25.7.13

Le origini di Superman (Andrea Voglino Feat)

Sul “manifesto blog” Nuvoletta rossa, dedicato ai fumetti Andrea Voglino Feat celebra i 75 anni di Superman o, più esattamente , del lancio del personaggio su un giornaletto amaricano a larga diffusione. Riprendo dal suo scritto la prima parte, sulle origini “proletarie” del supereroe. (S.L.L.)

18 aprile 1938. “Action Comics”, una nuova rivista antologica targata National Periodical Publications, plana sugli scaffali dei newsagents americani.
Sotto la copertina, due manciate di storie a fumetti, il cinema seriale dei poveri che dall’inizio degli anni 30, grazie a character come Mandrake, The Phantom e Tarzan, sta soppiantando gli eroi dei pulp magazine nelle preferenze dei lettori dei quotidiani e dei loro figli. C’è Chuck Dawson, un cowboy disegnato a immagine e somiglianza del divo del muto Tom Mix, grilletto facile e insospettabile abilità nel ju-jitsu. C’è Zatara il mago, un divertito plagio dell’ipnotista in marsina di Lee Falk e Phil Davis completo di aiutante esotico, il gigante asiatico Tong. C’è il reporter a cinque stelle Scoop Scanlon, un omaggio al noir di Chester Gould. C’è, soprattutto, il “Cover Boy” del rutilante giornaletto: un forzuto da circo con tutina attillata e mantello, che nella esplosiva illustrazione realizzata dagli autori Jerry Siegel e Joe Shuster solleva un’automobile scatenando il panico dei presenti.
In realtà, Superman è nato cinque anni prima in omaggio a Mitchell Siegel, padre di Jerry, morto di infarto in seguito a una rapina, ma anche ad altri superuomini ante-litteram come il Gladiator di Philip Wylie, il Doc Savage di Kenneth Robeson e il Flash Gordon di Alex Raymond. Da questi ultimi, il nostro ha ereditato il fisico statuario, la forza sovrumana, l’invulnerabilità e i mutandoni attillati. I famosi superpoteri, nelle prime avventure dell’eroe, sono ancora molto limitati.
D’altronde, l’Uomo d’acciaio delle origini è un eroe terricolo, sanguigno, proletario. Un deus ex machina non privo di caustica ironia, votato a combattere la sua battaglia per la verità, la giustizia e lo stile di vita americano al fianco dei minatori bistrattati da padroni senza cuore, contro i trafficanti d’armi di un’Europa già insanguinata dal totalitarismo o i malavitosi di ogni risma.
Il successo è immediato. In soli due anni di super-lavoro, l’eroe dalla calzamaglia rossa e blu sconfina su oltre 300 quotidiani nonché sul magazine che porta il suo nome, costringendo Siegel & Shuster ad aprire il loro studio di Cleveland a collaboratori come Paul Cassidy, Leo Nowack e il bravissimo Wayne Boring.
Cominciano a fiorire le imitazioni: non solo quelle della National stessa, che nel 1939, con il Batman di Bob Kane e Bill Finger, centra un altro volatile dalle uova d’oro. Ma anche quelle della distinta concorrenza, come il Capitan Marvel della Fawcett Publications, e il Captain America della Timely, creato da Joe Simon e Jack Kirby.

pubblicato il 7 maggio 2013

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