Fernando Pessoa |
«Recentemente, nel polverone che alcune campagne politiche hanno sollevato, ha ripreso rilevanza quella volgare polemica che giudica negativamente una persona che cambia partito, una volta o anche più di una volta, o che frequentemente si contraddice. Le persone inferiori, che sono solite giudicare, continuano a utilizzare questo argomento come se fosse dispregiativo. Ma forse non è ancora tardi per applicare, su un così delicato assunto di taglio intellettuale, un vero atteggiamento scientifico».
E' l'«attacco» di un'analisi sulla politica italiana oggi? No, è l'inizio del testo che Pessoa pubblica il 5 aprile 1915 ne “O Jornal di Lisbona”, per inaugurare la rubrica Cronache della vita che passa. Ebbe vita breve, la rubrica, dal 5 al 21 aprile, ma si tradusse in sette «pezzi» di folgorante lucidità su temi tutt'altro che facili: la coerenza, la disciplina, l'eccesso d'immaginazione, il tradimento, le manifestazioni popolari, la celebrità. Quelle riflessioni sembrano aleggiare fuori dal tempo, e aiutano un ipotetico lettore a interpretare il presente anche se sono state scritte quasi un secolo fa.
Aleister Crowley |
Un'ulteriore performance del Pessoa giornalista è stata scelta per comporre questo prezioso volumetto: quel che scrisse, nientemeno, su Aleister Crowley. Si sa quanto pittoresca e politicamente scorretta fosse la figura del «mago» inglese, le cui vicende sono illustrate nel testo, e «aggiornate» nell'introduzione di Paolo Collo, dove ci si ricorda che Crowley (morto nel 1947) è, tra l'altro, un personaggio adorato da molti musicisti rock (Jimmy Page dei Led Zeppelin ha acquistato una delle case in cui visse, Mick Jagger e Marilyn Manson - tra tanti - lo citano in alcuni loro testi, addirittura la sua immagine appare nella copertina del disco dei Beatles Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band) oltre che da aspiranti satanisti e occultisti.
E poi, Crowley soggiornò anche in Italia, e a Cefalù nei primi Anni Venti creò la pecoreccia «abbazia di Thelema», e riuscì post mortem a suscitare la curiosità di due grandi scrittori siciliani, Sciascia e Consolo, che hanno scritto su di lui, rispettivamente, in Il mare colore del vino e in Nottetempo, casa per casa. Pessoa ebbe frequentazione epistolare con Crowley, e poi conobbe personalmente the Magician - per riprendere il titolo del romanzo di W.S. Maugham - incontrandolo in Portogallo.
Le ragioni dell'interesse dello scrittore portoghese per quel personaggio dovettero essere preminentemente di natura astrologica: entrambi erano esperti della materia, anche se Pessoa lo era in maniera molto pià seria, fondata. Tanto da individuare un errore nella stesura del tema natale dell'inglese, e suggerirne la correzione. Per avere un'idea di come Pessoa intendesse le cose, si veda cosa scrive a Crowley: «Non mi sono più avvicinato all'astrologia in questi ultimi mesi, essendo io stato privato, per ordine (superiore), non della conoscenza, ma dell'intuizione, unica qualità a conferire infallibilità».
Ma la parte più singolare e affascinante della faccenda è la partecipazione (misteriosa peraltro, come si conviene) di Pessoa a un falso tentativo di suicidio di Crowley, una burla escogitata per trarre in inganno, chissà, le forze dell'ordine e/o l'opinione pubblica. Pessoa - che scrisse anche Novelle poliziesche (Passigli), tradusse Poe e amava la letteratura nera – architettò anche una sorta di reportage, qui pubblicato, in cui il suo complice e amico Augusto Ferreira Gomes ricostruisce, seppure senza giungere a conclusioni, tutta la vicenda del suicidio-fuga-omicidio-beffa. Addirittura, concesse un'intervista per portare ulteriori contributi al caso. Si ha l'impressione di trovarsi di fronte alla destrutturazione di una vicenda inventata, per darla volutamente in pasto ai lettori con modalità e tempi confusi, appunto per creare suspense e godere l'effetto dell'invenzione sui destinatari. Se non è questo un modo «moderno» di intendere la letteratura...
“Tuttolibri – La Stampa”, 24 maggio 2008
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