6.2.18

Luciana Castellina. La “pariolina” che incontrò il comunismo e continua a scavare (Paola Décina Lombardi)

Privilegiata più per l’appartenenza a una famiglia triestina laica, anticonformista, mezza ebraica e di cultura mitteleuropea, che per abbondanza di risorse, avrebbe potuto restare «stupida... ancorata al ghetto di provenienza». La curiosità per una realtà che stava rapidamente cambiando l’ha invece spinta a guardare più lontano cercando le risposte che avrebbero arricchito di senso la sua vita. Dopo la pittura, per Luciana Castellina è stata la politica la molla per La scoperta del mondo come recita il titolo del suo bellissimo libro costruito sul filo di un diario degli anni 1943-1947. Il periodo è cruciale e Castellina, prendendo spunto dalle annotazioni di allora, lo ripercorre senza retorica o censure, e a volte con humour.
La quattodicenne che vive gli eventi con smarrimento e superficialità, provando fastidio per l'invasione di vecchie zie e parenti ebrei nascosti in casa, qualche anno dopo sente che il vago antifascismo familiare non l’aiuta a capire e che i divertimenti del suo gruppo pariolino non le bastano. Compagna di classe di Anna Maria Mussolini, l’adolescente che ha visto a Villa Torlonia i primi film, nel prestigioso liceo Tasso trova «un punto di riferimento centrale» che orienta i suoi interrogativi esistenziali. Mentre un professore come Giuseppe Petronio, socialista, l’aiuta «a dipanare la matassa ingarbugliata di scarsi e frettolosi apprendimenti», il nucleo clandestino di studenti collegati alla Resistenza romana la intriga. Di loro - Citto Maselli, Lietta Tornabuoni, i fratelli Savioli -, si parla in gran segreto e anche lei vorrebbe agii, ma è «piccola» e troppo «pariolina».
Per Luciana Castellina, il noviziato comincerà nell’autunno del 1946. Introdotta dagli studenti comunisti del Tasso nel Fronte della gioventù, partecipa a riunioni e collettivi in cui si discute di questione sociale, visita mostre, frequenta giovani artisti impegnati come Dorazio e Perilli. Ora il suo mondo «stupidino e perbene, salta in aria», sostituito da quello «variopinto e iperplurale» che scopre nei viaggi organizzati dal Fronte a Parigi e Praga dove nell’estate del ‘47 si svolge il Festival mondiale della gioventù e si riunisce il Consiglio dell’Unione Internazionale Studenti. «L’esplosione di gioia di una nuova generazione... che in una babele di lingue, si racconta le proprie storie» è tale da spingerla ad «arruolarsi» nella brigata di volontari per costruire una ferrovia nella Jugoslavia distrutta. Nella cronaca di quei giorni, l’emozione dell’esperienza vissuta da una gioventù noncurante dei disagi e della fatica in nome dei grandi ideali è restituita con straordinaria forza.
Al ritorno, convinta che «guardare il mondo senza far niente» è immorale, Castellina diciottenne entra nel Pci. In termini di «obbedienza» e di «bigottismo» dei dirigenti di partito, il prezzo è alto ma la gavetta nelle borgate romane per «educare le donne» e l'incontro con il mondo dei diseredati sarà «una straordinaria esperienza di vita e di politica vera». A una lunga militanza «acritica», durata fino all’occupazione sovietica di Praga nel ‘68, seguiranno com’è noto l’espulsione dal Partito per «l’eretica fondazione de Il Manifesto» e il rientro nel 1985. Da allora, Luciana Castellina ha seguitato a «condividere la passione di cercare di cambiare il mondo» e a «scavare per il comunismo» come recita un bel manifesto augurale per i suoi ottant’anni.

Scritto per esortare i tre nipoti a non restare «chiusi nella gabbia asfittica del loro ceto», La scoperta del mondo oltreché racconto di una iniziazione alla vita risulta un’avvincente microstoria in cui tra patriottismo ed emigrazione, quotidianità borghese, fascismo, persecuzione razziale e liberazione, si sdipana la vicenda di tre generazioni.

Tuttolibri La Stampa, 4 marzo 2011

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