Andrea Voglino Feat, nel blog sui fumetti, “Nuvoletta Rosa”, che egli cura nel sito de “il manifesto” dà conto di una mostra in corso a Milano, nel Palazzo Reale, fino al 15 settembre. La visiterò e consiglio di visitare. Si intitola Guido Crepax – ritratto di un artista ed è definita “una personale piena di affetto e di scoperte”. Il Comune di Milano e l’archivio voluto dai familiari la dedicano a un grande del fumetto italiano, Crepax appunto, anzi, Crepas, con la esse, giacché la x è un vezzo autoriale che poi ha finito per imporsi. Riporto qui un ampio stralcio della recensione del Voglino, in attesa di registrare e comunicare impressioni ed emozioni dirette. (S.L.L.)
E poi, naturalmente, Valentina
Croce e delizia dell’artista di origine veneziana, le sue donne, all’epoca molto chiacchierate dai benpensanti, ma anche dalle femministe, immortalate con caustica ironia nella storia intitolata non a caso Rembrandt e le streghe: irrequiete ragazze Ye-Ye come la misconosciuta Belinda, femmes fatales come l’ineffabile Bianca, in perenne “nude look” perché al di là di ogni morale o inibizione, tecno-nevrotiche come Anita.
E poi, naturalmente, Valentina. Autentico alter ego fumettistico del grande Guido, che - in una tavola strategicamente collocata dirimpetto al grande tavolo da lavoro esposto a Palazzo Reale - diventa un riflesso dell’autore, ma anche del proprio doppio cinematografico, Louise Brooks, come pure della moglie Luisa Mandelli, costringendo il compassato cartoonist ad ammettere “un po’ di imbarazzo”.
Al centro dell’esposizione, c’è proprio l’inseparabile compagna dell’elegantissimo e un po’ soprannaturale superman Phil Rembrandt, alias Neutron. Dalla prima apparizione molto beat in La curva di Lesmo o I sotterranei alle apparizioni più mature, con l’eroina invecchiata in sincrono con il suo autore, fino alle sculture realzzate dalla figlia Caterina, l’eroina più tormentata e genuinamente osé del fumetto attraversa trasversalmente le sale, gli ambiti espositivi e gli innumerevoli campi d’intervento battuti dall’autore nel suo percorso artistico. Disegni, in primis, con decine di suggestivi panels da mangiare con gli occhi nel loro formato originale, un 35 x 50 talmente sacrificato nel piccolo formato di libri e riviste da imporsi in tutta la sua contorta potenza nelle stampe e nelle sagome in scala 1:1 che affollano la location della mostra…
Spazio anche al Crepax privato, inscindibile da quello sublimato nelle tavole dei comics, e ancora presente negli oggetti feticcio disseminati qua e là fra le teche. Modernariato per tutti i gusti, dai biopic sull’amato Lev Trotsky, di cui in manifestazione amava ostentare un ritratto self-made, ai dischi Be-Bop, dalle foto di famiglia utilizzate come reference per i volti di casa Rembrandt-Rosselli ai ferri del mestiere, fino agli amati soldatini e ai giochi da tavolo realizzati a mano per trascorrere in famiglia i lunghi pomeriggi invernali.
Al contrario delle sue eroine, Crepax era un uomo timido, molto legato al suo privato e alla sua famiglia: un viaggiatore immobile, però capace, come Georges Perec nei suoi Tentativi di esaurire un luogo parigino, di riprodurre con precisione minuziosa, quasi ossessiva, la vita intorno a lui, di raccontare un’epoca. Una capacità che il fumetto attuale sembra aver quasi smarrito…
pubblicato il 27 giugno 2013
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