21.10.10

Walter Cremonte racconta Sandro Penna. 2. A margine, magari di sbieco

Il brano che segue è tratto da una conversazione di Brunella Bruschi con Walter Cremonte, a proposito del volume A margine, che raccoglie gli scritti per "micropolis" del poeta perugino tra il 2001 e il 2004. Il testo è stato per la prima volta pubblicato sulla rivista "Risonanze" e poi nel volune collettaneo FemminilMente, a cura di Rossana Stella, Era Nuova, 2008.
Brunella: Il libro di Walter Cremonte, A margine (ed. Crace, 2005) è uno scrigno preziosissimo di riflessioni non comuni su poeti che mi sono molto cari (da Leopardi a Saba, a Penna, Caproni, Pusterla, Luzi, D’Elia, Fortini) sulla poesia e sulla politica in relazione ad essa, nello scenario di una “bassa stagione” come i tempi bui che siamo chiamati a vivere. si tratta di una raccolta di articoli pubblicati su “Micropolis”, tra il 2001 e il 2004. Incontrando l’autore, gli chiedo di raccontarci la genesi del titolo, che ha una continuità con l’immagine in copertina e che, tuttavia , si può comprendere con sufficiente chiarezza alla lettura dei testi.
Walter: In copertina c'è una fotografia di Thomas Clocchiatti che riprende, in campo lungo, la Via Sandro Penna a Perugia: uno stradone della estrema periferia industriale che finisce in una specie di campagna. Intitolandogli quella via, la città di Perugia ha inteso onorare il suo più grande poeta (nato, si ricorderà, a Porta Sole, in pieno centro), letteralmente ponendolo “ai margini”. Eppure nell’articolo che ne parla indico senza ironia proprio quello come il “luogo esatto” per leggere le poesie di Penna: volevo dire che dobbiamo accettare senza troppi lamenti la marginalità della poesia nel sistema della comunicazione, come un dato non per forza negativo, perché questa condizione permette forse un punto di vista diverso da quello consueto: si può vedere, magari di sbieco, qualcosa che altrimenti resta fuori dal campo visivo e ascoltare qualcosa che altrimenti rimane soffocato dal rumore, dagli “eventi”. Poi, naturalmente, ci si può dispiacere del fatto che tanti bei libri di poesia, anche qui a Perugia, restino privi di ascolto.
Brunella: Mi trovavo qualche giorno fa in un dibattito relativo a Sandro Penna e alla sua poesia, e di fronte all’affermazione che in fondo questo poeta è stato un uomo che della sua vita non ha saputo fare molto, sono intervenuta a sostenere la grandezza della sua opera, il valore di “salvezza” che ne possiamo trarre, per quella tenerezza e quella scontrosità dolorosa dei suoi versi, per quel silenzio eloquente che attraversa la sua parola. Tu sei d’accordo sulla sua grandezza e sui motivi che lo rendono tale?
Walter: Sono d’accordissimo con te, Sandro Penna dobbiamo tenercelo caro. Anche se (pur avendo scritto che i suoi versi “possono salvarci”) non penso che la poesia, in generale, “salvi la vita”: ci può aiutare, mentre credo che dobbiamo contare su altro per sconfiggere la guerra, l’oppressione eccetera.

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