Politica,storia,letteratura e varia umanità. Pezzi vecchi e nuovi d'ogni provenienza. Ogni lunedì una poesia. Borghesi e reazionari, pretonzoli e codini, reggicode e reggisacchi, ruffiani e pecoroni, tremate!
30.11.09
Viva Vendola presidente! (Ma non so se mi conviene).
La poesia del lunedì. Antonia Pozzi (Milano 1912 -1938)
Pudore
Se qualcuna delle mie povere parole
da Parole
29.11.09
L'articolo della domenica. Bandiere rosse fuorilegge.
Esperienze di lavoro a Eurochocolate. Un articolo di Saverio Monno (da "micropolis" di novembre 2009)
Gli strilli e l’aureola. Un commento sul processo agli anarchici di Spoleto (da "micropolis", novembre 2009)
28.11.09
Marilyn trent'anni dopo
Sono alcuni stralci dall'articolo di Francesco Poli Una star circonfusa d'oro pubblicato nella stessa pagina de "il manifesto" e dedicata al capolavoro di Warhol.
Lucio Magri a Perugia. Lo smisurato intervento.
27.11.09
L'ideologia della guerra.
Il mulo e le bombe (da "The good war" di Studs Terkel)
"Che ne sanno quei ragazzi di che cosa è un mulo? Non ne hanno mai visto uno. Non possono capire una cosa di cui non sanno niente. Quand'ero in Europa, ho visto tutti quei posti bombardati - Milano, Amburgo, Londra. La gente mi raccontava i bombardamenti. Che ne so io, di un bombardamento? Le bombe le ho viste solo al cinema. La gente aveva paura, piangeva: gli distruggevano la casa. Come posso io capire una cosa simile? Sulla mia testa di bombe non ne sono mai cadute.
Lo stesso questi ragazzi. Non gli è mai morto un mulo a loro. Non hanno idea di quello di cui sto parlando.
Postilla
Soglie. Walter Benjamin sui riti di passaggio. (da Passagen-Werk, in Pace e guerra n.20 14 aprile 1983)
Notizia su Blumenberg
Numerose sue opere sono comparse anche in edizione italiana. Fra queste è possibile menzionare Paradigmi per una metaforologia (1991) ed Elaborazione del mito, (1991), che con La leggibilità del mondo. Il libro come metafora della natura (1984) vanno a costituire la «trilogia» in cui Blumenberg esplora le radici filosofiche del mondo moderno e le modalità di trasmissione degli apparati mitologici.
Il modo di comunicare di Blumemberg mira a trasmettere emozioni oltre che conoscenze. La sua opera più grande e maestosa è una delle ultime, Uscite dalla caverna (1989), non solo e non tanto sul mito platonico, ma sulla nascita della fantasia e dell'immaginazione.
26.11.09
Un aneddoto su Picasso raccontato da Leonardo Sciascia ("La Stampa", 25 novembre 1977)
“Vinta la Francia e trovata armonia con il governo del maresciallo Pétain, i tedeschi, perseguendo il loro programma di accattivarsi l’intelligenza francese, convocarono anche Picasso in un loro ufficio tra il poliziesco e il culturale; e per cominciare, mostrandogli una riproduzione di Guernica, con tono blandamente accusatorio e che lasciava intravedere la magnanimità del perdono, l’ufficiale tedesco, l’intellettuale-poliziotto, l’intellettuale a chiusura a lampo (così Giacomo Debenedetti definisce questo tipo di ufficiale in quel mirabile 16 ottobre 1943), affermò: “Voi avete fatto questo”. Al che Picasso semplicemente rispose: “No, voi”. L’ufficiale si riferiva al quadro. Picasso al bombardamento della città”.
I compagni del 21 e la cooperativa "L'uguaglianza". Storielle comuniste (S.L.L.)
Compagni del 21
Tra i vecchi comunisti del mio paese c'era una vena inesauribile di settarismo.
Era un contadino alfabetizzato di nome Mariano Micciché ed era destinato nel dopoguerra a diventare Marianu lu sinnacu (fu nominato sindaco dall'amministrazione militare alleata e durò in quel ruolo per quasi tutto il 1945).
Durante il ventennio era stato uno di quelli che i gendarmi chiudevano in camera di sicurezza durante le celebrazioni fasciste e in occasione del Primo maggio, per evitare che arrivasse in piazza con la cravatta rossa. Né in quei venti anni mancarono nei suoi confronti altre attenzioni e persecuzioni.
Benché balbuziente aveva un parlare sentenzioso, condito con una regolata aggressività. Tra i suoi detti ne ricordo solo un paio, di sicuro tra i più banali, tutti e due pronunciati in Consiglio comunale, ove fu eletto dal 1946 e rimase fino al 1966. Al sindaco Giovanni Licata Caruso, un ex comunista passato nel fronte avverso, che si lamentava della maleducazione dei consiglieri comunali del Pci, disse: "I comunisti di educazione ne hanno da vendere, tu da comprare"; all'onorevole democristiano Giglia che di quando in quando annunciava in Consiglio comunale imminenti lavori pubblici o altre provvidenze, diceva: "Questa se la rimetta nel .. fodero".
