16.7.13

Orangotango (S.L.L.)

E’ in atto un tentativo di far dimettere da vicepresidente del Senato il joker leghista, ex dentista, ex saggio ed ex ministro delle riforme, per una sua battuta contro una ministra nera.
Non è la prima volta che piscia fuori dal vaso, ma l’assimilare a una scimmia come l’orangutan un esponente delle istituzioni ha determinato una forte e diffusa reazione sia nel mondo politico che nella società.
Dubito che si riesca a staccare il sedere di quell'individuo dalla poltrona che indegnamente occupa (come chiede la petizione che ha già raggiunto decine di migliaia di firme e che anch’io firmerò fra poco), ma forse le reprimende di questi giorni metteranno per qualche tempo un freno alle intemperanze di tipo razzistico diffuse tra i leghisti e non solo tra di loro.
Vorrei tuttavia non tacere due perplessità, che – ovviamente – non riguardano la condanna etica e politica del Calderoli, ma il contesto.
La prima è che lo stesso coro di proteste, tali da coinvolgere il capo dello Stato, non vi fu quando il joker chiamò con altrettanto livore razzistico “bongo bongo” gli immigrati africani, dicendo che non si poteva far votare gente che qualche anno prima dormiva ancora sugli alberi. E al gran capo dei nostri politicanti – dopo quel fatto, che risaliva al 2003 - non ripugnò di firmare la sua nomina a ministro, quando Berlusconi glielo chiese. Forse perché i “bongo bongo”, gli immigrati senza nome e dignità come quelli che muoiono in mare, a questi signori che pure un tempo si proclamavano di sinistra, appaiono “meno uguali” di una signora ministra.
La seconda perplessità riguarda gli orangutan. Non so quante volte si è detto che Andreotti era “una volpe” e con un tantino di disprezzo i fascisti del “Borghese” e dello “Specchio” chiamavano “biscia” Aldo Moro. Insomma i paragoni dei politicanti avversi con animali non sono davvero una novità. Perché quelli non offendevano e non offendono mentre quello di oggi con un primate, di certo più simile agli umani anche come tipo di intelligenza, sì? C’entra probabilmente il fatto che l’orango è immaginato dai più come africano e disprezzato come gli umani del continente maggiormente sottomesso dal colonialismo. (In realtà - mi ricorda Raimondo Sciaulino - l'orango non è neanche africano ma asiatico, particolarmente presente a Sumatra e Borneo).
Quale che sia la prima radice di questo genere di offese, a me risulta odioso che orangutan, bertucce, gorilla, babbuini e altri primati siano usati come termine negativo di confronto, siano considerati “subumani” e non soltanto “diversi dagli umani”. Insomma, forse è il caso di considerare la frase di Calderoli un'offesa intollerabile anche agli orangutan e non solo alla ministra. Tanto più che – a ben vedere – i più tra gli esemplari di quella specie non risultano affatto inferiori agli umani tipo Calderoli.

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