21.6.10

Ci sputassi vossia. Sciascia racconta l'oggi (di Pomigliano e dell'Italia intera)

Lo stabilimento Fiat a Pomigliano d'Arco.

A commento del volume fotografico I Siciliani di Ferdinando Scianna, Leonardo Sciascia costruì una specie di dizionario di frasi memorabili tratte dalle storie orali di Racalmuto e nei paesi circonvicini. Con successivi ampliamenti il glossarietto confluì nella Kermesse pubblicata da Sellerio e, definitivamente, in Occhio di capra (Einaudi). Il ricordo in questione, dal titolo Ci sputassi vossia, è particolarmente degno di attenzione in un momento in cui, per ora a livello di fabbrica domani non si sa, si preparano referendum ed elezioni le cui caratteristiche per il livello del ricatto e le procedure truffaldine sono paragonabili alle elezioni plebiscitarie che il maestro di Racalmuto qui ricorda, credo quelle del 1929 (S.L.L.).


Ci sputassi vossia.

Ci sputi lei. Espressione ormai proverbiale, per dire di un’azione che si è costretti a fare anche se teoricamente, formalmente si ha la libertà di non farla. Fu pronunciata da un certo Salvatore Provengano, ex guardia regia (corpo di polizia, quello delle guardie regie, istituto da Nitti e sciolto da Mussolini) davanti al seggio in cui si votava il consenso o il dissenso al regime fascista. I componenti del seggio consegnavano al votante la scheda su cui, teoricamente, il votante era libero di scrivere SI o NO; ma di fatto le schede venivano consegnate con il SI già scritto; per cui al votante altro non restava che leccare la parte gommata della scheda,chiuderla e imbucarla nell’urna. Accorgendosi dunque Provengano che già era stato scritto un SI, dove lui aveva intenzione di scrivere un NO, si rifiutò di leccare la scheda: che la leccasse, chiudesse e imbucasse il presidente del seggio. Naturalmente fu arrestato: che sarebbe già stato offensivo dire al presidente di leccare la parte gommata della scheda e metterla nell’urna, ma dirgli “ci sputi” era dimostrazione di assoluto disprezzo per il regime fascista (Provengano è morto una decina di anni addietro. Era un uomo alto, asciutto, la faccia cotta dal sole. Vestiva sempre con giacca di velluto a coste, pantaloni da cavallante, gambali di cuoio. Viveva del reddito di una sua piccola campagna. Caduto il fascismo non rivendicò mai il diritto di essere stato antifascista).

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