5.8.13

La leggenda di Sant’Orsola, vergine pellegrina (Alfonso M. Di Nola)

Vittore Carpaccio, Storie di Sant'Orsola, La presentazione dei fidanzati
Di Orsola, celebrata il 21 ottobre, e delle undicimila vergini che la seguirono nel martirio, narra uno dei più suggestivi cicli agiografici del Medioevo, che fuse cronache locali e temi dei grandi cantori delle storie cavalleresche. E', all'origine, un culto legato alla Germania e alla chiesa di Colonia ma si diffuse in tutti i paesi europei, ispirando, in Italia, fra i molti altri pittori, Vittore Carpaccio che rappresentò la vita della santa nei vari riquadri destinati, alla fine del 400, alla Scola veneziana di S. Orsola, ora nelle Gallerie dell'Accademia.
Chi fosse questa santa che ha dominato per secoli la devozione popolare europea, lo narrano fonti piuttosto tarde e spesso contraddittorie, le due Passiones, che vennero a svilupparsi intorno ad un nucleo narrativo già esistente a Colonia, aggregandovi le più disparate invenzioni e proiettandosi nella fantasia medioevale che vedeva negli affreschi delle chiese e nella predicazione dei frati l'imponente corteo delle undicimila vergini peregrinare per i paesi d'Europa: una folla di creature angeliche che si contrapponeva alla schiera demoniaca e al corteo del Cacciatore selvaggio e delle streghe volanti, pronte a invadere le città sigillate nelle loro mura, secondo una mitologia che ricorre nelle credenze dell'Europa centrale.
La santa, infatti, diverrà una figura consueta nelle plebi contadine, che la rappresentarono, nelle stampe popolari, secondo un modello tipico della Madonna della Misericordia, coperta dal grande manto sotto il quale raduna i suoi fedeli e li difende dal demonio e dal male.
Nel racconto che del martirio ci ha trasmesso Jacopo da Varagine, Orsola nasce in Bretagna da un padre molto pio, Noto o Mauro. L'onestà, la bellezza e la saggezza della fanciulla divennero celebri in molti paesi e il re d'Inghilterra, che la volle come sposa del figlio, inviò ambasciatori al genitore della vergine, con doni ricchissimi, ma anche minacciando vendetta se la sua proposta non fosse stata accolta. Noto venne a trovarsi in una totale incertezza: pur temendo le minacce del potente re inglese, non intendeva concedere la mano della figlia ad un giovane pagano. Orsola spinse il padre ad accettare la richiesta, dopo essere stata ispirata dal Signore in un sogno rivelatore, ma pose come condizione l'esaudimento di un suo desiderio da parte del re: che gli fossero inviate da lui dieci vergini, ciascuna accompagnata da mille altre, e mille vergini destinate personalmente a lei, completandosi, cosi, il mitico numero di undicimila. Ma, proprio per distanziare il più possibile il matrimonio, chiese anche un periodo di tre anni per recarsi in pellegrinaggio a Roma e per chiedere al papa che la sua verginità fosse dedicata alla Madonna.
Intanto, lo sposo promesso avrebbe potuto essere istruito nella dottrina cristiana e ricevere il battesimo. Il principe accettò le condizioni e invitò il padre ad accontentarla. Qui una storia personale di amor cortese, ricalcata sui modelli dei romanzi cavallereschi, si sviluppa miticamente. In Bretagna affluiscono le schiere di fanciulle inviate dal sovrano, e gli abitanti restano attoniti allo spettacolo della verginale invasione. E' il pellegrinaggio delle Undicimila, cui si aggregano vescovi, preti e un vescovo Pantulo di Basilea, che conduce la folla a Roma e insieme alle fanciulle sofferse il martirio.
La santa folla si imbarcò e felicemente giunse a Colonia, dove Orsola apprese in un sogno che in quella città sarebbe avvenuto il suo martirio. Da Colonia le vergini si diressero a Basilea, attraverso il Reno, per poi proseguire a piedi il viaggio. Giunte a Roma furono accolte dal papa Ciriaco (mai esistito) e da tutta la corte curiale. Il papa, che era stato preavvisato in una visione notturna del prossimo martirio, si affrettò a battezzare le fanciulle e rivelò il proposito di dimettersi, contro la volontà del clero che cancellò il suo nome dalla lista dei pontefici, condannandone anche la memoria.
