3.2.12

Assisi. Musei, una storia esemplare (s.l.l. - "micropolis" gennaio 2012)

Assisi dall'alto. Foto di Marco Francalancia
Nel 2007 le cronache locali annunciavano che, a partire da agosto, ad Assisi era in atto una mezza rivoluzione nella gestione dei beni culturali. Un consorzio di privati investitori, AssisiSì, collegato alla Confcommercio, si era aggiudicato la gara per la gestione dei musei della città, l’area della Rocca Maggiore, la pinacoteca comunale di Palazzo Vallemani appena restaurata, il museo archeologico del Foro romano. La gestione sarebbe durata sei anni e il Comune – liberato da spese - avrebbe ottenuto il 25 per cento degli incassi complessivi, computati intorno a 200 mila euro l’anno e destinati ad aumentare. A settembre il sindaco presentava alla città l’accordo raggiunto e Francesco Nizzi, presidente della Confcommercio locale e del Consorzio AssisiSì, trionfalmente dichiarava: «Il Consorzio AssisiSì ha origine da un’idea della Confcommercio di Perugia, quindi dall’esperienza maturata da ben sette mila aziende, di cui 700 risiedono e operano nel territorio assisano. Abbiamo numerosi partners che contribuiranno a garantire un alto livello di qualità…».
Sono passati più di quattro anni e Carlo Cianetti, consigliere comunale d’opposizione, a metà gennaio pronuncia una vera e propria requisitoria: “La gestione dei musei ad Assisi è scandalosa  e richiede l'intervento della Magistratura…”. Le accuse sono circostanziate: il degrado della Rocca con le mura di cinta verso le cave sono infestate di erbe e arbusti, le sale vuote e le pietre che cadono dai muri della fortezza; il Consorzio AssisiSì che non paga gli stipendi da due-tre mesi, che non onora la convenzione con l’Ente Calendimaggio, che tiene personale “in nero”, che non versa al Comune la quota dovuta dai 300 mila euro che incassa ogni anno.
La smentita del Sindaco Ricci, pubblicata dal quotidiano on line “vivere assisi”, è in realtà una conferma. Ammette il debito del Consorzio verso il Comune, precisando che nell’ultimo anno è stato dimezzato. Annuncia che AssisiSì procederà a “una revisione straordinaria della gestione” e che per “revisione straordinaria del sistema di gestione” s’intende “essere in regola rispetto al contratto”, miglioramento dei siti museali e promozione degli stessi.  Dichiara che a tutelare il personale ha provveduto lui stesso, convocando “le risorse umane” e di aver appurato “che sono stati regolarmente pagati fino al 30 novembre 2011”. Insomma sembrerebbe che al Sindaco appaia cosa “straordinaria” il rispettare i contratti e appaia “regolare” il ritardato pagamento della mensilità di dicembre e della tredicesima. Ricci conclude: “Investiremo in un piano di comunicazione del circuito museale, produrremo card, opuscoli eccetera”. L’obiettivo è evidente: aumentare le visite e gli introiti, privati e pubblici, ma utilizzando denaro interamente pubblico.     
Dietro questa storia, piccola ma non troppo (Assisi è un polo importante di attrazione turistica), c’è forse qualcosa di più che imprevidenza e improvvisazione, ma la logica di molte cosiddette liberalizzazioni di servizi, culturali e non, cioè l’antico disegno capitalistico di socializzare le perdite privatizzando i profitti.

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