesauribile. Inquieta e affascina il ricercatore non solo il diapason assai ampio del destino letterario e umano dello scrittore, non solo quei suo quasi mezzo secolo d'attività e vita, ma la qualità della sua epoca, la materia storica dentro la quale si stampa la traiettoria del suo moto lungo, variato.
Tolstoj, il decadentismo, la Rivoluzione, i variegati Anni Venti, l'edificazione del socialismo, il “culto della personalità”. Se c’è uno scrittore del nostro secolo che abbia avuto, non in un senso metaforico, una missione da compiere, è proprio Gorkij. Gorkij è uno dei pochi scrittori moderni che abbia posseduto un destino storico: e parlare di Gorkij significa infinitamente di più che fare una semplice indagine letteraria: stabilire le ascendenze, i cicli creativi, la gerarchia delle opere ecc. Significa precisamente trovare la chiave dell'evoluzione, della rivoluzione anzi, di un pezzo essenziale d'umanità in una sua fase essenziale. Significa, impegnare e impegnarsi tutto in un giudizio su un tempo che ancora dura.
Questa opinione trae nuovo alimento per rafforzarsi da un libro che l'Accademia delle Scienze. dell'URSS ha or ora pubblicato: il carteggio inedito di Gorkij con gli scrittori sovietici. Sono più di settecento pagine di nuove lettere cbe s'aggiungono a quelle già note, e non esauriscono, per altro. un'auspicabile ma forse prematura edizione integrale La lettura di questo libro, che, confesso, non ho ultimato di percorrere, se sveglia l'interesse di chiunque abbia un poco d'inclinazione per la letteratura russa moderna, è una miniera di letizianti notizie per chi all'inclinazione associ il vizio dell'indagine erudita; allora anche certe note alle lettere, certe date parlano e dicono molto. Ma non si sgomenti il lettore: non intendiamo propinargli una specialistica recensione del volume; nel qual caso dovremmo far notare che purtroppo, a volte, quando il discorso si fa attraente, certi benedetti puntini redazionali ti lasciano con un palmo di naso e bravo chi indovina quei che scrivevano Gorkij e i suoi corrispondenti in quel punto. Ma queste sono ineziucce, e il libro c'è, è lì, ben importante, ben allettevole. E non sai da che parte cominciare a leggerlo; e a parlarne.
Guardate il carteggio tra Gorkij e Gladkov ad eserhpio Gladkov. Scrittore - realista so-ciallsta - ante litteram e non privo di interesse, autore di opere come Cemento e Energia è traboccante d'ammirazione, che dico?, di devozione per Gorkij e gli esprime toccantissimi sentimenti, e vorrebbe tanto dedicargli un suo libro. Il carteggio prosegue per anni, fitto fitto dalla parte di Gladkov, rado rado dalla parte di Gorkij. E le risposte di Gorkij sono, soprattutto verso la fine, freddine e stentatucce e addirittura sarcastiche, e dure nel criticare lo scrittore. E per più lettere torna insistente un'invocazione di Gladkov: che Gorkij gli mandi una sua fotografia. La fotografia non arriva, Gladkov insiste, scongiura, poi sembra che il ritratto sia stato spedito, smarrito. Ingomma una vicenda assai patetica e commovente, se, come tutti gli innamorati infelici e non rassegnati, il povero Gladkov non finisse per diventarci un po' antipatico.
Abbiamo parlato di questa parte del carteggio, che non è la più importante, anche se illumina certi aspetti dello sviluppo letterario sovietico, per far intendere al lettore il significato umano che queste lettere, oltre tutti gli altri, posseggono, gli improvvisi scorci di realtà intima che esse spalancano.
Ma tra tante ghiotte primizie, primizie di trent'anni fa ma per noi freschissime, la più ghiotta forse (ripeto, non ho finito di leggere il tomone) è costituita dal carteggio tra Gorkij e Pasternak. Sono lettere assai belle in sé, oltre ogni interesse serio o petulante per il loro contenuto, e vivono tutte dell'autentica considerazione reciproca di questi due uomini grandi e diversi. Può parere paradossale, ma l'autore della Madre scrisse una prefazione, nel '26, per L'infanzia di Luvers di Pasternak (la prefazione è pubblicata nel volume della Accademia delle scienze). E Pasternak in una lettera espone alcune felicissime impressioni della lettura di parte del Klim Samgin. Ma al di là della molta stima, al di là della altezza spirituale della zona dove avviene il loro incontro, Gorkij e Pasternak non si riconoscono: erano due destini diversi che la Storia doveva giocare con indeprecabile mossa in tempi e con fini diversi, in una partita, per altro, dove i conti non sono ancora tornati. Talché non è ingiusto prevedere che con tutte le portentose loro differenze le opere dei due scrittori si troveranno accanto, amiche-nemiche a testimoniare sovranamente le antinomie di un'epoca lacerata che furiosamente agogna un'unità.
Scriveva Pasternak nell'aprile del '28 - in prossimità del sessantesimo compleanno di Gorkij: “Io sono ad alcune migliaia di verste da lei. Io posso pensare e ripensare. Io posso scrivere una parola e cancellarla. Proprio così : voglio farle gli auguri, adagio adagio, in una innaturale meditazione, con una scelta lenta dei pronostici e degli auspici. Essi fluiscono tutti in uno. Esso è già da tempo pronto Ma come chiamarlo? Ecco. Le auguro che il prodigio che è successo alla nostra patria riesca con la massima celerità a volgersi con la sua particolare, da tanto tempo meritata, prodigiosa sfaccettatura a lei personalmente. Che l'enorme, nero lavora caricato in Russia sullo scrittore, quando esso è grande col cuore e il patriottismo verace, sia fatto per lei dal pensatore, dallo storico, dal pubblicista russo contemporaneo. Che la barbara missione del lavoro per tutti sia tolta a lei e lei possa dare libertà alla propria impeccabile immaginazione, dispensato dalla necessità di correggere .gli errori altrui. Ecco in allusione, il mio profondissimo augurio”.
Non si troveranno forse parole più alte a rendere la grandezza dell'incomprensione di Pasternak e la grandezza sua e di Gorkij. Di fronte a pagine siffatte della nostra storia ognuno di noi s'infiamma di supremi problemi e, anche se presume di discernere un barlume di verità, lascia palpitare il fuoco vitale, la musica aspra delle contraddizioni.


“l'Unità”, 10 agosto, 1963

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