8.1.18

Siracusa: dal buio dei secoli Demetra. Qui nacque la storia d'Italia (Sabatino Moscati)

Un articolo “turistico” di un grande archeologo e divulgatore. Merita più di un aggiornamento, ma mi sembra tuttora utile per persuadere al viaggio e per accompagnarlo con le domande giuste. (S.L.L.)
Siracusa, Museo Archeologico Paolo D'Orsi, La Dea Madre allatta 2 gemelli, Tufo, VI sec. a.C.
L'estate ha appena mosso i primi passi, ed è subito tempo di turismo e di vacanze, di distensione e di evasione. Ma c'è proprio bisogno di seguire le vie più usuali e banali, ed ovviamente sovraccariche? E quand'anche si scelgano le località più note, perché non cercare in esse o presso di esse le novità, gli aspetti meno conosciuti eppure tanto più significativi da ricordare? In particolare, la scoperta del passato e della luce che esso getta sul presente, delle nostre radici e quindi del senso stesso della nostra esistenza, costituisce una suggestiva, affascinante avventura. Riflettiamo: i luoghi più attraenti del nostro tempo sono gli stessi che attrassero centinaia e migliaia di anni fa coloro che ci hanno preceduto. Forse non si recavano ancora in vacanze; ma senza dubbio cercavano anch'essi il sole, il mare, il clima temperato, l’aria limpida e la terra fertile. Dove c'è, dunque, un luogo attuale di turismo o di vacanze, probabilmente c’è un luogo antico. Sarà nello stesso punto o sarà nelle vicinanze, avrà gli stessi caratteri o caratteri diversi; ma è ben difficile che manchi. E quando lo si trova, quante illuminazioni al confronto, quante esperienze indimenticabili!
Il primo itinerario che proponiamo riguarda la Sicilia e particolarmente la sua costa orientale, dove si concentra un'eccezionale serie di centri turistici tra il mare e l'Etna: dalla celebre Taormina alla non meno celebre Siracusa. È proprio su quest'ultima che concentriamo l'attenzione, per alcune caratteristiche che si offrono con fascino particolare: è la più completa, la più significativa città greca che rimanga in Sicilia; vi sono avvenute recenti scoperte, che dimostrano quanto ancora resta da conoscere; vi sorge un nuovissimo, eccezionale museo, che presenta con grande attrazione i passati e gli attuali ritrovamenti.
Non toglieremo certo il mestiere alle guide, che condurranno la visita ai templi di Apollo e Atena sull'isola di Ortigia, dove la fonte Aretusa assicurò ai primi coloni greci nell'VIII secolo a. C. le condizioni elementari per la vita; ai quartieri oltre l'istmo, con il teatro, l'anfiteatro e le mura di Gelone; alla grande cinta muraria con il Castello Eurialo, una delle maggiori opere difensive dell'antichità. Né ci dorrà che si narri qualche suggestiva tradizione, come quella della grotta di straordinarie proprietà acustiche chiamata l'Orecchio di Dionigi, di cui sembra che quel tiranno si servisse per ascoltare quanto dicevano i prigionieri.
Ma sarebbe un peccato se i visitatori si fermassero a questo e se ignorassero le novità di cui dicevamo, troppo recenti per essere adeguatamente recepite dalle guide. Anzitutto, nell'isola di Ortigia è tornato alla luce il più antico insediamento greco, sul fianco del palazzo della Prefettura. Gli scavi, penetrando in profondità nel terreno, hanno fatto riaffiorare le case dell'VIII secolo a. C., costituite da vani singoli e separate da cortili.

