21.7.10

A Samarcanda al tempo di Stalin (di Ella Maillart)

Tra i primi viaggi di Ella Maillart ( http://salvatoreloleggio.blogspot.com/2010/07/lessenza-del-viaggiare-di-ella-maillart.html ) vi fu quello nell’Asia sovietica, nei primi anni Trenta, quando Stalin consolidava il suo potere e reprimeva le velleità indipendentiste e le resistenze culturali soprattutto islamiste di kazaki, kirghisi, uzbeki e turcomanni. La foto qui sotto, di Ella, è scattata al confine tra Urss e Afghanistan. (S.L.L.)

L'edificio più antico fu eretto nel 1417 dall'astronomo Ulug Beg, nipote e successore di Tamerlano. Attualmente ospita un museo e la sede di un "ufficio per le donne". Qui trovo un artista che sta dipingendo un quadro per commemorare la "Marcia delle donne emancipate nel Registan". In quell'occasione le donne si tolsero per la prima volta i loro veli, bruciandoli in grandi falò per le strade. Con questo gesto rivoluzionario molte di esse andarono contro la volontà dei propri mariti e furono picchiate per aver disobbedito, alcune perfino uccise. Per noi che non abbiamo mai vissuto in una comunità musulmana osservante è impossibile capire fino a che punto una nuova usanza possa scandalizzare le persone attaccate alla tradizione.

Oggi la legge sovietica vieta il matrimonio prima dei sedici anni, esige che gli sposi presentino un certificato di buona salute e proibisce la poligamia. In passato non si insegnava a scrivere alle ragazze per paura che potessero scambiarsi lettere con un uomo. Le donne non erano ammesse nelle moschee; andavano a pregare presso le tombe dei santi e facevano offerte in denaro ai mullah. Pare che ignorassero anche le più elementari nozioni sanitarie e, in caso di bisogno, si rivolgevano alla donna sciamano che praticava esorcismi.

Quanto alla madrasa di Shir Dar, situata di fronte a quella di Ulug Beg, non posso visitarla: è la prigione. Vedo quaranta "basmaci" (banditi) che vengono condotti nel mio cortile per essere sottoposti a giudizio. Fino al 1924 erano stati attivi nella lotta ai bolscevichi, ma da allora hanno perso ogni influenza politica.

Una fitta folla si accalca nel cortile e soldati a cavallo ne presidiano le uscite. Il giudice siede a un tavolo dietro un busto di Lenin. Inizia a piovere, gli imputati rabbrividiscono per il freddo; quando diciannove di loro vengono condannati a morte, vedo le loro teste crollare sul petto. Dalla folla si levano le urla e i pianti delle mogli.

Di che cosa sono colpevoli? A stento distinguo il borbottio monotono del giudice e il mio vicino sa solo che il loro capo, Amritsa, è stato imprigionato dodici volte ed è famoso per le sue evasioni. Un altro è accusato di brigantaggio. Ma la maggior parte di loro è colpevole di aver criticato il governo, commesso atti di sabotaggio, organizzato razzie contro le fattorie che hanno accettato il "collettivismo'

Noto l'ostilità della folla e per un momento temo che ci siano tumulti per liberare i prigionieri. E la tensione che mi rende inquieta: sto usando la macchina fotografica e so di correre il rischio di vedermela confiscare di nuovo.

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