15.8.10

Le donne italiane. Fasciste e familiste? (con testi di Ennio Flaiano e Massimo Gramellini)

Ho ripescato una durissima ed arguta invettiva antitaliana e antifascista (antitaliana perché antifascista) di Ennio Flajano, nel suo Diario degli errori. La colloco qui sotto insieme al “Buongiorno” di Gramellini da “La Stampa” di giovedì 12 agosto 2010. Sovente Gramellini, con alterni risultati, fa il verso a Flajano. E flajanesco è già nel tema il succitato pezzo: ha come titolo La sacra famiglia e come oggetto l’ultrastudiato “familismo amorale” che Flajano sintetizzò nella massima asociale e acivica attribuita all’italiano medio,“Tengo famiglia”.

La peculiarità dei due testi è nel dichiarato, seppure problematico, antifemminismo che sembra animarli, e che mette in campo un altro dei luoghi comuni sull’identità italiana, il “mammismo”, che Gramellini vede affermarsi al di là dello specifico rapporto tra madri e figli. L’ipotesi che i due lanciano, seppure in tempi e contesti diversi, è che non ci sia affatto un’alterità femminile rispetto al costume-malcostume italiano e che le donne italiane abbiano così fortemente sviluppato il senso della protettività materna da essere il più insormontabile ostacolo a quella “riforma intellettuale e morale”, che secondo Croce, Gramsci e Gobetti gl’Italiani non hanno fatto al tempo giusto e di cui oggi più che mai sembrano avere impellente bisogno per evitare di continuare a passare da una Controriforma all'altra. E' un'ipotesi discutibile, su cui - spero - anche in questo blog si discuta(S.L.L.).



Il fascismo

Il fascismo conviene agli Italiani perché è nella loro natura e racchiude le loro aspirazioni, esalta i loro odi, rassicura la loro inferiorità.

Il fascismo è demagogico ma padronale retorico, xenofobo, odiatore di cultura, spregiatore della libertà e della giustizia oppressore dei deboli, servo dei forti, sempre pronto a indicare negli «altri» le cause della sua impotenza o sconfitta.

Il fascismo è lirico, gerontofobo, teppista se occorre, stupido sempre, ma alacre, plagiatore, manierista.

Non ama la Natura, perché identifica la natura nella vita di campagna, cioè nella vita dei servi; ma è cafone, cioè ha le spocchie del servo arricchito.

Odia gli animali, non ha senso dell’arte, non ama la solitudine, né rispetta il vicino, il quale d’altronde non rispetta lui.

Non ama l’amore, ma il possesso.

Non ha senso religioso, ma vede nella religione il baluardo per impedire agli altri l’ascesa al potere.

Intimamente crede in Dio, ma come ente col quale ha stabilito un concordato, do ut des.

È superstizioso, vuoi essere libero di fare quel che gli pare, specialmente se a danno o a fastidio degli altri.

Il fascista è disposto a tutto purché gli si conceda che lui è il padrone, il padre.

Le madri sono generalmente fasciste.

La sacra famiglia

Ieri al giornale ho ricevuto questa telefonata. Non l’ho registrata, ma vi prego di credermi: è vera.

«Buongiorno, dottore, vorrei che lei esprimesse l’indignazione di noi cittadini comuni per i politici senza senso dello Stato. Piazzano le amanti in televisione. Svendono al cognato l’appartamento del partito. Sistemano i figli nelle società a cui poi danno in appalto i soldi pubblici. Cosa si aspetta a cambiare la Costituzione? “L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro”. Ma non scherziamo! L’Italia è una Repubblica di famiglie fondata sulle raccomandazioni. Tengono tutti famiglia, questi

politici. E in ogni famiglia c’è una moglie o una compagna che a sua volta è madre, figlia, sorella di qualcuno da piazzare. Come un trapano, ogni mattina lo ricorda al marito: hai chiamato?, hai sentito?, hai saputo? Perché le donne, se possibile, sono peggio degli uomini: per loro esiste solo la famiglia. Il resto – lo Stato, le comunità, le regole – sono impacci da estirpare nella lotta per la vita. E il politico trapanato che fa? Abbozza, finché lei spara la bordata micidiale: “Allora vuol dire che non conti proprio niente…”. L’onorevole maschio si sente ferito nell’orgoglio e fa la telefonata che doveva fare. Ma che non avrebbe mai dovuto fare, mi spiego? Eh, bisognerebbe che entrassimo in politica noi, dottore caro. Aria fresca, aria nuova… A proposito, secondo lei ci sono spazi al giornale per un collaboratore giovane? Ho un nipote che vorrebbe fare il giornalista… abbiamo un nipote… è mia moglie che mi dà il tormento, capisce…».

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