4.8.12

L'illegittima e il legittimo. Un femminicidio a Gioia Tauro. Con postilla.

Giovanni Ruggiero
Gli aveva chiesto dei soldi per sposarsi
Uccide a coltellate la figlia illegittima
Voleva sposarsi, per questo aveva chiesto un aiuto economico al padre. Ma l'incontro è finito in tragedia: Giovanni Ruggiero, imprenditore 83enne, ha perso la testa e dopo un litigio ha ucciso a coltellate Francesca Agresta, studentessa 24enne, avuta da una relazione extraconiugale e mai riconosciuta. Poi si è presentato dai carabinieri di Gioia Tauro, ha confessato tutto e li ha accompagnati nella pineta di Palmi. Qui, poco prima, aveva abbandonato il corpo della figlia e il coltello con cui l'aveva colpita più volte al volto e alla gola. «Glielo avevo detto di non chiedere niente a quell'uomo - ha gridato la madre della vittima arrivando sul luogo del delitto -, immaginavo potesse finire così».
Ruggiero era molto conosciuto nella zona per la sua attività imprenditoriale, ma anche perché il figlio Vincenzo in passato era stato assessore alla Provincia di Reggio Calabria.
Vincenzo Ruggiero
Postilla
La notizia è ripresa integralmente da “La Stampa”, dove è comparsa, senza firma, a pagina 17 il 3 luglio del 2011. Mi ha colpito per quella titolazione “illegittima”. 
Come ormai pochi sanno, la figura giuridica del “figlio illegittimo” fu abolita grazie a una grande battaglia di Lina Merlin, la senatrice socialista nota soprattutto per la legge che abolì - con i bordelli di stato – la segregazione delle prostitute e ne rese illegale lo sfruttamento. A leggere nel 2011 la dicitura “illegittima” in un titolo di un quotidiano borghese progressista quella combattiva compagna si rivolterà nella tomba.
Incuriosito ho comunque voluto approfondire la notizia. Per la stampa calabrese, che preferisce i toni bassi, il “femminicida” accoltellatore è soltanto un “pensionato”, ma cercando qua e là si apprende che era gestore monopolista della distribuzione del gas nella piana di Gioia Tauro. Sul figlio Vincenzo si apprendono altre curiosità: che, dopo essere stato assessore provinciale, si è candidato sindaco a Gioia Tauro nel 2010, in una combine tra Udc e Pri, e che per poco, con quasi il 25% dei voti non è andato al ballottaggio. Ho poi scoperto che – nell’ottobre del 2010 – quando si dimise da Consigliere comunale a Gioia Tauro era “esponente del Partito democratico”. Infine di tutti e due i Ruggiero c’è traccia negli atti del Parlamento, della Commissione Antimafia in particolare, in una seduta del 1999: Ruggiero Giovanni, nato a Gioia Tauro il 29.11.1928 e Ruggiero Vincenzo, nato a Gioia Tauro il 20.8.1959 risultano tra gli indagati di una inchiesta su "Giuseppe Piromalli + 36" in un documento del Gip di Reggio Calabria acquisito e studiato dalla Commissione.
Secondo il documento del Gip i "Piromalli + 36", tra cui i nostri due (proprio quelli), "si associavano tra loro nell'ambito della 'ndrangheta della Piana di Gioia Tauro operante nel territorio dei comuni di Gioia Tauro, Rosarno e San Ferdinando […] .
L’associazione avrebbe avuto lo scopo di trarre illeciti profitti dalle attività economiche, in gran parte finanziate dallo Stato e da altri enti pubblici nazionali e dalla Comunità Europea, connesse allo sviluppo della struttura […] del porto, l'inizio della sua attività e l'adeguamento e sistemazione della circostante area;
di influire sulle decisioni della Pubblica Amministrazione relative all'assetto territoriale dell'area interessata e, corrispondentemente, di ottenere il favore e/o la complicità dei pubblici ufficiali competenti;
di conseguire vantaggi patrimoniali dalle imprese operanti nel territorio attraverso affidamenti di lavoro e/o erogazioni di forniture di beni e/o servizi (da distribuire in base a precisi accordi di ripartizione territoriale intercorsi tra le 'ndrine) ed assunzione di mano d'opera, ovvero direttamente attraverso la corresponsione di somme di denaro a titolo di compendio estorsivo;
di accaparrarsi fraudolentemente contributi e/o agevolazioni economico-finanziarie da parte dello Stato ed altri Enti pubblici[…]".
L’accusa ai due Ruggiero viene formulata  “nella loro rispettiva qualità di zio e di cugino di Ruggiero Gianfranco, nonché di cointeressati alle attività imprenditoriali svolte da quest'ultimo, cooperando col detto loro congiunto nello svolgimento della attività delittuosa” .
Il cugino Gianfranco, a sua volta “nella sua qualità di amministratore unico della Società Kero-Sud S.r.l., della società Tirreno Petroli s.r.l. e di socio della Inter-Repairs Sud S.r.l., le quali, avvalendosi della appartenenza del predetto alla 'ndrina di Gioia Tauro e, conseguentemente, della forza di intimidazione di quest'ultima nei confronti della concorrenza, si accaparrava il monopolio della fornitura dei prodotti petroliferi all'interno della struttura portuale di Gioia Tauro[…]”.
I magistrati scrivono malissimo, ma s’intende con chiarezza di che cosa stanno parlando: appalti, speculazioni edilizie, forniture in monopolio, pizzo e - nel caso dei Ruggiero e di altri – gestione di servizi pubblici.
I due – per quel che ne so – al tempo non finirono in galera e dunque sono per quei reati da ritenere incolpevoli, vittime forse di qualche delazione. Quel che hanno fatto dopo, da gestori di pubblici servizi, da assessori o politicanti in partiti vari, nulla pertanto ha a che vedere - almeno formalmente - con 'ndrine e 'ndranghete. E tuttavia tanti fili legano questo orribile “femminicidio” ai rapporti di potere che si esercitano in quel golfo.
In ogni caso voglio comprarmi il libro di Forgione sulla ‘ndrangheta di Gioia Tauro (Porto franco, mi pare). Dicono che sia documentatissimo. (S.L.L.)

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