28.4.11

"Zero rifiuti", un prezioso librino di Marinella Correggia (Paola Dessai)

Nella rubrica “TerraTerra” di martedì 19 aprile 2011, “il manifesto” ha pubblicato una breve recensione, dal titolo Spazzini di noi stessi, firmata da Paola Dessai. Ne è oggetto un libro recentissimo, piccolo e poco costoso, sulla questione dei rifiuti. (S.L.L.)

Piazza Armerina, Estate 2009

Ci sono due modi per affrontare il problema della «monnezza» urbana. Uno è quello di realizzare sistemi seri di raccolta differenziata, in modo da massimizzare il ricliclo dei «materiali post consumo» e ridurre il volume di rifiuti urbani prodotti: in Italia molti comuni (soprattutto piccoli) hanno cominciato a farlo, e c'è da chiedersi perché non si riesca a generalizzare una raccolta differenziata sistematica e obbligatoria. A rigore però questa è una soluzione solo parziale. L'altro modo di affrontare il problema infatti è ridurre a quasi niente i rifiuti stessi. Ed è l'approccio che Marinella Correggia (autrice ben nota ai lettori di questa rubrica) illustra in un librino dal titolo Zero rifiuti, pubblicato dalle edizioni Altreconomia (aprile 2011).
Può sembrare un approccio estremo, e lo è: ma è estrema anche l'urgenza di fare i conti con l'enorme dispendio di materie prime, energia (inclusa quella incorporata nelle merci, cioè servita a produrle e trasportarle), reflui industriali solidi, liquidi e gassosi inglobato negli oggetti che trasformiamo in rifiuti - ovviamente da smaltire, con altro dispendio di energia, occupazione di terreni come discariche, produzione di reflui inquinanti da incenerimento.
«Rifiuti zero» non si limita a porre il problema: anzi, si presenta come un «manuale di pratiche individuali e collettive per prevenire i rifiuti, cambiare la propria vita e l'economia». Correggia cita il Mahatma Gandhi, quando diceva che ciascuno dovrebbe essere «lo spazzino di se stesso»... In effetti produrre zero rifiuti - o comunque produrne quasi nulla - richiede sforzi sia individuali (che chiamano in causa i propri consumi e stile di vita), sia delle comunità (luogo di lavoro, scuola, enti locali...). Il librino illustra possibili pratiche di «prevenzione»: dal ridurre l'uso di imballaggi, sacchetti scatole etc, al compostare gli scarti organici (cosa fattibile su scala individuale o collettiva), al riusare oggetti riutilizzabili (impressionante la quantità di oggetti inutili, o prodotti e scartati in tempo brevissimo, di cui siamo circondati). Dunque rifiuti zero « è una strategia che si propone di riprogettare il ciclo di vita delle risorse in modo da far tendere a zero i rifiuti che finiscono in discarica», scrive l'autrice. In Italia 25 comuni (con un totale di 400mila abitanti) hanno già aderito a questa strategia. Altri illustri esempi sono Canberra, in Australia, la prima capitale ad aver adottato (nel 1995) una legge «No waste by 2010»: la città in effetti ha eliminato il 73% di ciò che mandava in discarica. In California, San Francisco l'ha ridotto di tre quarti.
Il librino di Altreconomia ospita un intervento di Paul Connett, professore di chimica e capostipite del movimento «zero rifiuti», che illustra una strategia in dieci mosse. Organizzare la raccolta differenziata è la prima: e si tratta di un problema organizzativo, dice, non tecnologico. Quindi organizzare una raccolta differenziata porta a porta su almeno quattro tipologie (carta, organico, frazione non riciclabile, e multimateriale - cioè vetro, lattine e plastiche). Poi realizzare impianti di compostaggio, quindi iniziative per la riduzione dei rifiuti (un esempio: eliminare i troppi imballaggi alimentari usando sistemi di distribuzione di prodotti sfusi). Introdurre tariffe della nettezza urbana sulla base della quantità di rifiuti prodotti. E istituire centri di ricerca per i rifiuti zero, perché molto c'è da innovare se vogliamo diventare spazzini di noi stessi.

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