I più giovani lo chiamavamo 'zzi Marianu, con quello "zio" insieme affettuoso e ammirato che si dava agli anziani meritevoli di rispetto: lu 'zzi Mommu era Girolamo Li Causi; lu zzi Peppi era anche dopo il XX Congresso Giuseppe Stalin. Ma i vecchi conservavano una certa diffidenza e alcuni vantavano e ostentavano la propria qualifica di cumpagni di lu 21 che Mariano non poteva attribuirsi.
E' dubbio che sia stato Miccichè il primo sindaco comunista del paese. Fu eletto alla carica nel 1920 Diego Castellino, un contadino istruito. Il Pcd'I non c'era ancora, ma lui era già comunista nell'animo, stava con Lenin, con Sessa e con Bordiga. Io credo debba a riferirsi proprio a lui l'aneddoto, di cui però taluni vorrebbero protagonista lu 'zzi Marianu, altri Giovanni Siracusa che fu sindaco comunista dal 1946 al 1949.
Iniziò così: "Mentri ca siemmu tutti nni sta ...chista chista cca, 'nni sintiemmu tutti na ... comusichiama" ("mentre siamo tutti in ... questa questa qui, ci sentiamo tutti una ... comesichiama"). Più per l'emozione che per i pochi studi a Castellino erano mancate le parole, ma l'idea l'aveva comunicata benissimo. Quest'idea che dà forza ai deboli e ricchezza ai poveri quando lottano insieme, che li fa sentire una cosa sola, è il comunismo.
Era stato mandato a Mosca, 20 giorni di viaggio premio per i successi ottenuti dalla sezione nella diffusione de "l'Unità", e doveva raccontare della Russia. Parlò del lavoro che non mancava a nessuno, delle fabbriche ove lavoravano uomini e donne, dell'istruzione per tutti, delle abitazioni dei contadini che vivevano in appartamenti ed avevano una stanza da bagno ogni due famiglie, non come a Canicattì ove spesso toccava fare i bisogni fuori casa e bisognava coabitare con l'asino, disse delle fattorie modello, delle industrie organizzatissime, dei progetti spaziali. Dopo la relazione il primo a intervenire fu un contadino: "Mi piaci sta Russia, cumpagnu Ferreri. Ma cci nn'è putii di vinu?". La domanda sulla presenza in Russia di bettole ("botteghe di vino") sorprese Ferreri, che tuttavia, dopo qualche secondo di imbarazzo, rispose: "No, non ce ne sono. Ma proprio per questo Togliatti ha inventato la via italiana al socialismo".
Poi Giacomino dovette lasciare quel lavoro, che faceva un po' per guadagnare qualcosa un po' per comunismo. Il padre lo obbligò a tornare come apprendista dal meccanico per prepararsi l'avvenire. Il suo posto venne preso da un socialista, un po' spericolato, che al trattore ruppe la biella. Poichè non si trovava in paese nè il pezzo di ricambio nè il modo per riparare quello rotto, il trattore sbiellato fu portato a Catania. Si diceva che in un modo o nell'altro lo avrebbero rimesso in moto. In verità nessuno a Campobello ne seppe più niente: i compagni catanesi interpellati davano infatti risposte vaghe e contraddittorie.
"L'Uguaglianza" rimase senza trattore e dopo qualche anno si sciolse, le tavole delle casse di imballaggio rimasero in paese, conservate in sezione. Insieme ad altre tavole venivano usate per costruire il palco per la festa de "l'Unità", che si montava e smontava ogni anno. Pare che una documentazione sulla storia della cooperativa avesse conservato il suo storico presidente, un compagno del 21, e che ne possegga ancora una parte il figlio, che non ho rintracciato. Giacomino mi ha dato anche la copia digitale di una vecchia foto, molto rovinata. In cima al trattore campeggia la faccia simpatica di lu 'zzi Peppi. (S.L.L.)
Carceri: quegli strani suicidi col gas e la busta di plastica (di Riccardo Arena - da "Il riformista - Radio Carcere", 25/11/09)
Pubblico qui un articolo di Riccardo Arena. Agghiacciante. Lo é ancora di più l'ascolto dell'intervista completa ai due detenuti. Eccovi il link su Radio radicale http://www.radioradicale.it/scheda/291818
PATRIE GALERE
Detenuti e polizia penitenziaria spiegano
come e perche’ si muore per una sniffata di butano
4 novembre 2009. Carcere di Piacenza. Isam Khaudri, 27 anni, muore respirando all’interno di una busta di plastica il gas del fornelletto, usato per cucinare in cella.
14 novembre 2009. Carcere di Tolmezzo. Bruno Vidali, 46 anni, muore inalando il gas contenuto in un sacchetto dell’immondizia.
17 novembre 2009. Carcere di Palmi. Giovanni Lorusso, 41 anni, muore per aver respirato del gas all’interno di una busta di plastica.
Tre decessi. Tre persone detenute morte in circostanze analoghe. Tre morti causate dall’inalazione di gas. Gas assunto attraverso una busta di plastica. Tre casi analoghi che la magistratura sembra orientata a voler archiviare con una motivazione identica. Suicidio. Una tendenza a bollare come suicidio decessi che invece potrebbero non essere tali.
25.11.09
Il ponte sullo stretto. Considerazioni irrituali sui nuovi dirigenti del Pd, su Catiuscia Marini, sulla Sicilia e i siciliani.
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