Da un vecchio articolo sul “manifesto” dedicato a Christopher Marlowe e al suo Doctor Faustus, prima rielaborazione teatrale (di età elisabettiana) del mito medievale di Faust, riprendo l’incipit che mette a confronto l’eroe della magia e della scienza diabolica con quello della altrettanto diabolica seduzione, don Giovanni. (S.L.L.)
Praga. In questa casa, secondo la tradizione, nacque l'alchimista conosciuto come dottor Faust (o Faustus) |
Se il «catalogo» di Don Giovanni ci fosse pervenuto sceneggiato, e contenesse qualcosa di meno seriale che l'ammontare delle conquiste, che la lista delle sedotte; qualcosa di meno astratto che la semplificata tipologia degli incarnati femminili con relativa «leggenda» psicologica — la gentilezza della bionda, la costanza della bruna, ha annotato Leporello — allora Don Giovanni non sarebbe condannato a stare, per l'eternità, sospeso tra due seduzioni: quella, già compiuta di Elvira, e quella, solo progettata, di Zerlina. Allora lo conosceremmo per altro che per le pause della sua attività; allora Don Giovanni sarebbe già Casanova.
Di Faust, l'eroe che divide con lui il territorio della rappresentazione medievale e cristiana — «Faust e Don Giovanni sono i titani e i giganti del Medioevo», scrisse Kirkegaard — concentrando su di sé l'espressione del «demoniaco determinato come lo spirituale» (di cui Don Giovanni sarebbe, ancora in Kirkegaard, la corrispondente determinazione sensuale) ci sono invece pervenuti tutti i libri: Volksbuch, Hwtoria, Faustbuch; il volume delle gesta dell'eroe cresce avvolgendosi su se stesso. Di lì, dal dettagliato catalogo, dovrebbe scaturire il mythos tragico: perché, a differenza di Don Giovanni, Faust non può stare in sospeso; se di qualcosa è l'eroe, lo è del risultato, dell'esecuzione immediata. Progetto e realizzazione in lui si toccano, e il tempo intermedio ne resta bruciato; laddove Don Giovanni vive del calcolo e del profitto e dell'usura sul tempo. Goethe, il cui Faust è dall'inizio «gran seduttore», ricongiunse le due facce del personaggio, e aprì alla figura bifronte, nata da questa operazione di ricucitura, lo spazio tragico, precisamente attraverso la valorizzazione del suo operare mondano: che comincia dalla seduzione di Margherita.
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