Mercoledì 28 “Il Giornale” di Feltri e Berlusconi pubblicava un articolo firmato “Laura Rio”, che, usando come fonte soprattutto Dagospia, denunciava una storia di ordinaria malversazione in Rai. Nella trasmissione pomeridiana di Rai Uno “Festa italiana”, condotta da Caterina Balivo, c’è uno spazio dedicato ai rapporti genitori-figli che nella scorsa stagione era prodotto direttamente dalla Rai e che quest’anno, invece, è stato appaltato a una società esterna, l’ATM, che dalla commessa ricava all’incirca un milione e mezzo. La società in questione fa capo a Francesca Frau, madre della “compagna” di Gianfranco Fini, Elisabetta Tulliani.
L’articolo ha un evidente carattere punitivo e intimidatorio ed è in linea con analoghe operazioni condotte dal mazziere Feltri, direttore del giornalaccio fascistoide, prima fra tutte quella contro l’ex direttore de “L’Avvenire” Boffo. Si evince anche dal finale dell’articolo, neanche particolarmente criptico ove si può leggere: “Certo si dirà, nella Tv pubblica funziona tutto così: ogni partito ha i suoi referenti, molti uomini raggiungono posti di potere attraverso raccomandazioni politiche per non parlare delle vie «facilitate» di certe attricette o vallette. E, in molti casi, il risultato finale può anche essere una buona programmazione che fa risultati d’ascolto, come è il caso della rete diretta da Mauro Mazza. Ma certo è meglio che la «moglie» di Cesare sia al di sopra di ogni sospetto, soprattutto quando Cesare è il Presidente della Camera”. Il peccato, insomma, non sta tanto nella rete di favoritismi e di sprechi verso cui i padroni del “Giornale” mostrano condiscendenza, ma nel fatto che vi sia dentro Fini, che fa il verginello e ha osato contrapporsi da presidente della Camera a Silvio Berlusconi.
La risposta di Feltri alle critiche – la leggo su “La Stampa” del giorno dopo – è tuttavia perentoria e difficilmente discutibile: “E’ normale che la Rai, con dodici mila dipendenti, debba appaltare una trasmissione che aveva sempre prodotto da sola?”. Non si può negare, insomma, che lo scandalismo mirato del “Giornale”, pur essendo a sua volta scandaloso, abbia un suo fondamento e tocchi una materia che trascende le congiunzioni parafamiliari del delfino di Almirante: in Rai (e non solo) i parenti dei politicanti abbondano e così le esternalizzazioni poco redditizie. E’ stato uno dei modi studiati dal ceto politico per allargare l’area del consenso clientelare. Ma lo scandalo più grave è altrove: in una sinistra che, complice e artefice del sistema del favoritismo e dello spreco, lascia a figuri come Feltri il monopolio della denuncia.
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