27.5.18

La festa e il massacro (David Hearst)

David Hearst è il direttore di Middle East Eye, un sito britannico d’informazione sul Medio Oriente (S.L.L.)

La cerimonia di apertura dell’ambasciata statunitense a Gerusalemme dimostra che gli Stati Uniti e Israele hanno perso il contatto con la realtà.

Quattro giorni dopo l’incoronazione dello zar di Russia Nicola II e di sua moglie Alexandra fu organizzato un banchetto per le persone comuni nel campo di Khodynka, a Mosca. ogni partecipante avrebbe ricevuto una pagnotta, un pezzo di salsiccia, un pretzel, un pan di zenzero e un bicchiere di birra. La voce si sparse e centinaia di migliaia di persone si radunarono prima dell’alba per ottenere i loro omaggi. In mattinata cominciò a circolare la voce che la birra era finita e che i bicchieri contenevano una moneta d’oro. La folla insorse, fu presa dal panico e 1.389 persone morirono calpestate. L’imperatore e l’imperatrice furono informati. Nicola voleva cancellare il ballo previsto all’ambasciata di Francia quella sera. Ma alla fine prevalse il buonsenso: la sua assenza avrebbe offeso i francesi e così i festeggiamenti andarono avanti. Gli imperatori visitarono il luogo della tragedia, ripulito dai cadaveri, e andarono al ballo. 
Jared Kushner e Ivanka Trump non hanno la scusa di non sapere: non vivono nella Russia zarista, dove le notizie si diffondevano lentamente. Mentre partecipavano alla cerimonia per l’apertura dell’ambasciata statunitense, a Gerusalemme, il 14 maggio, una certa preoccupazione avvolgeva l’evento festoso, man mano che il bilancio dei morti a Gaza continuava a salire. Cinquantanove morti e 2.400 feriti non erano abbastanza per smorzare il loro entusiasmo. Jared Kushner non ha pensato neanche un attimo di modificare il suo discorso. Negli occhi aveva uno sguardo messianico: “Sono fiero di essere qui a Gerusalemme, il cuore eterno del popolo ebraico. Noi, Stati Uniti e Israele, siamo uniti perché crediamo nella libertà, perché crediamo nei diritti umani, perché crediamo che valga la pena difendere la democrazia”. Jared Kushner era lì non solo come rappresentante del presidente degli Stati Uniti, ma anche come mediatore di pace. E a proposito del massacro che stava avvenendo a 75 chilometri di distanza ha commentato: “Chi provoca violenza fa parte del problema, non della soluzione”. Lui e la moglie non hanno neanche la scusa di assistere a un disastro imprevisto, come a Khodynka. Le uccisioni di massa erano premeditate. I cecchini israeliani hanno obbedito agli ordini del ministro della difesa Avigdor Lieberman, secondo cui non esistono persone innocenti a Gaza. Nessun rimorso Hind Khoudary, collaboratore di "Middle East Eye", si trovava a Gaza il 14 maggio e ha riferito: “L’unica cosa che ho visto nell’ultima ora è sangue. Le persone sono state ferite alla testa, al collo e al torace. Gli israeliani hanno sparato a caso appena i manifestanti hanno cercato di varcare le recinzioni. Alcuni corpi sono ancora intrappolati e le ambulanze non possono raggiungerli”. 
All’interno dell’ospedale Indonesia, nel nord della Striscia, gli obitori erano pieni. Maram Humaid ha raccontato ad Al Jazeera: “I feriti sono per terra, non ci sono più letti. Gli ospedali sono stracolmi e domina uno stato di ansia. Le ambulanze continuano ad arrivare e centinaia di persone accorrono”. Ma la folla gioiosa che partecipava alla cerimonia di Gerusalemme continuava ad applaudire, alzandosi in piedi quando Kushner si congratulava con il suocero per essere uscito da un accordo con l’Iran “pericoloso, sbagliato e unilaterale”. Gioivano tutti insieme, perché a forza di fare “la cosa giusta” hanno perso il contatto con la realtà. Il mondo esterno, quello dove vivono davvero, con i fiumi di sangue, gli arti recisi e le vite distrutte, è stato rimosso dalle loro coscienze. 
L’ex portavoce dell’esercito israeliano Peter Lerner ha scritto su Twitter che gli abitanti di Gaza stavano cercando di rovinare la loro festa. È quello che devono aver pensato anche lo zar e la zarina. Cinquantanove morti e 2.400 feriti sono diventati una cosa normale. 
Almeno lo zar russo mostrò qualche rimorso, gli attuali signori del mondo no. Il massacro di Khodynka avvenne nel 1896. Quello di Gaza avviene ora, davanti ai nostri occhi. 

Internazionale 18 maggio 2018

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