5.3.13

Svezia 1935-1971. Sterilizzazioni socialdemocratiche

Sul finire del secolo scorso venne alla luce come nell’avanzata e progressiva Svezia, ad opera dei governi socialdemocratici, fosse stato realizzato, con tutti i crismi di legge, un programma di sterilizzazioni forzate a fini eugenetici, durato quasi quarant’anni. Gli studi di Maija Runcis, allora ricercatrice e archivista, oggi storica accademica, svelarono, sul finire del secolo scorso, l’ampiezza del programma, corroborando i dati quantitativi con testimonianze orali impressionanti. Il testo che segue è parte di un servizio realizzato da Gianni Cirone per il mensile "Italian Leadership" nel 1997. Erano già noti i risultati della ricerca, ma non era ancora stato pubblicato integralmente lo studio della Runcis. Cirone intervistò lei e due anziane donne, forzatamente sterilizzate. Riprendo qui l’intervista alla studiosa. (S.L.L.)
La storica svedese Maija Runcis
Cosa ha scoperto nell'archivio di stato presso cui lavorava?   
Trovai del materiale sigillato. Quando lo aprii vidi che erano domande e cartelle di sterilizzazioni. Il primo caso che attirò la mia attenzione era quello di un prete che denunciava una sua scolara di 15 anni perché, durante i compiti, lei non riusciva a concentrarsi.   

A quali anni risaliva questa documentazione?    
Agli anni '30 e '40. Pensai che fosse una storia generata dal fondamentalismo religioso, una storia di preti che - a quell'epoca, forse grazie ad un grande potere - riuscivano a compiere scelte di questo genere, magari nell'ambito dell'attuazione di una strategia per lo stato di salute. Allora mi interessavo di questo.   

Quando cambiò idea?   
Quando riconsiderai quel materiale con maggiore attenzione. A quel punto mi accorsi che i preti non c'entravano niente. Si trattava, invece, di un progetto molto radicale, di stampo socialdemocratico...   

Socialdemocratico?   
Sì. A quell'epoca il dibattito sulla razza pura, sull'eliminazione delle tare genetiche, era un dibattito che investiva e vedeva impegnati molti soggetti, sia a destra che a sinistra.   

Quali erano le opinioni più diffuse?   
Beh, quelli di destra erano dell'avviso che l'individuo dovesse essere protetto dalle autorità e dalle istituzioni. I socialdemocratici, invece, sostenevano che, in alcuni casi, l'individuo - facendo parte della società - poteva anche essere vittima di ciò che fosse stato considerato “meglio” per la società.   

Nacque così la legge del 1935?   
In buona parte sì. Prima, anche la destra aveva tentato di approntare una legge simile, ma non aveva raggiunto una proposta unitaria. I socialdemocratici raggiunsero invece l'obiettivo perseguendo una precisa strategia di welfare state...   

Stato sociale?   
Può suonare strano... ma è così. La legge del '35 fu scritta dopo 15 anni di dibattito. Al tempo stesso l'Istituto di Uppsala ne approfittò per mettere in atto le sue ricerche sulle malattie ereditarie; anzi, per finanziare i propri progetti, quell'Istituto chiese anche maggiori fondi allo stato. Fondi che però non arrivarono mai per il contraccolpo che il paese subì quando il nazismo prese il potere in Germania.   

Quando la legge fu varata quale fu la reazione degli operatori?    
All'inizio i medici non erano molto soddisfatti.   

Perché?    
Perché la legge prevedeva che fossero sterilizzati solo i malati di mente e gli handicappati.    
Per favorire una “maggiore selezione”, al fine di migliorare la politica per lo stato sociale, i medici volevano intervenire anche su altre persone.    
Con la legge, allora, iniziò la sua attività anche una commissione che doveva sondare altri gruppi che potessero subire l'intervento.   

Ad esempio?   
Ad esempio già in quell'epoca si davano molti contributi a mamme single: ebbene, si potevano riequilibrare queste spese avviando un programma di sterilizzazioni per questi casi.   

Queste teorie a cosa portarono?   
Nel '41 gli effetti della legge furono ampliati a soggetti considerati asociali e a quanti conducessero una vita sregolata.   

Possibile?   
Sì, è così: il governo decise che chi non viveva secondo canoni riconosciuti come “normali” poteva e doveva essere sterilizzato. Concretamente, visto che si davano molti contributi a quanti non erano in grado di sostenersi autonomamente per svariate ragioni, il governo scelse questa via per risparmiare.   

E chi fu denunciato?   
Furono denunciate molte persone povere, molte ragazze madri o single, molti soggetti rinchiusi in orfanotrofi.   

In pratica si perpetrò un assurdo controllo sulla vita di ogni individuo?   
Beh, a rimetterci furono in gran parte le donne. Quelle di cui si diceva che conducessero una vita sessuale troppo libera: a volte era sufficiente che una donna si mostrasse in pubblico da sola, in compagnia di un uomo, per essere oggetto di denuncia.    
Era invece raro che gli uomini venissero sterilizzati: capitava ai carcerati, ai violenti, a chi lasciava la scuola in giovane età.   

Quali sono le cifre per uomini e donne?   
Nei primi anni della legge furono sterilizzati 10 mila individui, di cui il 60% donne e il restante 40% uomini.    
Intorno al 1945 si verificò un aumento degli interventi che si consolidò nel 1946, quando fu varata una legge di sostentamento economico agli indigenti e alle famiglie numerose.    
A questo punto, però, il rapporto percentuale si appesantì notevolmente a sfavore delle donne: dal 60 al 95%.    
E così rimase sino agli anni '70, quando la legge è stata tolta di mezzo dopo aver fatto sentire i suoi effetti su 63mila soggetti.   

In tutti questi anni nessuno ha mai reagito contro l'applicazione della legge?   
Sì, le donne negli anni '60. Si sono dette: "Perché dobbiamo essere sterilizzate solo noi?”. Hanno così tentato di far riscrivere la legge in modo da poter intervenire su uomini che violentavano o si rivelavano non adatti alla vita sociale. In realtà si fece ben poco. Riscrivere la legge significava rimettere pubblicamente in ballo tutto quanto era stato fatto sino ad allora. Non conveniva, quindi si diede in parte ragione a quanto sostenevano le donne, dichiarando che forse era meglio iniziare a sterilizzare solo le donne che avevano avuto troppi figli.   

Per lei tutte queste persone sono state costrette a subire?    
E' difficile dirlo. Probabilmente sì, ma la costrizione era molto più raffinata di quanto non appaia.    
Pensi che molte donne sono state indotte a subire la sterilizzazione nel momento in cui chiedevano consiglio a qualche specialista. Molte, in crisi matrimoniale, non volevano avere figli o non volevano avere rapporti sessuali con il proprio marito. Frequentemente, chi chiedeva aiuto in questo senso apparteneva a ceti non abbienti, a famiglie povere, il più delle volte condizionate da mariti alcolizzati. Ecco, davanti a questi casi, si preferiva la sterilizzazione della donna pur di non sciogliere il nucleo familiare.    

Come ritiene possibile che il popolo svedese abbia accettato tutto questo?    
La giustificazione sta nel fatto che gli svedesi, in quell'epoca, credevano molto nello stato e in ciò che sosteneva il partito socialdemocratico per migliorare le condizioni di salute e lo stato sociale.   

E' pronta alle critiche che le pioveranno sulla testa quando pubblicherà il suo studio?    
Sì sono pronta. So che mi accuseranno tutti quelli che hanno contribuito a costruire quella che è stata da sempre definita la “casa del popolo”. La mia critica, però, resta indelebile. 

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