8.5.13

Arcinazzo 1953. L'abbraccio tra Andreotti e Graziani (Wladimiro Settimelli)

Andreotti con papa Pacelli
In differita. Giulio il potente e gli scandali degli anni Cinquanta.
Nell’estate del 1989 Giulio Andreotti, grazie al patto di ferro stretto con Craxi e Forlani (formavano il cosiddetto CAF), tornò a Palazzo Chigi, sostituendo De Mita (un capo della sinistra meridionale e clientelare della Dc, che per i suoi sofisticati e talora incomprensibili sofismi era stato definito da Agnelli “intellettuale della Magna Grecia”). Per il “divo Giulio”, che all’inizio dell’anno aveva compiuto settant’anni, quell’ultimo gabinetto rappresentò l’apice della potenza e l’inizio del declino. In agosto, come lettura per l’estate, “l’Unità” pubblicò a puntate una sorta di biografia non autorizzata del celebre uomo politico, dal titolo Storia di Giulio il potente, in cui Wladimiro Settimelli rievoca i passaggi di costruzione del “mito” e gli scandali che lo riguardano.
Una delle tattiche di autodifesa più tipiche di Andreotti risulta essere quella di tacere nell’immediatezza del fatto, salvo poi ricordare lui stesso quegli scandali, a distanza di decenni, per proclamare la propria innocenza e ribaltare la frittata.
Così accadde a proposito del “caso Giuffrè”, il cosiddetto banchiere di Dio, che s’involò con i risparmi raccolti con la ingenua complicità di prelati e monsignori, conventi, monache e frati, che ne avevano propagato, anche sulla stampa cattolica, la fama di uomo devoto e generoso di contributi per le opere di bene della Chiesa. Il ministro Preti, socialdemocratico, che aveva preso il posto di Andreotti al Ministero delle Finanze lo aveva incolpato per la scarsa vigilanza. “Solo una ventina d'anni più tardi – scrive Settimelli - lo “stesso «Re Giulio» spiegherà che erano stati i servizi segreti a cercare di incastrarlo”.
Sempre sul finire degli anni 50 Andreotti riceve altre accuse per un'altra vicenda che desterà scalpore accaduta quando alle Finanze c'era lui: quella della esenzione fiscale agli eredi Pacelli, parenti di Pio XII, il Papa appena defunto. Racconta “l’Unità” che Andreotti “spiegherà che si era trattato di provvedimenti avviati in precedenza, sotto altri ministri. Tra l'altro gli eredi del Papa non risultavano essere proprio degli stinchi di santo. Erano stati accusati di trasformare in pasta, poi venduta, la farina di grano che arrivava in Vaticano dall'America, per essere distribuita ai poveri”.
Qualche anno prima, sotto De Gasperi, di cui era sottosegretario, il giovane politicante era stato oggetto di veementi polemiche. Ecco il racconto di Settimelli: “Andreotti, grande appassionato di cinema e puntuale frequentatore del festival di Venezia, fa anche parte della commissione che concede il «nulla osta» ai film prima della proiezione nelle sale cinematografiche. Si riparla di lui quando, suscitando le ire dei democratici e degli ambienti culturali, chiede che sia censurato un famoso capolavoro del neorealismo: Umberto D, di Vittorio De Sica, che denuncia, in modo tragico e poetico, il dramma dei pensionati costretti a vivere nella miseria più nera. Intervistato da alcuni giornalisti, il sottosegretario Andreotti pare abbia detto: «I panni sporchi vanno lavati in famiglia» e che il film «non doveva in alcun modo andare all’estero per non macchiare il buon nome del paese». Anche questa volta, alcuni anni dopo, Andreotti negherà tutto e racconterà, invece, di un altro episodio di “censura” per fare un favore a suor Pasqualina, la monaca al servizio personale di Pio XII”.
Uno scandalo non finanziario ma politico avvenne nello stesso torno di tempo, in Ciociaria: l’incontro amichevole di Andreotti con il generale Graziani. Riprendo dall’Unità per intero il brano che ne tratta. (S.L.L.)
Il generale Graziani (primo a destra) con Himmler
al funerale di Bocchini (1940)
E la banda suonava “Biancofiore”
Nel 1953, una vicenda nodale tra le tante che riguardano personalmente Andreotti: quella del famoso «abbraccio» del giovane sottosegretario dc, ad Arcinazzo, con il fascistissimo generale di Salò Rodolfo Graziani. L'ex maresciallo d'Italia che aveva emesso i bandi per far fucilare i giovani che erano saliti in montagna con i partigiani, partecipa ad un comizio del dirigente dc e tutto finisce - secondo le cronache - in un grande e fraterno abbraccio.
E’ una «macchia» che il presidente del Consiglio ha sempre cercato di cancellare benché in quegli anni il suo partito «peschi» sempre più a destra per governare. La cosa, allora, susciterà una ondata di sdegno in tutto il paese e tra le forze della Resistenza.
Ancora nel 1973, in una lunga intervista ad Enzo Biagi, la storia di quell'abbraccio salta fuori. Biagi chiede: «Qual è l'offesa più grave che ha ricevuto?». Andreotti risponde: «La leggenda di un abbraccio col maresciallo Graziani, la cosa più falsa che sia stata detta su di me». Poi, «Re Giulio» racconta l'episodio in tutti i dettagli. Lui - precisa - teneva un comizio ad Arcinazzo e Graziani, che era tra il pubblico, ad un certo momento aveva chiesto la parola. Dopo aver detto la sua e difeso la politica di De Gasperi era sparito in mezzo ad un gruppo di «bravi». Siamo andati a rileggere “l'Unità” di quel 5 maggio 1953 che riporta la notizia di una conferenza stampa dello stesso Graziani proprio sull'abbraccio di Arcinazzo. Il titolo dice: «Graziani conferma la sconcia alleanza tra fascisti, democristiani e capi satelliti».
È, ovviamente, un titolo un po' grezzo e un po' tagliato con l'accetta, ma i tempi sono quelli dello scontro frontale. In un pezzetto a parte, il cronista, comunque, racconta il fatto: «Ad un certo punto, essendo partiti dalla folla alcuni fischi all'indirizzo di Graziani, interviene Andreotti, il quale esclama: "Abbiate la cortesia di stare zitti per sentire cosa dice Graziani". Appena finito di parlare, Andreotti stringe la mano al traditore e lo abbraccia, imitato dall'on. Fanelli. Le tre bande musicali intonano "Biancofiore" mentre il "Leone di Neghelli" si dirige verso la sua automobile».
Il linguaggio è ancora una volta un po' truculento, ma i fatti sembrano chiari e limpidi.

"l'Unità",26 agosto, 1989

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