L’enigma risolto al di là dell’istmo
Sono allineate sul fianco di una strada che reca ancora i segni del passaggio dei carri. Siamo alle origini della presenza greca in Sicilia.
Non meno rilevante è la scoperta al di là dell'istmo, in piazza della Vittoria presso il santuario della Madonna delle Lacrime, del tempio di Demetra e Gore, che era noto dalle fonti storiche, ma la cui collocazione rimaneva un enigma. Ora il tempio è tornato alla luce, e con esso alcune centinaia di statuine in terracotta di eccezionale interesse sia artistico sia religioso, perché costituiscono la testimonianza delle offerte votive. Al momento della scoperta, le statuine erano allineate su tre o quattro file: proprio come dovevano essere disposte nel santuario!
Sorge ora la domanda: se la visita all'aperto consente di vedere i monumenti, dove si possono vedere gli oggetti scoperti? Qui si inserisce l'altra grande novità, quella del nuovo museo, realizzato dal soprintendente Giuseppe Voza nel vasto parco di Villa Landolina. Immerso nel verde, esso sorge con modernissimi criteri, aprendosi in forma di margherita ad ampio sviluppo orizzontale. Mentre si evita l'antica suddivisione per stanze, si sfrutta appieno la luce nelle modernissime vetrine e fuori dalle vetrine stesse, lasciando ampio spazio ai tabelloni didattici, alle ricostruzioni, alle fotografie trasparenti, ai punti di sosta e di ristoro.
Vale la pena di ricordare un episodio curioso. Alcuni anni or sono, lo scrittore Lawrence Durrell andò con alcuni amici a visitare Siracusa, e nella visita propose di recarsi al museo di allora, sito in piazza Duomo. Che fosse il più importante della Sicilia, era già noto. E tuttavia l'aspetto antiquato scoraggiò gli amici, che preferirono un bel bar. Durrell non volle mancare la visita, ma ne uscì deluso, parlando di «un cimitero degli elefanti». Giudizio superficiale e ingiusto, evidentemente; ma anche la cultura ha bisogno di essere presentata in forma che attragga, e questo avviene certo nel nuovo museo.
I seimila metri quadrati dell'esposizione attuale accolgono più di quindicimila reperti disposti in tre sezioni: preistoria e protostoria, colonie greche della Sicilia orientale, subcolonie e centri ellenizzati.
Nell'immediato futuro l'esposizione sarà completata da tremila metri quadrati relativi all'età ellenistica, romana e cristiana. Nell'insieme, lo spazio espositivo è almeno dieci volte maggiore di quello del vecchio museo!

La Sicilia prima dei Greci
Ma soprattutto, l'ordinamento per epoche consente di rivivere le vicende di Siracusa e della Sicilia antica nel modo più completo e illuminante.
Tra reperti, ricostruzioni e quadri esplicativi, vediamo anzitutto com'era la Sicilia prima dei Greci. Dal XIX al XV Secolo a. C., la cultura di Castelluccio mostra grandi tombe scavate nella roccia, con porte sulle quali emergono in rilievo enigmatici disegni a spirale. A partire dal XV secolo i Micenei fondano uno stabile insediamento a Thapsos, poco a Nord di Siracusa: ne provengono ceramiche, bronzi, ossi, paste vitree, ambre, nonché più raramente argenti e ori. Le importazioni da Cipro e da Malta indicano l'ampio raggio del commercio internazionale.
L'avvento dei Greci, nell'VIII Secolo a. C., è testimoniato, nella seconda sezione del museo, soprattutto da Siracusa e da Megara Hyblaea, poco più a nord in un'area oggi fortemente industrializzata.
Di Siracusa si vedono le scoperte antiche e recenti, tra cui quelle del ricordato tempio di Demetra e Core; e spiccano le opere dell'arte statuaria, in particolare le figure maschili «Xouroi» elegantemente lavorate nel marmo. Non meno rilevante è Megara Hyblaea, ricca di opere scultoree: dalla statua del medico Sambrotidas con il nome inciso sulla coscia destra a quella femminile seduta che allatta due bambini.
La terza sezione del museo offre una straordinaria apertura sull'irradiazione di Siracusa nell’area circostante, in particolare con la fondazione delle subcolonie di Acre, Casmene e Camarina.
Notevolissima è anche la statuaria di Granmichele, dal torso marmoreo di «Kouros» alle statue di divinità sul trono eseguite in terracotta. L'esposizione si estende a Gela e Agrigento, che Siracusa raggiunse nella sua espansione. Da Gela, anzi, venne la dinastia dei Dinomenidi, che nel VI Secolo a. C. portò Siracusa al più grande splendore.
La città conquistò in seguito quasi tutta la Sicilia e si fece paladina della guerra contro i Cartaginesi; poi si legò ai Romani, dai quali fu infine sopraffatta nel 212 a. C. Su quest'ultima fase documenteranno le ulteriori sezioni del museo. Ma poiché abbiamo promesso esperienze illuminanti, possiamo chiederci da ultimo: quale impressione d'insieme ci offre oggi Siracusa, con le nuove scoperte e le testimonianze ormai adeguatamente esposte della sua gloria?
Ebbene, su queste sponde benedette dal mare e dal sole, ricchissime di ogni coltivazione, aperte in promontori e insenature dove le navicelle antiche potevano facilmente ripararsi, nacque otto secoli prima di Cristo la storia della Sicilia e dell'Italia.
Portatori di cultura e d'arte, i Greci portarono anche l'alfabeto, con cui gli uomini potevano tramandare la memoria di sé. Sembra di rivederli, quegli antichi colonizzatori, quando si scende al porto tra le viuzze imbiancate di calce come nella madrepatria greca, cercando le trattorie dove, ora come allora, si gusta il pesce freschissimo cotto alla brace.


“La Stampa”, giovedì 29 giugno 1989

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