28.7.10

La profezia del vescovo. Da "Comunismo. Un racconto autobiografico" (S.L.L.)

Ho scritto, una ventina di anni fa, un racconto autobiografico dal titolo “Comunismo”. Racconta il primo contatto di un giovane con una grande idea, che in breve tempo diviene una grande passione. Ho usato la terza persona e qualche trucco letterario, ma i fatti sono più o meno come li ricordo. Ne riporto qui un pezzetto. Aggiungo che ho già 63 anni. (S.L.L.)
Mitra vescovile bianca.
Ad ottobre, in coincidenza con la visita pastorale, il Vescovo fu invitato al circolo di cultura per tenervi una conferenza sulla sacralità del matrimonio e per l’occasione Ottone si mise in ghingheri. Indossò una giacchetta di vellutino leggero, blu, pantaloni grigio fumo, scarpe nere, un gilet chiaro, una camicia candidissima e un cravattino di seta viola, raccorciò la chioma, erase i ciuffini annodati che scendevano giù dalle guance. Al circolo lo scambiarono per Domenico Savio.
La sala pullulava di avvocati e di dottori. Le signore, decrepite ad ogni età, erano abbigliate a festa: tailleur di lino, cotone o flanellina leggera (le mezze stagioni c’erano ancora), maniche a tre quarti o sette ottavi, tinta unita, neri, beige, avana, grigini, tutto mortaccino, con un paio di eccezioni floreali. Le camicette ricamate, di satin o taffetà, presentavano tuttavia scollature ardite per l’ambiente, onde consentire di sfoggiare i collier, e la veterinaria, quella stessa che andava a zonzo con una permanente oltremodo baggiana, s’era presentata con cappellino nero a veletta: la suocera, mistica, le aveva raccomandato misura e lei, ubbidiente, si era agghindata come Marlene Dietrich.
All’arrivo dell’Eccellenza i maestri elementari, esercitati nelle feste degli alberi, cercavano di impedire la ressa, ma, nonostante l’efficiente servizio d’ordine, qualcuna riuscì a superare lo sbarramento per baciare in ginocchio l’anello.
Monsignore portava uno di quei sorrisi immobili, stampati, come il Jolly di Batman, ed emanava una esse sinuosa, sibilante, insinuante. Nel sermone, dottamente infarcito di citazioni bibliche e patristiche, non mancavano suggestive allusioni a pargoletti, fanciulli e verginelle, ma la vera ossessione era il divorzio che incombeva minace su ogni domestica felicità.
“L’indissolubilità - disse - non è solo legge di religione, ma norma di diritto naturale”.
Quando, a richiesta, gli concessero la parola, Ottone fece il politico. Si limitò a riferire, senza colorirle, le parole, lette sull’Espresso, di un vescovo che al Concilio si era spinto a considerare la condizione del coniuge abbandonato senza colpa e obbligato senza vocazione a castità perpetua.
Il presidente, dalla presidenza, ebbe un tremito e dalla sala si levò un brusio, sommesso, commisto a taciti segnali di fastidio: un più ritmato batter di ventagli, un più nervoso arricciare i baffi, qualche unghia tra i denti, qualche dito nel naso.
Ma monsignore replicò paterno: “Cosa può dire la Chiesa? c’è la legge divina. Lei, mio caro giovane, crede nella libertà?”; e si fermò per attendere l’assenso.
Ottenutolo aggiunse: “E se qualcuno le chiedesse, puntando la pistola, di scrivere sul muro “abbasso la libertà”, cosa farebbe?”.
L’esempio non era particolarmente calzante e, date le sue frequentazioni, quel vescovo avrebbe potuto parlare con più competenza di lupara, ma Ottone stette al gioco: “Chi punta la pistola in questo caso? La Chiesa o l’Onnipotente?”.
Scandalo, grida di protesta, abbasso la bestemmia, nessuna solidarietà dai tre o quattro che simpatizzavano per la sinistra, una zia inviperita se la prendeva con i suoi genitori: “Quando ad uno gli dite sempre che è intelligente, alla fine ci crede”.
Il vescovo non volle infierire sulla pecorella indocile; con tanta amorevolezza gli rammentò la dottrina e gli raccomandò prudenza e temperanza.
Del caso si vociferò in paese per due o tre giorni, poi una donna esasperata, con l’ausilio dei figli adolescenti, tagliò a pezzi ed infornò il marito manesco ed ubriacone; una settimana dopo assassinarono per strada un mafioso e nella sua tomba di famiglia fu ritrovato il cadavere di un possidente sottratto tre anni prima ed invano cercato da cani e poliziotti. I due omicidi ed il ritrovamento non solo resero meno gravosa la visita al camposanto del due novembre, ma offrirono materia di conversazione fino al santo Natale e dell’incidente tra Ottone e il Vescovo, al circolo di cultura, si perse facilmente la memoria.
Qualcuno tuttavia riferì al ragazzo la profezia fatta dal prelato a fine conferenza, quando una piccola folla di autorità e fedelissimi s’era radunata per le congratulazioni ed i commenti intorno alla cattedra della presidenza: “Quel ragazzo o morirà giovane di morte violenta o a tarda età, sposo cristiano felice e fedele”. Lui si toccò le palle.

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