Simona Baldanzi |
Nel 2007 l'editore Fazi
pubblicò un libro dal titolo I nostri ponti hanno un’anima, voi
no – Lettere ai politici. Si
trattava di 24 lettere indirizzate da altrettanti scrittori, in
prevalenza giovani, a dei “politici” in senso lato, da Massimo
D'Alema a papa Benedetto, da Roberto Formigoni a Giuseppe Mazzini, da
Aldo Moro al presidente del municipio. Simona Baldanzi, una toscana
che si divideva (e continua a dividersi) tra la ricerca sociologica,
la scrittura “creativa”, l'impegno politico a sinistra e i
lavoretti per campare la vita scelse come destinataria Amarilli
Caprio, che era stata da poco acchiappata e incarcerata come
terrorista delle “Brigate Rosse”. La lettera ha come titolo Fuori
stagione, lo stesso usato dal
“manifesto” per raccontare appunto le nuove BR. A me sembra
emblematica oltre che bella ed è per questo che qui la propongo
riprendendola dal sito di Baldanzi. (S.L.L.)
Amarilli Caprio |
Amarilli Caprio
Casa Circondariale
via Gravellona 240, frazione Piccolini
27029 Vigevano (PV)
Amarilli,
dal tuo nome solo può
cominciare questa lettera, perché mi ha colpito sulla lista, perché
un nome così non l’avevo mai sentito. Deriva dal fiore?
Dall’Amarillis? Com’è che ti hanno dato questo nome?
Questa è stata la prima
cosa che mi son chiesta, sfogliando il giornale la mattina
sull’autobus prima di arrivare a lavoro. E poi ho cercato il tuo
volto su Internet e l’ho trovato. Mi ha colpito la tua pelle fresca
e bianca, gli occhi chiari, il tuo non sorriso, il bavero rialzato a
circondare il collo, i capelli un po’ mossi, le tue sopracciglia
perfettamente curate. Un angelo, ho pensato, inquadrata in una foto
che ti hanno scattata senza tante cerimonie il 12.02.07 alle ore
17,00, che ha già tarpato le tue ali con quella scritta intorno
«Polizia Scientifica MI». Un angelo può annunciare il terrore?
«Il manifesto» oggi
mostra una foto di un cofano di una panda con sopra una stella a
cinque punte. Ogni volta che ne vedo una, penso a quando da piccola
imparai a farla non lasciando mai la punta della penna dal foglio. Ne
ero soddisfatta perché ogni punta veniva perfetta e avevo trovato un
modo semplice e rapido di fare una stella, che veniva anche meglio
del cuore. Una stella che mi serviva per appuntarmi il cielo, o per
riempire un angolo sul diario. Anche tu da piccola le facevi così le
stelle?
Poi ne ho viste altre di
stelle. Non mi piacevano quelle sulle medaglie o sui distintivi
militari. Mi piaceva quella vicino alla falce e martello. La curva
della falce un po’ alla luna ci assomiglia, ma non mi ha mai
affascinato l’uomo sulla luna. La falce e il martello le ho sempre
viste come simbolo della terra e della fabbrica, della schiena che si
piega a fatica sui campi e sull’incudine. E quella stella, in alto,
permetteva di rialzare la testa, a guardare splendere e sentire
pulsare una speranza. Però non ho mai immaginato il comunismo come
una notte stellata, perché al buio non si vede, perché nelle notti
stellate son sempre nati miti e leggende e non cose concrete. Me lo
son sempre immaginato come una giornata assolata, il sol
dell’avvenire. Ci hai mai pensato a certe sciocchezze?
E poi quella stella è
stata come strappata e quelle punte conficcate intorno a un cerchio e
attaccata alla storia sulla fine degli anni Settanta, come la
ceralacca alle buste. Buste con dentro gli anni di piombo e la lotta
armata e gli omicidi e i sequestri e le contestazioni e il movimento
e lo stato dell’ordine e le stragi di Stato. Tu e io non lo abbiamo
vissuto. Bambine. Che potevano fare due bambine allora?
Quando è crollato il
Muro di Berlino avevi nove anni e io dodici. Che muri ogni giorno
crescendo hai dovuto affrontare? Quali son crollati, quali son
rimasti? È così difficile oggi costruire o anche distruggere, non
pensi?
E ora come stai? Ora che
sei là dentro da sola, che ti hanno privato di una cosa così
preziosa come la libertà, la tua. Non voglio sapere cosa pensi della
libertà, vorrei sapere cosa pensi dell’ingiustizia, di cosa senti
ingiusto. Io la sento sai e l’ho sentita, per tanti anni addosso,
un’idea di ingiustizia. I miei erano operai e io la loro figlia. Un
continuo senso di soffocamento, di disfatta, di fatica di vivere. Ne
hai portato il peso anche tu? Hai mai visto tua madre piangere di
ritorno dalla fabbrica con le mani perennemente macchiate e doloranti
e urlarti in faccia la sua rabbia? E poi cosa è per te la classe
operaia, la massa, il popolo? Me lo chiedo mentre guardo il tuo
volto, che anche tu sei un volto come gli altri, come gli operai,
come la massa, come il popolo, come me. Vieni da Padova e poi sei
andata a lavorare a Milano e sei stata anche nel sindacato e
all’università e nei centri sociali, è quel poco che ho potuto
leggere e non so altro della tua storia. Ché mentre tutti sbraitano
e accusano e si difendono e parlano e dichiarano io son qua in
silenzio davanti al computer e vorrei sapere, vorrei capire. Qual è
la tua idea politica che stanno imprigionando nel febbraio del 2007?
Che mondo vorresti? Come si cambia il mondo, Amarilli?
“Fuori stagione”,
rileggo il titolo del «manifesto». È un inverno stranamente mite,
ho visto un ciliegio in fiore, fuori stagione. La Chiesa entra nelle
decisioni dello Stato ed è fuori stagione. I figli stanno peggio dei
genitori ed è fuori stagione. Abbiamo ancora le basi militari
americane sul nostro territorio ed è fuori stagione. Nessun
colpevole per Ustica ed è fuori stagione. I clandestini che annegano
in mare son fuori stagione. Forza Nuova in piazza è fuori stagione.
L’operaio dalle tue parti che vota Lega Nord è fuori stagione. La
Palestina è più di cinquant’anni che è nella stessa sanguinosa
stagione. Siamo precari stagione dopo stagione. La terra si sta
surriscaldando e manda all’aria tutte le stagioni. Ma tu che
stagione senti di vivere? Quali cose avverti fuori stagione?
Sabato andrò a
manifestare a Vicenza. Dopo i vostri arresti ci vorrebbero a casa. È
uno dei miei modi per essere in questa stagione e non starne fuori.
Non so se risponderai, ma
io certe domande mi sentivo di fartele. Certe domande bisogna
farcele.
Ciao
PS. Leggo ora da Internet
che il tuo nome ha origini greche, quello di una pastorella cantata
dai poeti Teocrito e Virgilio. Significa ‘brillante’.
da "simonabaldanzi.it"
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