21.5.18

S.E. Corruzione. L'on.Colombo nel feudo di Lucania (Gerardo Chiaromonte)

L'on. Emilio Colombo, all'epoca Ministro del Tesoro, nel 1966

È giusto ed opportuno far conoscere agli italiani anche soltanto alcuni episodi sul modo come si muove, in Lucania, in questa campagna elettorale, l'on. Emilio Colombo. C’è quasi un cliché di quest'uomo, che la TV (e i “grandi” giornali come il Corriere della Sera) hanno accreditato; l'uomo pieno di sussiego, l'esperto di finanza, il politico che discute con signorilità e con distacco dei problemi più difficili, il «meridionalista moderno». Ebbene, anche per noi, che non siamo stati mai teneri verso l'on. Colombo, che abbiamo sempre denunciato la sua politica come quella più conveniente agli interessi dei grandi gruppi industriali e più antimeridionalistica, la constatazione del modo come questo dirigente della DC si muore nella sua regione è stata come una sorta di ritorno a ricordi lontani di letture giovanili sulla vita politica meridionale prima del fascismo. E abbiamo riscoperto l'“ascaro” salveminiano. il politico corruttore, il demagogo facile, il capoclientela potente. Certo, oggi, nel Mezzogiorno, anche molti esponenti del PSU (era il periodo dell'unificazione tra Psi e Psdi, n.d.r.) si sono messi sulla stessa strada: ma per giustizia va detto, a mio parere, che costoro sono, al confronto con Emilio Colombo, dei dilettanti.
Innanzitutto ho potuto osservare che, per la Lucania, il ministro del Tesoro ha una funzione particolare di rappresentanza per tutti i ministeri. È cioè una specie di delegato del capo del governo. E così Giacomo Mancini non può inaugurare strade in Lucania (nemmeno quelle ai confini della Calabria), e forse non può nemmeno inviare telegrammi con l'annuncio di stanziamenti di milioni per questa o quella opera. No: queste cose deve farle, in Lucania. Emilio Colombo, e nessun altro. Lo stesso discorso sì potrebbe ripetere per il ministro delle Poste o per quello della Pubblica Istruzione.
Ho assistito, nei giorni scorsi, a un intero comizio dell’on. Colombo a Lagonegro (dovevo parlare dopo di lui). Ebbene, quello che più mi ha colpito è l'annuncio dato a voce alta, dagli altoparlanti: “Arriva, arriva Sua Eccellenza Colombo, insieme al Questore e al Provveditore agli Studi». .Ma come, mi son chiesto. questi funzionari dello Stato partecipano, in Lucania, così apertamente, alla campagna elettorale del capolista della DC? È vero: mancava il Prefetto. Altrimenti, il ricordo di quei comizi che descriveva Salvernini (col deputato governativo giolittiano che girava il suo collegio insieme al Prefetto) sarebbe stato completo.
Il contenuto dei discorsi di Colombo in Lucania interessa assai meno. Egli sembra, in verità, un ingegnere di ponti e strade, e impiega gran parte del suo tempo a descrivere con precisione i tracciati e le pendenze delle superstrade, dei raccordi, dei collegamenti: sono in verità le uniche cose di cui può parlare. E poi racconta che la diminuzione delle forze di lavoro è in Lucania sintomo sicuro di progresso economico: le donne non lavorano perché, in effetti, non ne hanno più bisogno. E poi si arrabbia contro i comunisti che sono ignoranti in economia politica e non capiscono i meriti di chi, come lui. ha dovuto salvare la lira. E poi la puntata contro gli aumenti di salario degli operai del Nord che sarebbero alla base delle difficoltà del Mezzogiorno. E infine Praga, Varsavia, Mosca, in quantità grande (quasi come le strade).
Ma, ripetiamo, non è il contenuto dei discorsi di Colombo che ci ha colpito. Egli è assai preoccupato: ed usa ancora con più forza e spregiudicatezza la rete clientelare con la quale ha irretito tutta la vita della regione. La raccomandazione, la promessa, la manovra sulle supplenze e sugli incarichi dei maestri, gli incarichi di progetti per opere pubbliche, le concessioni di credito: tutto è regolato, in queste settimane, ai fini elettorali, nel modo più scoperto. Sembra quasi. a stare a Potenza o a Matera, che si tratti di un fatto normale.
E i questa scia si muovono i “vassalli”. L’avv. Morlino, lucano e membro della direzione della DC, non ha avuto il placet di Colombo per presentarsi in Lucania, ed è stato mandato sul lago di Como nel collegio senatoriale di Lecco. Quelli che son rimasti sono impegnati nella nobile gara di apparire come i più fedeli al capo, a lui, ad Emilio Colombo. Voglio riportare un solo esempio, che ci ha molto impressionato. Avevamo conosciuto, a Bari, anni fa, il prof. Decio Scardaccione: era presidente dell’Ente di Irrigazione, aveva elaborato un piano interessante per l'irrigazione della Puglia e di parte della Lucania (che noi avevamo apprezzato ma che non si è realizzato e nemmeno avviato). C’era sembrata, in verità, una persona assai seria e dignitosa. Ebbene, siamo rimasti stupiti c anche addolorati quando abbiamo letto un volantino propagandistico che il prof. Scardaccione fa distribuire nel collegio senatoriale in cui è candidato. E di questo volantino è giusto che i tecnici, gli intellettuali italiani conoscano almeno questo periodo: “In un convegno a Policoro. di qualche anno fa, il professore Scardaccione fu definito il braccio destro del ministro Colombo: vogliamo augurarci che la mente del nostro ministro abbia pensato definitivamente alla volle dell’Agri. inviando qui il suo braccio operoso, che si personifica nel prof. Decio Scardaccione ».
Ecco chi è Colombo, ecco quali sono le conseguenze del suo dominio. Ma il trono vacilla: vacilla soprattutto nelle coscienze delle giovani generazioni. La battaglia che i comunisti conducono in Lucania è quindi anche una battaglia meridionalistica di civiltà democratica, di dignità umana: una battaglia per liberare la regione da una cappa soffocante, che mortifica non solo i lavoratori, ma anche le intelligenze più viraci e gli uomini di cultura più sensibili.

“l'Unità”, 16 maggio 1968

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