21.7.10

L'essenza del viaggiare (di Ella Maillart)

La ginevrina Ella Maillart (1903-1997), atleta, giornalista, scrittrice, fotografa e, soprattutto, viaggiatrice è poco conosciuta in Italia: qualche suo libro è stato pubblicato dalla Edt, una benemerita casa editrice torinese specializzata in musica, viaggi e libri per ragazzi. Ella ha legato la sua lunga vicenda umana a un bisogno incessante di movimento, sentito come desiderio di conoscenza, degli altri in sé e di sé negli altri. La stessa sosta che la scrittura talora impone non è per lei un fermarsi, ma un rinnovare il viaggio e l’avventura, un raddoppiarlo. Percorse il mondo da navigatrice, ma fu soprattutto l’Asia che l’attrasse, l’Asia sovietica, l’Afghanistan, la Cina, l'India, il Nepal. Tra i suoi libri La Vagabonde des mers (1942), sui suoi viaggi per mare; La Voie cruelle, Deux femmes, une Ford vers l'Afghanistan, 1947, resoconto di una straordinaria esplorazione asiatica con Annemarie Schwarzenbach pubblicata in traduzione italiane dalla Edt (La via crudele - Due donne in viaggio dall'Europa a Kabul, 2005); Croisières et caravanes (1951) (Crociere e carovane. La mia vita, i miei viaggi, 2006); e infine La Vie immédiate, 1991, che raccoglie 200 delle sue foto accompagnate da testi di Nicolas Bouvier. Il brano che qui riporto l’ho recuperato dalla rivista “L’eco della stampa” il cui numero del luglio 1949 era totalmente dedicato ai viaggi. E’ un estratto da una radiotrasmissione per la Bbc di quello stesso anno. (S.L.L.)

Per alcuni l’essenza del viaggiare sembra consistere soltanto nello spostarsi da un luogo ad un altro poiché così sentono di poter pienamente godere la vita. Altri, più complessi nel loro spirito, amano scoprire se altre razze vivono meglio di noi, nonostante tutte le nostre invenzioni. Ma io penso spesso che l’essenza del viaggiare stia nello sviluppare nel viaggiatore un senso di solidarietà. Dimenticando le nostre differenze, sottolineando i tratti comuni a ogni essere umano – con una comprensione penetrante e aperta a tutto.

Due volte nel lasciare il mio luogo natìo ricordo di aver provato un forte sentimento, come se fossi in procinto di andare alla conquista del mondo: o, meglio, di prender possesso della mia eredità. Sì, questo dobbiamo sentire: che tutto il globo è nostro, come se fosse la nostra stessa casa paterna quando eravamo bimbi. E così, dopo aver esplorato questo pianeta, sentiremo un grande cambiamento nel nostro animo e nel grigiore della nostra stessa vita ordinaria. Io dovetti vivere nei deserti per imparare in pieno la bellezza delle colline erbose e delle fosse verdeggianti del mio paese.

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