24.3.18

Carnefici italiani. Giovanni Preziosi a Salò (Simon Levis Sullam)


È uscito tre anni fa da Feltrinelli un volume di Levis Sullam, che insegna Storia Contemporanea alla Ca' Foscari, dal titolo I carnefici italiani. Scene dal genocidio degli ebrei, 1943-1945. Attraverso la ricostruzione dello sfondo e di singoli emblematici episodi il libro svela la falsità e il carattere mistificatorio dell'autoassoluzione dei fascisti italiani. Perfino quelli di Salò hanno tramandato la leggenda secondo cui l'antisemitismo riguardava una parte piccolissima e marginale del fascismo repubblicano, che le leggi razziali erano state un fatto imitativo e un tragico errore e che i “repubblichini” non collaborarono se non per costrizione al genocidio deciso da Hitler e, anzi, quando poterono salvarono non pochi ebrei. Questo castello di bugie viene puntualmente smontato nel libro di Levis Sullam che – come ha scritto furio Colombo - “gli insegnanti dovrebbero portare in classe”.
Il brano che ho scelto è tratto dal capitolo iniziale, dedicato alle premesse ideologiche e al sostegno propagandistico dato al genocidio. Spicca La figura di Giovanni Preziosi, che da teorico e ideologo quale era stato nel Ventennio, diventa nella RSI uomo di governo e aspirante legislatore. (S.L.L.)

Giovanni Preziosi
Apriamo quindi la stampa di Salò - quotidiani, riviste, libri e ascoltiamone le voci rileggendone alcune pagine. “A proposito, dove si compera il volume Bolscevismo, Plutocrazia e Massoneria di Giovanni Preziosi edito e diffuso da Mondadori? E dove si possono trovare I Protocolli dei Savi di Sion, dei quali sono concessionari esclusivi per l’Italia Baldini e Castoldi?”: così si concludeva un breve articolo del primo numero di “Avanguardia Europea”, settimanale dei volontari italiani delle SS, pubblicato il 18 marzo 1944 sotto il titolo Il ritorno di Preziosi. L'articolo riferiva di un incontro recente, lungo e cordiale, di Preziosi con Mussolini e annunciava la creazione dell'ispettorato generale per la razza, retto da Preziosi medesimo, con lo scopo di condurre “una sistematica e drastica epurazione di carattere nazionale”, ispirata alla tesi secondo cui “la tragica situazione in cui [era] caduta la Patria [era] dovute esclusivamente alle mene massoniche e giudaiche”. La Repubblica sociale aveva dunque riportato in auge l'ex sacerdote, giornalista e agitatore Preziosi, cui già prima dell'avvento al potere del fascismo si dovette prima traduzione italiana dei Protocolli dei Savi Anziani di Sion (1921), ripubblicati nel 1937-1938, e di nuovo nel 1944-1945, in tre edizioni, tra cui una a cura del ministero della Cultura. Preziosi aveva inoltre diretto la rivista “La Vita Italiana” anch'essa resuscitata dalla Rsi, che nel corso di tutto il Ventennio aveva agitato i temi del complotto ebraico mondiale e di un razzismo esoterico-tradizionalista propugnato dal suo principale teorico Julius Evola, ai quali Preziosi univa in quelle pagine una specifica componente “biologico-mistica”. Dopo la caduta del fascismo, l'ex sacerdote e propagandista razzista era stato accolto in Germania e ricevuto da Hitler nel suo quartier generale, iniziando a svolgere dal settembre 1943, grazie al sostegno tedesco, attività di propaganda radiofonica con trasmissioni dirette da Monaco verso l’Italia. Preziosi tornò infine in contatto con Mussolini al principio del dicembre 1943 e gli inviò dapprima alcuni articoli che aveva pubblicato sul "Volkischer Beobachter" (organo nazista diretto da Rosenberg), in cui spiegava ai tedeschi le responsabilità di massoni ed ebrei nella caduta del fascismo e caldeggiava una “profonda epurazione della massoneria”, nonché la “integrale soluzione della questione ebraica”. Quindi, alla fine di gennaio 1944, Preziosi sottopose al Duce un memoriale in cui, dopo aver ripercorso la propria lunga fedeltà nella costante denuncia del ruolo pernicioso di massoneria ed ebraismo, ricordava al dittatore, allora nella fase costituente di Salò, una frase profeticamente sinistra del Mein Kampf di Hitler: "Primo compito non è quello di creare una costituzione nazionale dello Stato, ma quello di eliminare gli ebrei [...]. La difficoltà non consiste nel formare il nuovo stato di cose, ma nel fare posto per esse”.
Nel marzo 1944 l’Ispettorato generale per la razza, con alla guida Preziosi affiancato da ventuno collaboratori, iniziava la sua attività. L’ispettorato aveva funzioni di accertamento delle “posizioni razziali”, di servizio informazioni sulla massoneria, sulla “plutocrazia” e sulle forze politiche occulte; di promozione e studio delle “questioni razziali”, in particolare quella ebraica; di controllo delle attività di confisca dei beni ebraici; di propaganda dell’antisemitismo nella scuola italiana e per mezzo della rinata rivista “Razza e civiltà”, divenuta organo dell’ispettorato stesso. In concomitanza con questa azione, Preziosi elaborò alcune proposte tese a inasprire la legislazione antisemita estendendo i provvedimenti persecutori a soggetti “misti” e “meticci” sia stranieri che italiani, e creando delle nuove “schede genealogiche” per la certificazione individuale del proprio “sangue italiano”. Sia gli aspetti organizzativi dell'ispettorato sia la proposta politica e legislativa di Preziosi si avvicinavano e spesso si rifacevano esplicitamente al modello nazista. Inoltre, quando Preziosi proponeva una “soluzione integrale del problema ebraico”, certamente era informato di quella adottata dai tedeschi, i cui dettagli aveva potuto apprendere di persona, al più tardi nell’autunno del 1943, durante il suo soggiorno in Germania. Nel memoriale per Mussolini egli aveva scritto fra l’altro: “Compito numero uno, non è la cosiddetta ‘concordia nazionale’, della quale assieme a[l filosofo Giovanni] Gentile vanno blaterando tanti, ma la totale eliminazione degli ebrei, cominciando da coloro, e sono già tanti, che tali si rivelarono nel censimento, non mai reso pubblico dell’agosto 1938. Poi scovare gli altri più o meno battezzati o arianizzati. Indi escludere da tutti i gangli della vita nazionale, dall’esercito, dalla magistratura, dall’insegnamento, dalle gerarchie centrali e periferiche del Partito; i meticci, i mariti delle ebree e quanti hanno gocce di sangue ebraico. Lo stesso va fatto per quanti hanno appartenuto alla massoneria”. Tra nuove proposte legislative e rinnovati imperativi politici, si trattava, piuttosto esplicitamente, di una "licenza di genocidio”, concepito - e a quella data ormai avviato - come una comune impresa italo-tedesca.

Da I carnefici italiani. Scene dal genocidio degli ebrei, 1943-1945, Feltrinelli 2015

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