17.10.18

E.T. saluta il papà Carlo Rambaldi. Addio al re degli effetti speciali e mostri (Giulia D'Agnolo Vallan)


Lui sosteneva che l’extraterrestre spielberghiano si ispirasse al muso di un gatto himalayano. Ma il pedigree ufficiale dell’alieno parla di una fusione dei volti di Cal Sandburr, Albert Einstein e Ernest Hemingway


NEW YORK
Ha vinto Oscar per aver concepito uno degli alieni più amati del mondo e le fauci di uno dei più temuti, ma le sue radici erano nell’horror all’italiana. Carlo Rambaldi, il celebratissimo pittore scultore che ha ideato ET. è morto ieri a Lamezia Terme coll’età di 86 anni. Bava (Terrore nello spazio, Reazione a catena), Fulci (La lucertola con la pelle di donna), Argento (Profondo rosso), passando per il warholiano Paul Morissey (Andy Warhol's Dracula, Andy Warhol's Frankenstein) gli «autori» di Rambaldi prima del salto a Hollywood, sollecitato da John Guillermin che lo ha voluto, in un team di cui facevano parte anche i due geni americani Rick Baker e Rob Bottin, a disegnare King Kong per il remake prodotto da Dino De Laurentiis nel 1976 (fu quello il suo primo Oscar). L’anno dopo, Spielberg lo ha chiamato per la «realizzazione» dell’etereo extraterrestre che appare nella sequenza finale di Close Encounters of the Third Kind. Ma Rambaldi sapeva anche essere cattivissimo, come ha provato ideando gli effetti della terribile, dentutissima testa di Alien, nel film di Ridley Scott, o quando alle prese con la creatura di Possessione di Andrzej Zulawski, un mostro più vicino allo stile pittorico dei suoi primi lavori italiani.
Nel 1981, Spielberg avrebbe chiesto aiuto a Rambaldi dopo aver rifiutato un prototipo di ET realizzato da Ed Verraux per un costo di 700mila dollari. Tra le ispirazioni del dolcissimo alieno precipitato sulla terra (il collo in particolare) anche un quadro di Rambaldi stesso, Women of Delta. Il grande effettista italiano ha sempre detto che gli spunti dei suoi primi bozzetti per l’extraterrestre venivano dal muso di un gatto himalayano, e che comunque il gatto era stato la creatura di riferimento. Ma il pedigree ufficiale di ET parla di una fusione dei volti di Cal Sandburr, Albert Einstein e Ernest Hemingway. In ogni caso, il capolavoro di Spielberg deve moltissimo all’intuizione geniale di Rambaldi che, in quegli anni (insieme tra gli altri a Baker e Bottin) era parte della rosa ristrettissima di maghi degli effetti speciali meccanici che hanno rivoluzionato il cinema hollwyoodiano.
Rambaldi è stato anche il creatore dei mostri di Dune di David Lynch, un’altra grossa produzione Usa di De Laurentiis. Sempre per il produttore italiano, ha realizzato effetti speciali per il sequel di Conan, Conan the Destroyer, e un sequel di King Kong.
Fedele alla dimensione artigianale, materica dell’effetto special, Rambaldi non ha mai dato segno di volersi far sedurre dai computer - riteneva il digitale troppo facile e troppo costoso. «Il digitale costa otto volte di più della maccaronica. ET è costato un milione e mezzo di dollari e l’abbiamo realizzato in tre mesi. Un film con 120 inquadrature. Per fare lo stesso in Cgi ci vorrebbero 200 persone e quasi il doppio del tempo».
Ma, nonostante l’arditezza della sua immaginazione, era capace di enorme verosimiglianza: nel 1971, quando Lucio Fulci fu citato in tribunale per crudeltà nei confronti di un animale, Rambaldi dovette dimostrare al giudice che la vivisezione di un cane che si vede in Una lucertola con la pelle di donna, non era vera, ma frutto della sua arte.

“il manifesto”, 11 agosto 2012

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