Proprio oggi il capogruppo alla Camera del Pdl, Cicchitto, ha annunciato che il suo gruppo presenterà un progetto di legge per l’abolizione dell’Ordine dei Giornalisti, “ormai superato e rispondente solo a logiche corporative”. Qualche giorno prima si era avviata al Senato la discussione sulla cosiddetta riforma dell’Ordine degli avvocati, in realtà una controriforma, tesa a cancellare i timidissimi tentativi di liberalizzazione previsti dalla “lenzuolata” di Bersani. Ne sono caposaldi, infatti, la reintroduzione della tariffa minima, per impedire la concorrenza degli avvocati più giovani, e una serie di sbarramenti all’accesso, tali da prefigurare un vero e proprio percorso ad ostacoli verso la carriera forense. Le cose più divertenti della seduta del 21 aprile a Palazzo Madama mi sono parse la breve relazione del ministro Alfano che rivelava come in sostanza quel disegno di legge fosse stato scritto sotto dettatura del vertici della corporazione avvocatizia e l’intervento del senatore spoletino Benedetti Valentini, che dopo aver tromboneggiato su avvocatucci, avvocatori e avvocatacci ha cantato il peana all’ordinamento corporativo di quella e di altre professioni. Rimando a Radio Radicale per quanti fossero curiosi di sentire integralmente il suo intervento: ci si potrà fare senza grande spesa quattro grasse risate. (http://www.radioradicale.it/new/html/vs_videosenato.php?id=301758)
Non voglio entrare adesso nel merito delle questioni inerenti ai due Ordini professionali, che meritano un approccio serio e problematico: una volta o l’altra proverò a dire la mia cercando di evitare l’unilateralismo in cui facilmente si cade. Una cosa posso notare fin da oggi: il Pdl ha deciso che nel campo delle professioni liberali ci sono figli e figliastri. Gli avvocati, come i notai, come i farmacisti, stanno molto a cuore ai berlusconici. I giornalisti, invece, ce li hanno sullo stomaco e, se potessero, dopo aver sciolto il loro Ordine, li manderebbero tutti a quel paese.
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