Da un articolo di Daniela Brancati e Anna Maria Mori (del 1987) sull’evoluzione della censura in Rai riprendo la breve intervista a Franca Rame. (S.L.L.)
Un testimone di ieri e dell'oggi è anche Franca Rame: "Non trovo che adesso in tv ci sia una vera liberalizzazione, ma la strada libera alle volgarità della più bassa lega. La vera liberalizzazione del linguaggio non ha bisogno di essere volgare, ma dice senza trascendere. La parolaccia in tv fa effetto, magari diverte anche, ma abbassa il livello culturale dei telespettatori e minaccia di bloccare lo sforzo di crescita dei programmi più impegnati. Trovo in questo un grosso disprezzo per il cervello della gente".
E ricorda i tempi della sua Canzonissima degli anni Sessanta, dalla quale fu costretta a dimettersi, insieme al marito Dario Fo, per le insopportabili censure sui testi. "Dovevo uscire in palcoscenico sempre con fiori sul seno, per paura che il telespettatore potesse indovinare qualcosa della mia scollatura. Una volta fu censurata la canzone nella quale, per fare della satira sul blues, cantavo su quel ritmo "Mi no, non venghi no sul motociclo". Non potevamo dire "membro" del Parlamento. E infine, in un' altra occasione, mi imposero di indossare una calzamaglia pesantissima. Se proprio ci tenevo a portarne una a rete dovevo impegnarmi a far vedere una gamba sola per volta. Il funzionario infatti aveva notato che se muovevo la gamba sinistra si vedeva l' interno della coscia destra, e viceversa. Ma io ballavo: come potevo promettere di non fare vedere le due gambe insieme?".
Quella Canzonissima, dopo le "incoraggiate" dimissioni di Fo e Franca Rame, venne addirittura bruciata, e non ve n' è più traccia negli archivi della Rai. Come d' altra parte non c' è traccia di tutte le manifestazioni sindacali del ' 68, anch' esse finite al rogo, nè di altri programmi sgraditi.
“la Repubblica” 9 dicembre 1987
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