17.4.11

Todi. La professoressa e il fanciullino.

Sabato sedici aprile 2011, il giorno stesso in cui Berlusconi attacca la scuola pubblica, sul “giornalino” dell’Umbria, il quotidiano del cementiere Colajacovo, Isabella Zaffarami racconta la storia di una professoressa quarantenne, accusata di aver avuto una “storia” con un proprio allievo. Al tempo della relazione, durata un mese o poco più (dicembre 2009 – gennaio 2010) il ragazzo aveva solo 13 anni.
La vicenda sarebbe accaduta a Todi nella scuola media dove l’insegnante esercitava lo scorso anno scolastico. Il dirigente scolastico del tempo, una preside pare, dichiara di aver avuto il sentore di qualcosa di equivoco, ma che non c’era evidenza; aveva perciò seguito le procedure di rito: lettere di richiamo, indagini, avvisi orali. A fine anno s’era deciso il trasferimento dell’insegnante in un’altra scuola, concordandolo con la medesima, che tuttora v’insegna. L’articolo parla di sms con proposte del tipo “ti faccio impazzire” e di carte processuali che fanno menzione di “baci sulle labbra, palpeggiamenti e scie di profumo di donna”. Sarebbe stata proprio una di queste scie a mettere in apprensione la madre del fanciullo, vigile e dal naso fino, che pertanto ha sporto denunzia innescando l’inchiesta.
Pare che i magistrati, Mignini e Centrone, dispongano di importanti elementi d’accusa: pagine del diario scolastico in cui la docente dichiara il suo amore, tabulati che evidenziano più di duecento tra telefonate e sms diretti dal cellulare di costei a quello del ragazzino. Risulterebbe che una volta i due si sono presi per mano durante la lezione, che in una cena di classe il tredicenne ha tenuto la mano sulla gamba dell’insegnante e che ci sono stati incontri pomeridiani in un parcheggio. Il doposcuola, forse.
Riferisce l’articolo che la donna non piaceva granché a molti dei genitori degli alunni per via delle ampie scollature e dei “fuseaux” attillati e che la famiglia del fanciullo concupito chiede 80 mila euro di risarcimento, anche se nulla forse potrà mai ripagare la purezza insidiata. Adesso tocca al gip, che dovrà decidere l’eventuale rinvio a giudizio.  

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