7.4.11

Crocifisso tricolore (di Filippo Gentiloni)

Nella rubrica “Divino” su “il manifesto” del 27 marzo 2011 Filippo Gentiloni ha commentato le recenti sentenze a favore dell’affissione del crocefisso nei pubblici edifici con un articolo dal titolo originario Il silenzio dei cattolici sul crocefisso fascista, anche sulla scorta dell’ultimo libro di Sergio Luzzatto. Lo colloco qui, con altro titolo, e rimando a un mio vecchio post sul clima politico degli anni in cui l’obbligo del crocifisso alle pareti venne introdotto (http://salvatoreloleggio.blogspot.com/2010/02/il-ritorno-della-croce.html). (S.L.L.)
---

Ogni tanto si torna a discutere della presenza del crocefisso sulle pareti delle scuole e dei tribunali. Una presenza imbarazzante, come conferma, e con forza, il recente volume di Sergio Luzzatto, fortemente polemico, Il crocefisso di stato. Le posizioni sono note e chiare. Da una parte, a favore del crocefisso, tutto il mondo cattolico e anche tutto il mondo che, tranquillamente, vuole mantenere le cose come stanno, senza sconvolgimenti. Insieme ai cattolici, anche la grande maggioranza dei laici.
Si legge nella recente motivazione della sentenza della Cassazione: «L'esposizione del crocefisso negli uffici pubblici può non essere affatto vissuta come un pericolo per la libertà religiosa di chi non è cristiano, né può costituire minaccia ai propri diritti di libertà religiosa».
La sentenza della Cassazione ha stabilito anche che negli uffici pubblici italiani si può esporre soltanto il simbolo del crocefisso e non simboli religiosi diversi, come qualcuno chiedeva per i simboli della religione ebraica. «Sarebbe necessaria una scelta discrezionale del legislatore che allo stato non sussiste».
Soddisfazione tranquilla da parte di tutte le autorità cattoliche, che, ovviamente, non si preoccupano di ricordare che il crocefisso viene appeso a seguito di una circolare fascista del ministero di Grazia a Giustizia del 29 maggio 1926.
Una situazione a dir poco imbarazzante. Luzzatto ricorda nel suo volume le poche voci cattoliche che nel corso degli anni si sono dimostrate preoccupate, mentre la stragrande maggioranza era soddisfatta. Fra le prime quella del senatore Gozzini, sodale di La Pira e di padre Balducci, che nel 1988 parlava di un simbolo ridimensionato nel suo significato di fede pur di farlo passare come segno della presenza cattolica nella società.
È strano che sulla questione del crocefisso non si sentano voci cattoliche che ne rivendichino la autenticità: tutti, invece, ne accettano una presenza laica, funzionale ad una società e ad uno stato nel quale il cristianesimo serve all'ordine stabilito. Il crocefisso «tricolore», come dice Luzzatto, indica più la storia d'Italia che la vita e la morte di Gesù.

Nessun commento:

statistiche