20.1.11

Tu da che parte stai? Appello a don Ciotti.

Da volontario impegnato in Libera, da sostenitore del presidente Luigi Ciotti, detto "don" in quanto prete, sento il bisogno di comunicare la mia grande delusione prima per il suo diuturno silenzio sul referendum tra i dipendenti Fiat a Mirafiori, poi, a risultato acquisito, per le dichiarazioni fatte nella trasmissione televisiva di Gad Lerner (http://benvenutiinitalia.it/2011/01/19/don-luigi-ciotti-ospite-alla-trasmissione-di-gad-lerner-linfedele/ ).
Ciotti, infatti, ha ringraziato tutti i lavoratori votanti, quelli del “sì” e quelli del “no”, ha parlato del grave carico di responsabilità e sofferenza che ha caratterizzato la scelta di tutti, comunque abbiano votato, e ha chiesto che anche i “no” siano rappresentati sindacalmente dentro la fabbrica.
E’ un’impostazione che sarebbe inattaccabile, se il referendum sul diktat di Marchionne, impropriamente chiamato "accordo", si fosse svolto in condizioni di libertà e di parità. E’ difficile che a don Ciotti sia sfuggito come dentro quel referendum agisse la prospettiva della chiusura dello stabilimento, del suo trasferimento in Serbia o altrove, avallato dal capo del governo, come su di esso aleggiasse lo spettro della disoccupazione. E non mi capacito di come non si sia accorto del pesante sbilanciamento di tutti i media che contano a favore dell’azienda e dei sindacati collaborativi denunciato da Articolo 21.
Non mi aspettavo questo silenzio e questa disattenzione da parte del fondatore del Gruppo Abele e di Libera, che su tante battaglie di legalità e libertà (immigrati, autonomia dei magistrati, leggi ad personam, corruzione ecc.) non ha fatto mai mancare il suo impegno anche personale.
So che Libera è associazione di associazioni e che vi aderiscono diverse strutture nazionali e territoriali della Cisl. Posso comprendere, dunque, le difficoltà di Ciotti; anche perché non sono tra quelli che considerano la Cisl venduta al padrone e perduta per sempre alle buone cause.
Negli anni 50 la Fim Cisl in Fiat fu punta di lancia nell’attacco alla Fiom Cgil, nel licenziamento massiccio dei suoi quadri, nell’isolamento dei militanti Fiom nei reparti confino. Poi arrivò la spinta di base che travolse gli steccati e la Fim di Carniti divenne paradossalmente uno dei sindacati più unitari, coraggiosi e combattivi. E’ comprensibile che oggi, come negli anni 50, i dirigenti Cisl in Fiat e altrove pensino a un sindacato aziendalista, che collabora con le scelte padronali e non soggetto dell’autonomia culturale dei lavoratori. Lo è altrettanto che molti impiegati e non pochi operai seguano questo approccio, convinti che sia l’unica strada percorribile. Credo che si sbaglino e  vadano contro i propri stessi interessi, ma in questo non sono gli unici né saranno gli ultimi.
E tuttavia la vicenda Fiat investe temi che hanno molto a che vedere con i principi ispiratori di Libera. Un referendum sindacale svolto sotto la minaccia di licenziamento non ha molto in comune con la legalità costituzionale e contiene una violenza e una prepotenza, certo diverse da quelle “mafiose” ma altrettanto evidenti. Dentro la bozza di intesa ci sono poi elementi che dovrebbero scandalizzare i paladini dei diritti: la lotta all’assenteismo fatta alla do’ cojo cojo che colpisce il diritto dei malati al salario, per esempio, oppure la sostanziale abrogazione del diritto di sciopero, o anche la forte limitazione delle libertà sindacali per chi dissente. Chi trae giustamente vanto dalla dimostrata capacità di liberare il lavoro in terra di mafia, non può accettare che altrove sia nuovamente asservito.
Delle posizioni di don Ciotti perciò non mi capacito. Forse agisce in lui, come tentazione, la “sindrome di Alberto Sordi”, che, pur essendo notoriamente un moderato e un sostenitore dell’onorevole Andreotti, una volta si recò alla Festa nazionale dell’Unità e alla folla che l’applaudiva gridò: “Io so’ de tutti”. Ma ci sono situazioni in cui non si può essere di tutti.
Don Ciotti, insieme a Libera, per aiutare a vincere incertezze e timidezze nella lotta contro le mafie e  i loro complici, ha diffuso uno slogan efficacissimo: “Tu da che parte stai?”. E’ una domanda che vale anche per la prepotenza padronale. E' quella che bisogna combattere e non c'è alcun bisogno di scegliere tra i lavoratori del sì e quelli del no, tra le vittime che a malincuore subiscono e quelle che in qualche modo si oppongono.
E’ possibile che don Ciotti non voglia far dispiacere a tanti amici di Libera che, o perché non hanno compreso la posta in gioco o per  un malinteso senso dell’opportunità, si sono schierati con Marchionne. In questo caso lo sollecito, nel mio piccolissimo, a una scelta personale, autonoma dalle associazioni di cui è guida amata e stimata. Tutte le volte che ha voluto, Ciotti si è esposto di persona, scontando i mugugni di amici e compagni. Per esempio alle elezioni 2008, allorché firmò un appello pro-Veltroni scontentando i suoi sodali dell'Estrema.
Adesso ha un'occasione importante. C’è, imminente, lo sciopero Fiom. Vi partecipi e lo faccia sapere, anche per sostenere la battaglia per una rappresentanza democratica in Fiat. Ci metta la faccia e il nome. E non si preoccupi di non essere stato tra i  primi ad aderire e solidarizzare. “Gli ultimi saranno i primi”, diceva quello.

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