Colonia era, allora, occupata dagli Unni ai quali due capi malvagi dell'esercito romano, Massimo e Africano, inviarono messi preannunziando l'arrivo delle Undicimila, che si sarebbero dedicate certamente alla conversione dei Germani contro la quale era opportuno difendersi. La schiera giunse a Colonia, dove l'attendeva Giulio, il principe degli Unni, pronto alla persecuzione. Era ora una schiera immensa, cui si erano aggiunti anche il papa, molti cardinali e prelati e il fidanzato di Orsola, Etero o Eterio, ormai convertito.
La sola Orsola sopravvisse; il principe degli Unni, trascinato dalla bellezza di lei, le propose di sposarlo, ma di fronte al suo rifiuto la trafisse con una freccia uccidendola. Il narratore medioevale pone inizialmente il martirio nell'anno 328, per poi ricollocarlo, a causa di alcune incongruità del racconto, nell'anno 452, sotto l'imperatore Marciano.
La storia fantasiosa ha, come si è detto, talune varianti, ispirate alle varie chiese locali. In una di queste gli Unni vengono, a loro volta, annientati da undici legioni di guerrieri armati, così che il martirio delle vergini ottiene, per grazia divina, la difesa della città di Colonia, della quale Orsola fu fatta protettrice.
In questa pluralità dei temi narrativi appaiono alcuni elementi certi storico-devozionali che ci rivelano il modo di percepire la realtà da parte delle popolazioni europee di epoca medioevale. Intanto è particolarmente significativo che al centro del racconto siano, questa volta, donne e non maschi, ma sono donne che gli estensori maschi della storia agiografica esaltano principalmente per la loro verginità, virtù imposta da una società oppressiva, che considera il sesso peccato. Circola, inoltre, lo spirito che animò la cultura cavalleresca, esaltazione religiosa della violenza e, insieme, lo spirito dei pellegrinaggi che attraversarono l'Europa per secoli. La folla vagante e inerme delle vergini fa pensare alle due «crociate dei bambini» che, spinti dalla predicazione delirante, formarono turbe indirizzate a Gerusalemme e poi disperse lungo gli itinerari.
L'analisi storica ha reso giustizia dalle fantasie suggestive di questo mito. Sappiamo, per esempio, che il numero di undicimila dipende quasi certamente da un'errata lettura di una lapide tombale nella quale si ricordava il martirio di Undici Vergini e Martiri (in forma abbreviata XIVM). E' stato anche osservato che gli Unni, cui si fa riferimento, potrebbero essere, invece, i Franchi che occuparono Colonia nel 355 e che vengono memorizzati miticamente nel racconto. Un dato storico certo viene invece dagli scavi che furono fatti a Colonia nel 1942 e nel 1967 e che portarono alla scoperta delle fondamenta di una chiesa del IV-V secolo, costruita su un cimitero romano o paleocristiano. La basilica era dedicata a vergini martirizzate sul luogo, come è attestato dall'iscrizione epigrafica di un Clematius, magistrato.
Indipendentemente dal quadro storico nel quale può essere posto il martirio di vergini, va tenuto presente che il mito ha operato e continua ad operare come storia reale nelle culture subalterne, che hanno fatto della santa la protettrice di giuste e feconde nozze, delle maestre, dei negozianti di panni, della buona morte, devozioni trasmesse nei secoli da una congregazione dedicata alla santa, quella delle Orsoline, fondata a Brescia da Angela Merici nel 1535, suddivisa, poi, in un notevole numero di rami.

“il manifesto”, 29 ottobre 1989

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