21.5.18

Sulla morte di Karl Marx. Una lettera di F. Engels a W. Liebknecht

la famiglia Marx con Engels

Londra, 14 marzo 1883
Caro Liebknecht,
il mio telegramma alla signora B[ebel] — l’unico indirizzo in mio possesso — vi avrà informato di quale terribile perdita abbia sofferto il partito socialista rivoluzionario europeo. Ancora lo scorso venerdì il medico — uno dei primi di Londra — ci aveva detto che c’erano ottime probabilità di rimetterlo nelle condizioni di salute di prima, non appena si fosse rimesso in forze con l’alimentazione. E proprio da allora egli ricominciò a mangiare con più appetito. Allora, oggi pomeriggio dopo le due, trovai la casa in lacrime: era terribilmente debole. Lenchen mi chiamò di sopra, lui era mezzo addormentato, e come arrivai — lei non aveva lasciato la stanza nemmeno per due minuti — era completamente addormentato, ma per sempre. La più grande testa della seconda metà del nostro secolo aveva cessato di pensare. Sulle cause immediate della morte io non mi permetto, senza consiglio medico, nessun giudizio, e tutta la faccenda è stata così complicata che richiederebbe pagine e pagine per esser descritta a dovere anche da medici. Ciò adesso, alla fine, non è nemmeno più tanto importante. Le ultime sei settimane ho sofferto molto di angoscia e posso dire solo che, secondo il mio punto di vista, prima la morte della moglie e poi, in un periodo molto critico, quella di Jenny, hanno contribuito per la loro parte a provocare la crisi finale. Malgrado ciò, vedendolo stasera disteso sul suo letto, sul viso la rigidità cadaverica, non riesco nemmeno a pensare che questa testa geniale debba aver cessato di fecondare con i suoi potenti pensieri il movimento proletario dei due mondi. Ciò che noi tutti siamo, lo siamo per lui; e ciò che è oggi il movimento, lo è per la sua attività teorica e pratica; senza di lui staremmo ancora seduti in mezzo alla spazzatura della confusione.
Tuo F. Engels

In Karl e Jenny Marx, Lettere d'amore e d'amicizia, Savelli, 1979

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