Quando è sbarcata all'aeroporto J. F. Kennedy, Ellen - 17 anni, da Chicago - per prima cosa e' corsa alla toilette. Ha aperto la sacca e ha estratto un morbido tubino nero e occhiali da sole extralarge. Ha indossato la mise ed è andata a specchiarsi nelle vetrine di Tiffany, l'azienda di gioielli fondata nel 1837, sulla 5th Avenue. «Il miglior posto del mondo, in cui non può accadere niente di brutto», si è detta riprendendo le celebri parole pronunciate da Holly Golightly in Colazione da Tiffany.
Esile come un giunco, capelli corti con la frangetta, da anni studia danza classica e non sognava altro che andare nel luogo dove è stato girato il suo film cult. Linda, invece, l'anno prima era stata a Parigi. A far che? Come tappa iniziale aveva scelto il Plaza Athénée. Lo stesso hotel dove s'incontravano Sarah Jessica Parker e Mikhail Baryshnikov in Sex and the City. Ma alla ventenne di Denver non importava nulla delle quattro ragazze di Manhattan che sono state il punto di riferimento di generazioni precedenti alla sua. Lei di oggetti di culto ne ha ben altri: in quel grande albergo della Ville Lumiére soggiornò infatti l'attrice più esile della storia del cinema, 50 centimetri di giro vita, definita anche di recente, dalla rivista “New Women”, «la donna più bella di tutti i tempi».
Sono storie di quotidiana mitologia, tutte dedicate all'intramontabile interprete di Sabrina e di Vacanze romane. Di questi racconti di irriducibili fan under 20 ne raccoglie quotidianamente a dozzine sul suo sito Pamela Keogh, biografa della Hepburn che per rinverdire il culto dell'attrice ha pubblicato Cosa farebbe Audrey (bestseller negli Stati Uniti e ora in uscita in Italia da Sonzogno). Come mai Audrey torna a fare tendenza proprio per le piu' giovani dopo tanti anni? Quando Audrey Kathleen Ruston, figlia di una baronessa, esordì sul set, andavano per la maggiore le donne con seni grandi, vita sottile, gonne a ruota e tacchi vertiginosi: lei era esattamente l'opposto e mieteva un sacco di vittime: «Io ho le tette più belle del mondo dello spettacolo», si lamentava Aud Johanssen, ballerina voluttuosa negli anni Cinquanta, «eppure corrono tutti dietro a lei che è piatta come un'asse da stiro». Anche oggi la vincitrice di due Oscar appare come l'antitesi delle dilaganti signore e signorine tutte curve, abbondantemente liftate, con le labbra al collagene e i seni al silicone.
In Vacanze romane, in camicetta bianca, sciarpetta al collo, gonna arricciata e ballerine, senza push up e stiletti tacco 12, appariva infantile e vulnerabile ma molto conturbante. Un modello per le teenager del terzo millennio che vogliono prendere le distanze dai sex symbol alla Belén Rodriguez o alla J. Lo. senza però rinunciare alla seduttività. E allora ecco tornare alla ribalta tubini alla Chanel, pantaloni alla caprese corti sopra la caviglia, ballerine, tailleur di Givenchy o look total black.
Le immagini dei vecchi film di Audrey tornano ad essere utilizzate nella pubblicità per sottolineare l'aspetto molto chic ed esclusivo di alcuni prodotti: dalla Lancia Musa alle scarpe Tod's ai «pantaloni Audrey Hepburn» a sigaretta del marchio Gap. «L'eleganza è la sola bellezza che non sfiorisce mai», affermava Holly-Audrey, e aveva la vista lunga. Cary Grant, con cui la Hepburn girò «Sciarada», diceva di lei che «nonostante l'aspetto fragile ha un carattere d'acciaio». Forse anche la sua tostaggine è alla base dell'ammirazione odierna delle adolescenti. «Mi sono fatta un mazzo così», ricordava Audrey che aveva vissuto in Olanda sotto il nazismo, che agli esordi si era dedicata con impegno e disciplina alla danza classica (stava in teatro dalle dieci del mattino alle due di notte), che mangiava mezzo cioccolatino al giorno per mantenere la linea e che colpì il regista William Wyler per la sua ambizione. Audrey-la tosta per le giovani non conformiste d'oggi è, infatti, anche un'icona d'indipendenza: «Non permetterò a nessuno di mettermi in gabbia», replicava Holly-la ribelle a Paul che sosteneva di amarla. Carattere & charme sono i due poli della calamita Audrey che continuano ad attrarre. «Ho più sex appeal io sulla punta del naso di quanto ne abbiano molte altre in tutto il corpo. Non è appariscente ma c'è», affermava, ed era verissimo. E ancora oggi in tutto il mondo molte ragazze la imitano in tutto e riscoprono il piacere di sedurre scalciando le ballerine e sfilandosi un tubino nero.
“La Stampa”, 26 giugno 2010
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