Alfred Hitchcock e Ingrid Bergman |
E’ un regista estremamente preparato. Quando sta per girare
un film, ne studia ogni minimo particolare. Si fa preparare a casa una serie di
modellini che riproducono tutte le scene che verranno poi ricostituite in
studio. È raro che esamini un'inquadratura nella macchina da presa. « So già
come risulta » è solito dire. Nessuno dei registi che ho conosciuto usa i
suoi metodi di lavoro.
Di solito agisce unicamente in base alle sue idee, ma se un
attore gli propone qualcosa, non si rifiuta mai di sperimentare il
suggerimento. A volte ho creduto di averlo convinto, riuscendo a fargli
modificare un'inquadratura, ma di regola ottiene quello che vuole. La sua
massima è: «Se non riesci a fare quello che voglio, fa' finta di riuscirci».
Per me è stata un'ottima lezione perché tutte le volte che in seguito non sono
riuscita a far accettare le mie idee, ricordandomi le sue parole ho almeno «fatto
finta».
Possiede uno spirito pungente, assolutamente delizioso. Credo che gli piaccia la gente autentica. Se si trova ad avere a che fare con una persona fasulla, di solito si infila in una strana conversazione che ha tutte le caratteristiche della normalità ma che finisce per rivelarsi poi assolutamente assurda. Questo è anche il sistema a cui ricorre per liberarsi degli ospiti sgraditi.
Possiede uno spirito pungente, assolutamente delizioso. Credo che gli piaccia la gente autentica. Se si trova ad avere a che fare con una persona fasulla, di solito si infila in una strana conversazione che ha tutte le caratteristiche della normalità ma che finisce per rivelarsi poi assolutamente assurda. Questo è anche il sistema a cui ricorre per liberarsi degli ospiti sgraditi.
da Ingrid Bergman, La mia storia, Mondadori, 1981
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