15.7.10

Pippi ed io (S.L.L.)


Pippi Calzelunghe la guardavo qualche volta in Tv negli anni Settanta, da giovane padre insieme alla mia piccola Leila. Dei serial in programmazione sulla Rai, che, se non ricordo male, non aveva ancora la concorrenza di Tv private nazionali, era quello che più divertiva, coinvolgeva, appassionava la mia bambina, piccola ma già così indipendente, così orgogliosa del suo genere, così coraggiosa, così sapientina.
Ora fa la scienziata a Copenaghen, ove all’Università è professore di Chimica e fa ricerca avanzata tra molecole di proteine, ormoni ed enzimi in forma di cristalli con risultati apprezzati e lusinghieri.
Le piacque moltissimo anche una gloriosa produzione della Rai, di quelle che non si possono fare più da quando in Tv la merce cattiva caccia via la merce buona: l'Orlando furioso di Ronconi con il suo sognante tono favolistico, con l’enfasi dei recitanti e le complicate, fascinose macchine sceniche. Più di tutti gli altri personaggi amava Bradamante, che mai s’arrendeva e femmina disarcionava tanti maschi tronfi e gradassi.
Qualche giorno fa, in un brandello della trasmissione paragiudiziaria della figlia del generale, ho sentito in tv Rita Dalla Chiesa prendersela con Pippi. Sarebbe diseducativa, perché le bambine e i bambini pretendono di imitarla nei suoi salti e nelle sue trasgressioni e fanno danni a sé stessi e agli altri. Ma va! – mi son detto – i bambini sono bambini, mica stupidi.
E’ allora che ho deciso di recuperare per il blog il bell’articolo, pieno di simpatia per il personaggio e per la donna che lo inventò, la scrittrice Astrid Lindgren, che Alessandra Comazzi ha pubblicato su “La Stampa” del 12 giugno. E' una corrispondenza da Vimmerby, città natale della Lindgren e sede di un teatro all’aperto dedicato ai suoi personaggi. L'occasione del pezzo, molto ben scritto e pieno di notizie curiose, è il ritorno di Pippi in Tv, sui canali di Sky.  (S.L.L.)
Pippi alla sfida dei bambini di oggi (Alessandra Comazzi)
Il mondo di Astrid Lindgren. Ovvero, l'altra faccia di Disneyland. Nel nome di Pippi Calzelunghe e di tutti i bambini inventati dalla scrittrice svedese. Nessuna tecnologia, a Vimmerby, 300 chilometri a Sud di Stoccolma e paese natale dell'autrice, informazioni sul sito www.visitsweden.com. Niente effetti speciali, ma 140 mila metri quadrati di boschi, colline, ruscelli, in mezzo a cui gli attori interpretano i personaggi letterari, 15 ambientazioni tratte da 13 libri.
E' il teatro all'aperto più grande di Svezia, ci lavorano 100 persone, 60 attori per 60 rappresentazioni al giorno. Senza contare l'improvvisazione per strada. «Non vogliamo essere un parco dei divertimenti come gli altri - dice Nils-Magnus Angantyr, responsabile marketing - ci teniamo a tenere separati commercio e fantasia». Così il settore gadget, che pure esiste, è collocato in disparte rispetto agli spazi naturalistici-letterari-teatrali. In mezzo ai quali una miriade di ragazzini, settemila presenze al giorno in estate, si muove a stormi senza un capriccio. Visitano Villa Villacolle, la casa di Pippi, fanno vacanze nell'Isola dei gabbiani, viaggiano con Rasmus il vagabondo, incastrano la testa nella zuppiera di Emil. Condividono le indagini di Kalle Blomkvist, il piccolo detective: Stieg Larsson prese di lì il nome del protagonista di Millennium.
Potenza di Astrid Lindgren: la scrittrice sta godendo di una popolarità postuma che ben si inquadra nella moda della letteratura svedese. Fondamentale, pure, la ri-messa in onda delle avventure di Pippi, in Italia su DeaKids, De Agostini Editore, canali 601 e 609 di Sky. Il 13 luglio un filmato inedito porterà lo spettatore in questo mondo incantato, ma nello stesso tempo realistico. Dice Massimo Bruno, 38 anni, direttore di DeaKids: «La rete si basa su quattro pilastri editoriali: raccontare la vita quotidiana; ascoltare i bambini; invitarli all'azione; renderli protagonisti». Un canale di intrattenimento educativo e fattuale, insomma. E su questa linea, Pippi Långstrump, nome completo Pippilotta Viktualia Rullgardina Succiamenta Efraisilla Calzelunghe, si inquadra perfettamente. Lei, bambina di nove anni così autonoma, forte, indipendente, antesignana del '68 e del femminismo. Dice già tutto l'incipit del libro: «Pippi Calzelunghe aveva nove anni e se ne stava lì completamente sola; non aveva né mamma né papà, e in fin dei conti questa non era una cosa atroce se si pensa che così nessuno poteva dirle di andare a dormire proprio quando si divertiva di più o propinarle l’olio di fegato di merluzzo quando invece lei desiderava caramelle».
L'autodeterminazione del bambino, figuriamoci, e la donna tanto forte fisicamente da sollevare un cavallo, e spiritualmente da non aver bisogno di nessuno, solo del proprio autocontrollo. Il volume, tradotto in 54 lingue, ultima lo zulu, ebbe però le sue buone difficoltà a uscire, nel 1945, troppo avanti, troppo rivoluzionario. Troppo ispirato alla vita della scrittrice, che la sua carovana l'aveva fatta anche lei. Nata nel 1907, Astrid fa la stenografa nel giornale locale: a 18 anni il suo direttore, sposato e con quattro figli, la mette incinta. I genitori sono religiosissimi, lei non se la sente di esporli ai pettegolezzi, va a Stoccolma e poi a Copenaghen per partorire. Lindgren trova un impiego, sposa il capufficio: recidiva, ancorché femminista. Ha due figli. Scrive romanzi, scrive articoli. Narra la leggenda che negli Anni '70 abbia fatto cadere il governo dopo aver ferocemente attaccato, sulla prima pagina dell'Expressen, l'intollerabile pressione fiscale. L'articolo suscitò destabilizzanti reazioni a catena. Non le hanno mai dato il Nobel. Secondo l'Accademia, era disdicevole conferirlo a una scrittrice per ragazzi. E così, per il 90° compleanno, il governo svedese le assegnò 7 milioni e mezzo di corone, stessa cifra del premio. Astrid Lindgren morì nel 2002, dorme sulla collina di Vimmerby accanto alla famiglia, nel dolce cimitero che pare uscito da uno dei suoi racconti.

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