Alighiero Boetti, Niente da vedere niente da nascondere |
Alighiero Boetti si era
divertito a sdoppiare se stesso inventando un gemello solo nominale e
applicava la medesima pratica nel suo fare arte: «mettere ordine in
certi disordini», diceva elargendo rebus, enigmi e giochi di parole,
compresi i cruciverba in stoffa, quei «mosaici» quadrati che
divenivano quasi delle pagine di diario, una volta decifrate
correttamente. In realtà il suo era un divertissement: lungi,
infatti, da lui l'idea che l'ars combinatoria cui faceva
ricorso con maestria potesse mettere fine al caos creativo. Il mondo
era e rimaneva per Boetti un fluido specchio di geografie e identità
varie, un contenitore di germinazioni semiotiche e iconografiche. Gli
indovinelli figurati poi vantano una lunga storia popular che
va dalle «ventarole» morali seicentesche ai motti dei volantini
politici dell''Ottocento, una storia che taglia il traguardo del
Novecento, accendendosi di umori d'avanguardia con i futuristi
fratelli Cangiullo ma attraversando anche i mitici Sixties, con
artisti quali Mambor e Tano Festa che non disdegnarono di prelevare
direttamente dalla Settimana Enigmistica alcune vignette disegnate
per poi riprodurle in serie.
Magritte, Les amants 1928 |
Enigmi in senso lato sono
tutte le piazze dechirichiane e altrettanto misteriose strade seguono
gli «slogan» surrealisti dei quadri di René Magritte. A volte, i
suoi quadri sono dei veri e propri rebus visivi che necessitano - per
essere interpretati correttamente - di una conoscenza approfondita
della biografia dell'autore. Un gioco sopraffino dell'intelletto che
richiede la complicità dell'osservatore (come avviene nei giochi
enigmistici, dove la liaison è strettissima fra chi promuove e chi
risolve) è rappresentato dal dipinto Les amants (1928). Qui,
la persona che guarda inquieta quell'opera così cupa deve sapere che
la madre di Magritte venne trovata annegata, nel fiume Sambre, con la
testa avvolta da una camicia da notte bianca. Solo così risolverà
l'enigma proposto, rimanendo in bilico fra inconscio e
consapevolezza. Allargando ancora un po' la lente per inquadrare i
rapporti fra arte e rebus ci si può spingere fino al lettering dei
graffitisti spruzzato sui muri, le saracinesche e i vagoni delle
metropolitane. Non sono un invito alla lettura senza confini
tipografici né griglie grafiche da rispettare? E richiedono la
concentrazione del passante, sono parole-attrazione, esattamente come
i ludici sentieri e labirinti di significati inseriti negli albi dei
giochi enigmistici.
“alias il manifesto”,
21 gennaio 2012
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