2.7.12

La Rai, la Nazionale e la puzza di regime (di Salvatore Lo Leggio)


Mi capitò di leggere ne Le guerre degli Italiani di Mario Isneghi che la più famosa canzone della guerra nazifascista celebrava una sconfitta. La canzone (Colonnello non voglio pane…) si intitolava La saga di Giarabub ed esaltava l’inutile resistenza del presidio italiano contro la pressione delle truppe inglesi in un’oasi durante la guerra in Africa settentrionale. Me ne sono ricordato stasera, quando – con inaudita (e piuttosto idiota) solennità – RAI 1 ha interrotto la normale programmazione commerciale, un simpatico quiz basato sui giochi di parola, per trasmettere l’incontro del Presidente della Repubblica con la nazionale di calcio sconfitta per 4 a zero dalla Spagna.
Non ho seguito la trasmissione, ma con il presidente tronfiamente seduto su un comodo sofà (o divano che fosse) c’erano i dirigenti, l’allenatore, i calciatori. Ho visto per qualche secondo Buffon che parlava: non ho capito molto ma forse non è colpa mia; più tardi ho sentito che Prandelli aveva inneggiato al rinnovamento; l’intervento dell’anziano presidente posso indovinarlo: vi ringraziamo anche se avete perso, i successi sono stati grandi ma c’è tanto da migliorare, la nazionale riflette la nazione, rinsalda la coesione e siffatte amenità.
Immagino che se qualcuno chiedesse conto e ragione ai responsabili RAI del perché abbiano tolto il quiz che diverte e distrae, risponderebbero “servizio pubblico”. E invece quello che hanno fatto era un “servizietto” privato dei più bassi. Credo l’avessero programmato da prima della partita di ieri che speravano vincente o, quanto meno, equilibrata: tutto doveva cooperare a creare il clima adatto per le nuove operazioni di spoliazione e distruzione dello Stato italiano, soprattutto dello Stato sociale. Si sarebbe paragonato il successo calcistico del tecnico Prandelli al successo politico del tecnico Monti e si sarebbe proceduto in bellezza e tra squilli trionfali di tromba a nuovi tagli e a licenziamenti di pubblici dipendenti, probabilmente nella scuola e nella sanità, a svendite di beni collettivi, a regalie alla speculazione finanziaria. Come sempre.
E’ andata male a codesti strateghi mediatici. La mancanza di agilità mentale dell’inquilino del Quirinale e la sua proverbiale vanità hanno fatto il resto. Non ha saputo rinunciare agl’incontro con i signori del pallone, ad apparire in Tv tra la curiosità di tutti ed ha così obbligato il Minculpop (o comunque si chiami) ad inondare il video di stupide veline e far recitare a conduttori d’ogni Tg il “grazie lo stesso”, il “bravi Prandelli e Monti, ancora uno sforzo”.
Credo che alla fine sarà un boomerang e tutti gl’ispiratori, gli ideatori, i realizzatori di questa ignobile farsa saranno bellamente mandati a quel paese. Dai lavoratori e dai poveracci colpiti dalla crisi. Dai ceti medi tartassati, umiliati e presi in giro. E, con loro, dagli sportivi memori di partite truccate, di arbitri comprati, di imbrogli e fregature d’ogni tipo, di doping, di guadagni milionari per manager, allenatori, calciatori, agenti e, per finire, dello zero a quattro con la Spagna.
Ritengo, insomma, assolutamente probabile che la prepotenza del 2 luglio alle 19 sia duramente punita in termini di credibilità e di consenso. Ma la puzza di regime si avverte nauseabonda. Peggio che al tempo di Berlusconi.      

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