Christian Marazzi |
Christian Marazzi è economista, critico del capitalismo, e da anni insegna in università europee e alla State University di New York. Attualmente è docente alla Scuola universitaria e professionale della Svizzera italiana. È autore dei saggi come E il denaro va (Casagrande/Bollati Boringhieri 1998), Finanza bruciata (Casagrande 2009) e Il comunismo del capitale (Ombre Corte 2010). Il testo che segue è parte di un’intervista rilasciata a Roberto Ciccarelli alla fine del mese scorso sulle aperture del Fondo Monetario Internazionale. Conteneva una profezia sulla bolla giapponese, che puntualmente si è verificata. (S.L.L.)
Con una battutaccia direi che sono arrivati alla canna del gas. L'evidenza del fallimento politico e finanziario li ha costretti a tornare indietro rispetto alle posizioni scientifiche e ideologiche. È impressionante vedere con che faccia il Fondo Monetario, dopo 50 anni, oggi dica di cambiare politiche economiche che sono esattamente quelle imposte ai paesi indebitati dell'America latina, del Sud est asiatico e oggi a quelli europei. Hanno buon gioco i tedeschi che non intendono cambiare la strategia fiscale quando lo stesso Fmi l'ha imposta in tutti i paesi del mondo.
Allora non bisogna credere in queste aperture?
A me sembrano tentativi tardivi per rimediare ai danni che queste politiche hanno provocato e continuano a provocare. È di ieri la notizia che in Grecia hanno deciso di licenziare 15 mila impiegati pubblici e di aumentare l'orario di lavoro degli insegnanti. Si sta perseverando sulla stessa linea, per questo sono piuttosto scettico sulle possibilità che si riuscirà a incidere sull'austerità. La politica è governo del tempo. Se tu cerchi di recuperare dalle politiche complici dell'austerità, come mi sembra siano state quelle di Monti, devi però fare i conti con i processi reali che sono difficili da invertire.
Quali conseguenze ha prodotto l'austerità?
Ha distrutto una parte importante del tessuto industriale, delle piccole e medie imprese. Il credito alle imprese e alle famiglie non esiste praticamente più e ha aggravato le divergenze all'interno della zona euro tra paesi del Nord e paesi del Sud. Quando si dice che un euro tedesco non è un euro cipriota o italiano o francese, che nella moneta unica c'è un proliferare di monete parallele, significa che il processo di divergenza tra tassi d'inflazione, di interesse e di produttività si è spinto molto in avanti. Questi sono i processi reali che lavorano dietro i tentativi di contenere il danno che il prossimo governo italiano si troverà ad affrontare.
Quale sarà la prossima bolla finanziaria ad esplodere e che effetto avrà sull'Europa e l'Italia?
Le bolle sono la modalità attraverso le quali la crisi capitalistica si manifesta in tutta la sua potenza distruttiva. La loro funzione è creare panico, una specie di choc esogeno che restringe gli spazi di manovra di un governo, piuttosto che ampliarli. Il rischio di un'esplosione di un'altra bolla, non so in quale forma, è veramente forte. È la politica della banca centrale giapponese a destare maggiori preoccupazioni. È diventata una specie di banca centrale del mondo, iniettando dosi impressionanti di liquidità che si catapultano sulle borse europee che stanno andando bene e hanno contributo a ridurre lo spread italiano. D'altra parte le borse hanno già raggiunto livelli record da questo punto di vista. Gli analisti considerano gli indici già oltre i limiti storicamente raggiungibili. E questo porterà ad una nuova grande bolla speculativa. Arriveranno misure di taglio alla spesa pubblica, continueranno a esserci sempre difficoltà di reperimento di capitali.
“il manifesto”, 30 aprile 2013
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