4.5.14

Il sequestro di Gabriel Garcia Marquez (Patricio Pron)

L’argentino Patricio Pron (Rosario 1975), che vive a Madrid, è considerato dalla critica uno dei più interessanti fra gli scrittori latinoamericani sotto i quarant’anni. Uno dei suoi romanzi è stato tradotto in diverse lingue, compreso l’italiano (Lo spirito dei miei padri si innalza nella pioggia, Guanda 2013). L'articolo che segue, per “Pagina 99”, commenta l'uscita di scena di Gabriel Garçia Marquez. (S.L.L.)

Forse ciò che distingue uno scrittore davvero grande da uno medio o piccolo è soprattutto l’impossibilità di leggere i suoi testi andando oltre ciò che sappiamo di lui; e se quello scrittore è Gabriel García Márquez, la cosa diventa enormemente difficile. Alla figura del premio Nobel colombiano sono rimaste appiccicate alcune immagini uscite dai suoi libri e altre che sono estranee a essi, ma che lo seguono insistentemente a causa delle sue posizioni pubbliche e del suo impegno politico; ancora più interessante, però, è il fatto singolare che la sua opera sia stata in qualche modo “sequestrata” da una certa letteratura commerciale che si è valsa di un tono e di alcuni procedimenti e materiali che le appartengono per produrre testi inferiori a quelli del colombiano e agli antipodi della sua visione della letteratura e della vita: un discreto numero di studenti tedeschi di filologia (per esempio), all’inizio del corso dichiaravano di conoscere, tra i cosiddetti “scrittori del Boom”, solo Gabriel García Márquez e Isabel Allende, e che preferivano quest’ultima perché era più semplice.
Nessun lettore è obbligato a conoscere le periodizzazioni della storia della letteratura; letta come se fosse epigona di testi posteriori, l’opera di García Márquez risulta insoddisfacente e ridondante, una versione poco attraente di quel genere di testi commerciali cui le case editrici debbono, a quanto pare, un paio di successi di vendita, e i lettori una certa quantità di delusioni.
Com’è ovvio, niente può impedire che gli scrittori latinoamericani tornino a inventarsi villaggi immaginari dove la gente vola (e niente farà sì che certe case editrici europee smettano di credere che quel tipo di letteratura sia rappresentativo di quanto si produce attualmente in America Latina, e desistano dall’assegnarle premi e pubblicarla), ma penso che sia importante parlare del sequestro dell’opera di García Márquez da parte della suddetta letteratura commerciale, se vogliamo capirne il valore e l’ importanza.
Un’estate, quando avevo dieci anni, ho scoperto quell’opera tra i libri dei miei genitori e sono rimasto affascinato: non sapevo niente dell’autore, non conoscevo gli epigoni che quell’opera aveva prodotto (come un vecchio albero perso nella foresta dei propri germogli), ma ho pensato che avrei voluto essere come quell’autore e suscitare nei lettori l’impressione che i suoi libri mi avevano prodotto. Il recupero di quella fascinazione iniziale sembra imprescindibile, per farci ricordare (visto che molti sembrano averlo dimenticato) quanto sia importante quell’opera e quanto siamo fortunati a poterla leggere. (Traduzione di Francesca Lazzarato)


Pagina 99, 20 aprile 2014

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