4.1.12

Benevento, agosto 1878. Il processo agli anarchici

Nella sua Storia degli anarchici italiani Pier Carlo Masini, per raccontare il processo che seguì la fallita insurrezione anarchica nel Matese, svoltosi a Benevento, utilizza ampiamente la cronaca del "Corriere del Mattino" di Napoli, scritta da un corrispondente benevantano che lo storico identifica in Pasquale Martignetti, che fu amico e traduttore di Engels. Della cronaca riprendo qui due passaggi, cui aggiungo un brano dell'autodifesa di Carlo Cafiero, anch'esso ricavato dal prezioso libro di Masini, che ha come fonte il giornale "Roma capitale". (S.L.L.)
Per la via
Il dì quattordici grande calca era nelle vie, grande apparato di forze per tutta la città: lo spazio che è dal carcere alle Assise era assiepato da una truppa di linea. Alle 9 gli imputati, con le manette ai polsi, sfilano sulla piazza, circondati da quaranta carabinieri, baionetta in canna. Son tutti vestiti con decenza, qualcuno con eleganza; hanno l'aria di chi vada a far festa e sorridono a manca e a destra, dovunque incontrino uno sguardo che li cerchi amichevole, dovunque trovino una facciacommossa di donna o di fanciulla...

Chi sono
Sono ventisei gli imputati, molti giovanissimi, parecchi operai: tutti con precedenti di vita onesta, qualcuno interessantissimo per varietà di casi, per costanza della sua fede, per virtù grande di abnegazione e di coraggio...
Carlo Cafiero ha appena trent'anni. E' alto e ben disposto della persona, bello del volto, con modo elegante e attraente; parla benissimo anche l'inglese, il francese e il russo.
Errico Malatesta è un giovane di 24 anni, piccino, bruno, con due occhi nerissimi, pieni di fuoco: tutto energia, tutto intelligenza, è anch'esso, come il Cafiero, un carattere.

Parla Cafiero
Ho bisogno di darvi una spiegazione: non è l'aver sparso il sangue dei carabinieri che ci fa onta; ma l'accusa d'averlo fatto per lascivia di sangue. Se noi avessimo uccisa un'intera legione  di carbinieri in combattimento, noi non ce ne sentiremmo offesi: ma quando si dice che abbiamo ucciso pur una mosca per lascivia di sangue, la nostra coscienza si ribella a questa accusa. 

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