5.10.13

Vo Nguyen Giap: "Dalla guerriglia alla guerra di movimento".

Dal punto di vista strategico la guerriglia non solo impone difficoltà di vario genere ed infligge serie perdite al nemico, ma ha anche il risultato di logorarlo. Per riuscire ad annientare un rilevante potenziale umano del nemico e a liberare il territorio, la guerriglia deve tuttavia svilupparsi progressivamente in guerra di movimento.
Lo stesso carattere di lunga durata della nostra guerra di resistenza rivoluzionaria imponeva alla guerriglia il passaggio alla guerra di movimento. Le nostre truppe si tempravano progressivamente nella guerra di guerriglia; da combattimenti che ponevano in gioco piccole unità passavamo a combattimenti che ponevano in gioco unità di maggior rilievo, da combattimenti fra piccole formazioni a combattimenti fra formazioni di maggior rilievo. Progressivamente la guerriglia si andava sviluppando in guerra di movimento: forma di combattimento in cui cominciavano già ad affacciarsi i principi della guerra regolare, ma che, nonostante questi principi svolgessero un ruolo sempre più rilevante, era ancora tuttavia contrassegnata dalle caratteristiche della guerriglia.

La guerra di movimento è una forma di battaglia delle truppe regolari e significa: concentrare effettivi relativamente importanti, operare su un terreno relativamente esteso, attaccare il nemico dove è relativamente allo scoperto per annientarne il potenziale umano, avanzare in profondità nelle retrovie nemiche, ripiegare rapidamente, conformarsi rigorosamente alla parola d'ordine "dinamismo, iniziativa, mobilità, decisione istantanea di fronte alle situazioni nuove". 

da Guerra del popolo Esercito del popolo, Feltrinelli, 1968 

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